«Sono stato picchiato» dice il superaccusatore di Susanna Marzolla

«Sono stato picchiato» dice il superaccusatore Al processo Torregiani in Assise a Milano «Sono stato picchiato» dice il superaccusatore E' Walter Andreatta - Ha ritrattato dichiarando ai giudici: «Ho parlato perché avevo subito pressioni fisiche e psicologiche» MILANO — Al processo per l'uccisione del gioielliere Torreggiarli quasi l'intera udienza è stata dedicata all'interrogatorio di Walter Andreatta, 24 anni, imputato di partecipazione a banda armata. Il giovane è stato il principale accusatore di Gabriele Grimaldi e Giuseppe Memeo ritenuti responsabili, proprio in base alle sue dichiarazioni, di avere sparato al gioielliere. Dichiarazioni che Andreatta aveva già ritrattato una prima volta ed oggi, con molta fermezza ha ulteriormente smentito. Presenti anche gli altri imputati che comunque hanno precisato di essere in aula solo per discutere tra di loro, Andreatta ha accettato di rispondere all'interrogatorio. « Voglio innanzitutto fare una premessa — ha detto — e mi riferisco al termine - terrorista pentito» che hanno usato diversi giornali. E' un termine che rifiuto totalmente perché non ho mai aderito nemmeno ideologicamente al terrorismo». Fatta questa premessa e dopo avere chiesto al presidente di parlare il più possibile senza interruzioni e senza domande (ha grosse difficoltà di linguaggio e l'interrogatorio gli crea -notevole tensione») ha spiegato che molti degli interrogatori che ha subito durante l'istruttoria non sono avvenuti in carcere ma in questura. -E questo è importantissimo — ha detto — perché sono stato oggetto di pressioni psicologiche e anche fisiche». Chiesto di spiegarsi meglio, ha raccontato: -Appena arrestato mi portarono in una stanza con cinque poliziotti e mi dissero -adesso ti faremo cantare, ricordati di quelli della Barona». Mi fecero spogliare e mi colpirono con cazzotti e calci. Alla sera il trattamento riprese: un agente mi tirava i capelli, un altro mi torceva il collo; mi insultavano. Mi hanno anche puntato una pistola in fronte. Minacciavano di arrestare e far licenziare mia sorella e di riservare per me un -trattamento alla Pinelli». Prima di vedere i magistrati venivo sempre sottoposto a 3 o 4 ore di interrogatori da parte della Digos e al colloquio erano poi presenti degli agenti per farmi intendere che dopo sarei ripassato nelle loro mani. Ho sentito un bisogno fisico e psichico di finirla con gli interrogatori». Il presidente gli ha quindi fatto domande sui vari punti delle sue dichiarazioni. Prima di tutto le accuse contro Giuseppe Crippa, un altro imputato: -Non sapevo che era terrorista. E' stata la Digos a suggerirmelo». Poi l'accusa contro Giuseppe Memeo di avergli lasciato in custodia delle armi: -Me le ha date un mio amico di cui non l'oglio fare il nome, non il Memeo. Quando mia sorella le scopri non trovai chi me le aveva date e allora le lasciai ad una terza persona. Neppure di questa voglio fare il nome». Andreatta ha pure negato di avere visto armi nella villa del padre di Grimaldi, presso Bergamo. Infine il punto più importante: le accuse contro Memeo e Grimaldi per il delitto Torreggiani. - Grimaldi venne con il Memeo a casa mia due giorni dopo il delitto (circostanza però negata nella prima ritrattazione, ndr) — ha detto Andreatta — perché aveva paura di essere arrestato. Non vidi armi addosso a loro. Si parlò a grandi linee dell'uccisione di Torreggiani, ma loro non mi dissero di essere gli autori materiali dell'omicidio anzi lo criticarono». «Però lei descrisse molto precisamente il delitto», gli fa notare il presidente. -Appresi tutto dai giornali», spiega, «Ma come mai parlò anche del fatto che l'autista del commando fece ritardare la fuga, una cosa che solo gli in quirenti potevano sapere? -Non lo so, è stata una coincidenza». «Lei venne interrogato an che su altri argomenti su cui ha negato di sapere qualcosa mentre su Torreggiani ha parlato, perché?.. -La Digos — risponde — voleva sapere chi aveva sparato a Torreggiani e all'agente Campagna Parlai di Torreggiani a caso». «E perché ha accusato proprio Grimaldi e Memeo?», insiste il presidente. -In questura insistevano su Madre, che è il soprannome di Grimaldi». «Nella lettera che lei ha in viato a una radio si definisce un delatore e una spia, ma non dice di avere detto il fai so», gli fa notare il pubblico ministero. «// tradimento comprende anche la menzogna», conclude Andreatta. Susanna Marzolla

Luoghi citati: Bergamo, Milano