La «pariteticità» non esiste da tempo in alcune grandi categorie sindacali

La «pariteticità» non esiste da tempo in alcune grandi categorie sindacali Polemiche e sorprese dopo la presa di posizione del segretario del pei La «pariteticità» non esiste da tempo in alcune grandi categorie sindacali Così anche in certe regioni come Piemonte e Lombardia e nello stesso vertice della Federazione unitaria - Nella Cgil-Cisl-Uil non c'è neppure la proporzionale pura ROMA — «Berlinguer non è riuscito a occupare la Fiat; adesso vuol occupare il sindacato». «Deluso dalla politica Berlinguer si dà alla vita sindacale». Ecco due delle numerose battute che circolano tra i sindacalisti dopo l'intervento contro la «pariteticità» del segretario del pei nel suo discorso di Torino. Si fanno battute sul tema ma c'è poca voglia di sorridere. La preoccupazione è parecchia e la polemica, che non sembra destinata a sopirsi tanto presto, non gioverà al rafforzamento dell'unità sindacale. Il leader comunista della Cgil. Luciano Lama, ha cercato di sdrammatizzare il problema auspicando che venga affrontato «con calma e con la riflessione necessaria». Quasi contemporaneamente però, Luciano Barca, in un editoriale su «Rinascita» ha riecheggiato la tesi di Berlinguer facendo infuriare l'«Avanti!» che in un corsivo domanda: «Democrazia nel sindacato è fare ciò che piace al pei?». Durissimo il segretario generale della Cisl. Pierre Camiti il quale, in un'intervista all'«Avvenire». accusa Berlinguer di avere una visione «molto limitata» dell'autonomia sindacale. «L'impressione generale che se ne ricava — ha affermato Camiti — è che nell'attuale politica del pei l'unità sindacale non è un dato né coerente né essenziale per i suoi obiettivi tattici e strategici». Nel calore della polemica si sta determinando — almeno nell'opinione pubblica e. in qualche misura, persino tra i lavoratori — una grande confusione sui significati reali del problema enunciato come «superamento della pariteticità». Si «scopre» così, con sorpresa, che la parite.ticità (nel senso che Cgil. Cisl e Uil contano nella stessa misura) da tempo non esiste più in alcune grandi categorie come i metalmeccanici o in alcune regioni dove il sindacato è molto forte come la Lombardia o il Piemonte. La pariteticità non esiste più nemmeno al vertice della Federazione delle Confederazioni. Nel «parlamentino unitario» confluiscono gli esecutivi delle tre confederazioni: cioè 80 membri della Cgil, 70 della Cisl e 59 della Uil. Anche nella conferenza nazionale di Montecatini (che si terrà all'inizio di marzo per discutere la struttura del salario, compresa l'indennità di liquidazione) le partecipazioni saranno differenziate: 400 delegati della Cgil. 300 della Cisl e 200 della Uil. In Lombardia il rapporto, nella dimensione regionale, è di 5 per la Cgil. 4 per la Cisl, 2 per la Uil. Nella provincia di Milano il rapporto è di 4 per la Cgil. 3 per la Cisl, 2 per la Uil. In Piemonte è stato assegnato il 49 per cento alla Cgil. il 28 per cento alla Cisl e il 23 per cento alla Uil. Nella provincia di Torino i rapporti concordati sono: 49 per cento alla Cgil: 28.40 per cento alla Uil: 22.60 per cento alla Cisl. In base ai tesserati (4 milioni e mezzo di iscritti alla Cgil: 3 milioni alla Cisl ed un milione 250 mila alla Uil) tutte queste cifre, sia nazionali che periferiche, sono «sbagliate» sotto un duplice aspetto: non c'è più la «pariteticità assoluta» del 33.33 per cento per ognuna delle tre organizzazioni com'era all'inizio: non c'è però nemmeno la proporzionale pura. La proporzionale pura sarebbe possibile? E' opinione di quasi tutti i sindacalisti che il problema non si ponga. Il segretario torinese della Uil. Corrado Ferro, ha osservato: «// giorno in cui si assegnasse alla Cgil il 51 per cento farei prima ad iscrivermi alla Cgil». In altre parole se nelle strutture sindacali si dovesse decidere a «colpi di maggioranza» entrerebbe in crisi l'unità sindacale e si scatenerebbe anche la corsa al «ritorno a casa» ed al tesseramento di sigla, che oggi è in qualche misura congelato, per evitare concorrenze dannose. «La pariteticità — ha osservato nei giorni scorsi il segretario generale dei metalmeccanici della Cisl. Bentivogli, che seguiva i lavori dell'assemblea dei comunisti della Fiat — è un falso problema perché per decidere bisogna sempre essere in tre, cioè Cgil, Cisl e Uil». Giorgio Benvenuto, segretario generale r'.ella Uil. ha sintetizzato la questione in questi termini: «Le tre confederazioni rivendicano pari dignità. Nessuna delle tre può accettare il "si fa cosi" imposto. Circola un termine tanto nuovo quanto brutto "essere proporzionalizzati". Il pericolo da evitare è che venga in mente al partito comunista di dire ai propri sindacalisti "siete di più, dovete fare così"». Sergio Devecchi

Persone citate: Bentivogli, Berlinguer, Corrado Ferro, Giorgio Benvenuto, Luciano Barca, Luciano Lama, Sergio Devecchi