Craxi: «Il pci dovrà giustificare i fischi di Firenze a Benvenuto»

Craxi: «Il pci dovrà giustificare i fischi di Firenze a Benvenuto» Concluso il convegno della nuova corrente del segretario psi Craxi: «Il pci dovrà giustificare i fischi di Firenze a Benvenuto» «Alla fine magari ci spiegheranno che il coro di insulti era invece l'Internazionale» - Polemica anche con la de: «Talvolta dobbiamo girare la testa per non rispondere alle provocazioni» - Adesione di vecchi e nuovi alleati al gruppo «riformista» ROMA — «Lo prima cosa che ho fatto stamattina è stata quella di inviare al compagno Giorgio Benvenuto, fischiato in un comizio, un attestato di forte solidarietà. E la seconda cosa, la faccio adesso, invitando i socialisti di Firenze a pretendere energicamente una chiarificazione da parte della federazione comunista». Bettino Craxi è appena salito sul palco del cinema «Etoile*. per chiudere il convegno di fondazione del suo gruppo, la nuova corrente «riformista». Prima di lui, in uno scenario a metà strada tra il modello americano e le abitudini romane, tra riflettori, garofani, applausi e pacche sulle spalle, sono sfilati ad uno ad uno vecchi e nuovi alleati del segretario, in una vera e propria parata precongressuale dello stato maggiore craxiano. davanti a una platea affollata da dirigenti socialisti e fedelissimi di periferia. Ma quello di Craxi non è stato soltanto un appello allo spirito di gruppo, e un discorso rivolto all'interno del partito. Anzi, proprio nel momento in cui la costituzione della nuova corrente sanzionava l'adesione della maggioranza del partito alle sue tesi, il segretario si è rivolto dalla tribuna dell'«Etoile» alle altre forze politiche. Molto dura la replica al pei, dopo la contestazione di Benvenuto a Firenze. «Dobbiamo chiedere un chiarimento — ha insistito Craxi —. Forse ci sentiremo dire che è stata la Fgci, e alla Fgci ci diranno che è siato qualcuno che non si conosce, e non si poteva controllare: alla fine, magari ci spiegheranno che ci siamo sbagliati, e che il coro di insulti e fischi era invece V "Internazionale". Io non so — ha aggiunto Craxi — se i responsabili di queste manifestazioni sono solo lupacchiotti leninisti immaginari e prepotenti. O se piuttosto ciò che è accaduto a Firenze è il frutto inevitabile di una politica settaria che va battuta, perché il settarismo è un tossico che produce divisioni, e non ha mai corrisposto agli interessi della sini stra». Craxi si è rivolto anche agli alleati di governo, quando ha spiegato che la governabilità «é un impegno che si consuma e si spegne, se non prende la strada delle riforme'. Questo impegno, i socialisti lo ricon fermano, «ma noi — ha am monito Craxi — possiamo fare la nostra parte, non anche la parte degli altri». Davanti a un'insufficiente unità d'indi rizzo nella maggioranza, ha ancora detto il segretario so^ cialista, «si aprirebbero dei problemi; noi siamo prudenti — ha aggiunto —, tanto che alcune volte dobbiamo girare la testa per non entrare in conflitto con provocazioni che non mancano, e con ambigui tà che lasciano perplessi circa la natura e la solidità di un 'alleanza stabile con la de-. Un'affermazione di autonomia, dunque, e una riaffer mazione della centralità socialista, che dovrà essere rafforzata dal congresso di Palermo. Il congresso, per il segretario, non dovrà essere un regolamento di conti all'interno del partito (manche perché, sema voler offendere nessuno, i conti sono già stati regolati»), ma un'occasione da utilizzare «per trovarci in aprile in posizioni di massima forza politica: per affrontare i problemi che a quei momento verificheremo in tutto il loro spessore». Craxi, riprendendo un tema centrale delle tesi presentate lunedi al Comitato centrale, ha richiamato il pericolo della «nuova destra» in formazione, con -vecchi e nuovi gruppi del potere capitalista e burocratico, che pensano di sfruttare questa fase di crisi per una restaurazione». I socialisti avvertono il pei di non sottovalutare questa tendenza e le sue radici reazionarie, cosi come dieci anni fa si sottovalutarono tendenze e radici di una cultura della violenza e della rivoluzione. La risposta deve essere quella della «grande riforma», per «consolidare il sistema rinnovandolo: è questo il punto — ha detto Craxi in polemica con Berlinguer —. Altro che discorsi sulla pariteticità, altro che polemiche settarie e di divisione. Sulla grande rifor¬ ma devono impegnarsi tutte le forze disponibili: questo è ciò che conta, le formule parlamentari sono meno importanti». Per battere questa strada. Craxi punta sul consolidamento della sua corrente, e sull'unità interna al partito. Il gruppo «riformista», che succede alla vecchia area «autonomista», consacrando l'aggregazione con uomini e tendenze che hanno un'origine politica diversa da quel ceppo, non avrà organizzazioni rigide, gerarchie interne, ma sarà piuttosto un «movimento politico». «Fino a Palermo — ha detto Craxi — ripeteremo che la nostra è una corrente aper- ta e aspira a raggiungere la più ampia unità interna, anche se non siamo abituati a porgere l'altra guancia. Guai a importare nel partito i prodotti deteriori della campagna mistificatoria cui è fatto oggetto il nuovo corso socialista, una campagna che ci vuole un giorno alla testa delle Br e un giorno alla testa dell'Arma dei carabinieri, un momento partito americano, e un momento dopo partito tedesco. Questa lotta si farà più aspra e più dura, perché ci sono tutti i segni del tentativo di svilire il nostro sforzo». Su questi temi, in completa sintonia con il segretario, si erano pronunciati tutti gli altri leader della corrente, saliti alla tribuna a «firmare» la nuova alleanza con Craxi: prima De Michelis. poi Labriola. Manca. Formica. Amasi. Tognoli. Cipellini. Sul palco, gli altri plenipotenziari della corrente, da Martelli a Capria, a Gangi, a Balzarne insieme con il ministro Reviglio, con Cohen. Magnani Nova. Margherita Boniver. Una rete di alleanze antiche e recenti, attorno alla leadership di Bettino Craxi. che ieri si è presentato davanti alla sua corrente con la cravatta rossa delle grandi occasioni, quella che indossava a Torino il giorno in cui vinse il congresso. EZi0 Mauro

Luoghi citati: Firenze, Gangi, Palermo, Roma, Torino