L'81 sarà un'enorme zavattinata di Mirella Appiotti

L'81 sarà un'enorme zavattinata COLLOQUIO CON LO SCRITTORE: DUE NUOVI LIBRI E UN FILM L'81 sarà un'enorme zavattinata Con «La verità», dice, «a quasi ottantanni sono regista per la prima volta» - Sarà «un film da camera» - «Non ho mai usato la parola amore» - «Non servono più né i santi né i poeti» TORINO — Zavattini parla di Zavattini (e chi altri potrebbe farlo?), a cura di Walter Pedullà (ed. Lerici), uscito alla fine dell'80: Il mago e il tecnico, ritratto collage del poeta, scrittore, pittore e grande inventore del nostro cinema, in libreria a maggio per Einaudi: un primo libro di sceneggiature cinematografiche in avanzata fase di preparazione, ancora per Einaudi: mentre in tv è in arrivo l'apoteosi, le tre puntate in aprile de L'Italia che fa spettacolo. cioè Zavattini personaggio-guida di storie, giochi, sogni, tragedie, ironie e sberleffi tratte dai suoi libri principali (Parliamo tanto di me, I poveri sono matti. Ipocrita '43 ecc.), riunite in abile puzzle da Gregoretti specialissimo genio di affettuosità e irriverenze accoppiato ancora una volta alle delizie lievemente perverse dello scenografo Guglielminetti e alla guida di una troupe, molto zavattiniana. di attori ragazzi con i quali il lavoro alla Rai di Torino sta finendo. Porco mondo birbone, 1*81 sarà una enorme zavattinata. -Si perché faccio anche il mio film- dice allargando in sorrisi compiaciuti la grande faccia contadina. -Diffidate, lo so. Ne parlo da anni, sembro sempre avventato e superfi¬ ciale, racconto tutto troppo presto. Anche Einaudi adesso mi sgriderà, mi dirà non dovel'i dire niente dei libri. Ma stavolta il film si fa. un "film da camera", come le orchestre, pochi strumenti; s'intitola La verità, sono regista per la prima l'olta, un vecchio desiderio. Quando ne avevo tanti, grandissimi. De Sica. Visconti, chi avrebbe osato provare. A quasi ottantanni mi ci è voluta una grande buona volontà ad arrivarci e adesso ho una grande apprensione-. Stato d'animo, questo, di solito più pertinente a chi sta vicino al Grande Protagonista che da sempre è anche un Grande Disturbatore (-...da quando dissi quella parola alla radio, ma altre sono le noie che spero di aver dato nella mìa vita...-): come è accaduto nel breve spazio della sua ricognizione torinese, raid-verifica sull'andamento delle operazioni celebrative televisivo-editoriali. Ma. alla fine, grande abbraccio corale nel nome dello zavattinismo. fede che conta ancora molti adepti. E il patriarca padano, singolare incrocio di impronte e di umori tra Bertolucci e Pellini, è contento di sentirsi parlare, come sempre, di sé. A chi per quarantanni ha creato personaggi ancor oggi sugli schermi di tutto il mon¬ do, addirittura simboli o chiavi per conoscere un'epoca. Toto il buono di Miracolo a Milano, Umberto D.. la Magnani di Bellissima, che impressione fa diventare personaggio e simbolo in uno spettacolo distribuito dal più potente dei mass media a milioni di persone? -Curiosità per la nuova condizione di "oggetto". Però devo stare attento a non farmi prendere più del solito dalla vanità. C'è gente che ha fatto milioni di morti per la vanità-. La «filosofia» zavattiniana della salvezza dei cuori puri e dell'amore universale eviterà il rischio. Potrà anche servire per qualche esorcismo, per qualche azione terapeutica? -In vita mia non mi sono mai permesso di usare la parola amore. Non siamo attrezzati per l'amore, siamo attrezzati solo per parlarne. Non vi siamo attrezzati da miliardi di anni. C'è solo la speranza, e il dovere di riprendere sempre con buona volontà il problema uomo-. Un mezzo come il cinema, ancora potente nonostante la sua crisi, come potrebbe aiutare questa operazione? -Non so. Per me il cinema è prima di tutto far divertire; in mezzo magari metterci delle cose. Vedo invece che il cine¬ ma di successo oggi è quello dell'orrore, le mie domestiche non ne perdono un fotogramma. Questa morte becchina, questa morte sfruttata, è orribile davvero. Naturalmente la radice di un tal fenomeno è complessa e oscura. A cinema sbagliato corrispondono modi di assistere e di comunicare sbagliati. La pluralizzazione dei mezzi di comunicazione, questi milioni di schermi che assediano e ci torturano non significano una possibilità di conoscenza più profonda, maggiore chiarezza, soltanto grandi, terribili fughe dalle responsabilità dirette». E' che si ha una grande paura. -Soprattutto; e se ne ha il diritto. Viviamo nella dissonanza più tragica. Non servono più né i santi, né i poeti. Restano solo gli intellettuali, disastro storico come il terremoto-. Ci sarebbero forse le donne... > Tema stupendo, ma troppo faticoso per parlarne alla mia età-. Zavattini. qual è la cosa più importante che ha fatto, nella vita? -Pagare di persona. E'avvenuto raramente, troppo, porco mondo birbone-. Mirella Appiotti

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