«Non ho sparato agli operai ho fatto soltanto le corna»

«Non ho sparato agli operai ho fatto soltanto le corna» Processo per i fatti del luglio '79 davanti alla Framtek «Non ho sparato agli operai ho fatto soltanto le corna» Così si è giustificato, sorridendo, uno dei 3 imputati di tentato ornici dio che si è costituito ieri mattina in aula dopo una lunga latitanza Agatino Di Mauro. 24 anni, accusato di avere sparato nel luglio '79 agli operai della «Framtek» che bloccavano via Giordano Bruno, ha messo fine alla sua lunga latitanza: ieri mattina si è presentato davanti ai giudici della seconda sezione della Corte d'Assise e, dopo l'interrogatorio del presidente Padovani, è andato a sedersi nella gabbia degli imputati a fianco di Paolo Battù e Luigi Oggiano, suoi presunti complici nella provocazione ai dimostranti. Provocazione che soltanto per un caso non causò una tragedia. Contro gli operai furono esplose 11 pallottole, sparate da due pistole, ad altezza d'uomo. I proiettili andarono tutti a vuoto meno uno. quello che feri di striscio ad un orecchio Luigino Ferrazzini. Come già alla prima udienza Battù ed Oggiano. anche Agatino Di Mauro si è difeso affermando che lui, della sparatoria, non sa nulla, che ignora per qual motivo sia finito in questa storia di tentato omicidio. Ha soltanto ammesso: -Sono passato per corso Bramante in auto, ero con una ragazza. Ho visto il blocco stradale, mi sono fermato, ho invertito la marcia facendo fischiare le gomme. Dal gruppo di operai si sono levati commenti antipatici, sono sceso un attimo». Giusto il tempo per sfogare il proprio disappunto contro i dimostranti e andarsene alla svelta, inseguito da urla e minacce. «A quelli che occupavano la via — ha spiegato tranquillo Di Mauro — ho fatto le corna». V.d ha aggiunto: «Un gasto che chiunque avrebbe fatto al mio posto». Poi, compiaciuto di essere riuscito con tale concisione ad illustrare ai giudici qual è il suo codice di comportamento, Di Mauro ha insistito sulla propria innocenza: «Mi sono allontanato in fretta da quel gruppo di manifestanti e sono tornato a casa». Secondo le carte istruttorie, invece. Di Mauro è tornato quasi subito in corso Bramante insieme a Battù ed Oggiano per vendicarsi a colpi di pistola del picchetto che gli aveva impedito di passare in macchina per via Giordano Bruno. Battù ed Oggiano furono consegnati alla polizia a suon di botte dagli stessi operai inferociti. La Corte ha ascoltato alcuni testi, poi il processo è stato aggiornato al 10 marzo per la requisitoria del p.m. Saluzzo e le arringhe dei difensori, avvocati Vighetti. Altara e Lo Greco. rmngcsnctnUmsKKisvfr4 Nel gabbione: Luigi Oggiano, Paolo Battù e Agostino Di Mauro che si è costituito in aula