Wall Street perde l'ottimismo

Wall Street perde l'ottimismo Il monetarismo di Reagan rende cauti gli operatori Wall Street perde l'ottimismo Il presidente vuole tagliare spese e personale all'organo di sorveglianza della Borsa Non vi sono più dubbi ormai che l'obiettivo primario in tema di politica economica interna degli Stati Uniti sarà la lotta all'inflazione. La scuola alla quale si ispirano i principali collaboratori di Reagan per raggiungere l'obiettivo è quella monetarista che lega strettamente l'andamento dei prezzi al controllo della massa monetaria; in altri termini politica del credito restrittiva, sul tipo di quella inglese, tassi di interesse in discesa soltanto se è in discesa anche il tendenziale inflazionistico. Sulla base del programma generale e di taluni punti particolari, l'America è diventata euforica mentre il dollaro è tornato a livelli da anni dimenticati. Il mercato azionario, invece, appare molto cauto e le previsioni per il primo semestre continuano a non essere rosee. Alla base di questo sentimento non vi è soltanto il timore di una recessione e di utili in decremento relativo ma anche dubbi sulle soluzioni di taluni problemi di fondo. Esaminiamone alcuni. Innanzitutto la riduzione del • budget». A pochi giorni dalla fine del suo mandato presidenziale Jimmy Carter ha presentato al Congresso il suo ultimo-budget», quellopergli anni fiscali 1981 e 1982. La proposta iniziale prevedeva un surplus di 200 milioni di dollari, non potendo tenere conto del successivo crollo dell'attività economica del secondo trimestre; a giugno la proposta formulata prospettava un deficit di 18 miliardi di dollari; quello parzialmente approvato dal Congresso a ottobre raggiungeva un disavanzo di 27 miliardi; l'ultimo di gennaio propone 55 miliardi di dollari, quasi pari al deficit del 1980. Questa progressione sbalorditiva dal pareggio al deficit è stata Hntomatica di tutto il processo di bilancio americano durante la presidenza Carter. Non si può però semplicemente dare la colpa a grossolani errori di valutazione da parte dell'amministrazione Carter ma bisogna guardare al sistema stesso di fare i bilanci e alle componenti della spesa pubblica. Il primo non sembra affatto efficiente, le seconde incontrollabili. Per dare un esempio, la maggior parte delle spese del sistema sociale (i pagamenti ai disoccupati, alle famiglie meno abbienti, le pensioni, le sovvenzioni mediche Medicare e Medicaid) è determinata in gran parte dalla domanda ed è ancorata al costo della vita. Nel 1967 ammontava a 42 miliardi di dollari, costituiva il 27% della spesa federale ed il 5,5% del prodotto nazionale lordo (pul). Nel 1980 è costata 355 miliardi di dollari, il 48% della spesa federale e Villo del pul. Vi sono molti altri elementi .incontrollabili» nella spesa federale, fra cui spicca il costo degli interessi sul debito. Questi hanno raggiunto ormai il 10% della spesa globale. Attualmente il debito globale ammonta a 950 miliardi di dollari. Ipotizzando un costo dei Buoni del Tesoro al 13,5% per il 1981 e dell'11% per il 1982, le proposte di Carter stimano il costo interessi di 67 miliardi di dollari nel 1981 e di 75 miliardi nel 1982. Non bisogna infine dimenticare la spesa militare per 200 miliardi di dollari. Come si vede il -budget» di Carter è una vera sfida a Reagan, il quale ha dinanzi a se anche tempi tecnico-politici rigidi; di tutto il programma riteniamo che nel 1981 saranno operanti le minori aliquote fiscali, nonché agevolazioni per gli ammortamenti e minori imposte sui plusvalori, mentre il tagli al «budget» pensiamo che saranno rinviati almeno ad ottobre. Altri dubbi, di natura diversa, ma psicologicamente importanti, turbano gli operatori più seri. Reagan ha lanciato un durissimo attacco alla Securities Exchange Commission, ossia l'organo di sorveglianza della trasparenza dei bilanci e del funzionamento del mercato. Le riduzioni di spesa e di personale sono tali da mettere in dubbio il funzionamento di un organo che è sempre stato un vanto degli americani. Uno sbaglio di impostazione potrebbe riportare Wall Street agli imbrogli e alle follie degli Anni Venti. Rimarginando tutti questi dubbi, Wall Street ha già perso molto del suo ottimismo e c'è da prevedere che non lo ritroverà tanto presto. Antonello Zunino

Persone citate: Antonello Zunino, Jimmy Carter, Reagan

Luoghi citati: America, Stati Uniti