Aniasi: «Marangoni è stato assassinato perché denunciava il caos dell'ospedale» di Clemente Granata

Aniasi: «Marangoni è stato assassinato perché denunciava il caos dell'ospedale»Si cercano all'interno del Policlinico i mandanti del feroce omicidio Aniasi: «Marangoni è stato assassinato perché denunciava il caos dell'ospedal»e Il ministro della Sanità: «Ha pagato per i continui rapporti sulle intimidazioni nel nosocomio» -1 colleghi: «Per parecchi dipendenti aveva chiesto provvedimenti disciplinari» - Spesso riceveva minacce (Segue dalla l'pagina) con centinaia di rapporti le intimidazioni, le minacce all'interno dell'ospedale.. E il professor Vittorio Staudacher: «Gli assassini circolano tra noi.. Sono passate da poco le 10. Il corpo del professor Marangoni è stato trasportato dal pronto soccorso del Policlinico nella camera mortuaria sull'altro lato di via Francesco Sforza. Al padiglione Monteggia sta per iniziarsi un'assemblea dei dipendenti chiamati a raccolta da manifesti, scritti con grafia frettolosa e appesi alla cancellata dell'ingresso. Ma c'è chi strappa e fa volare in mille pezzi i manifesti: c'è chi sbraita «/e assemblee non servono. ; c'è chi se la prende con i politici perché non fermano il terrorismo e non fanno le riforme; c'è chi inveisce contro giornalisti^fotografi. Tra soprassalti d'ira, gesti d'improvviso furore, il Policlinico vive i momenti che seguono la tragedia. Sono reazioni talora inconsulte, che poi si stempereranno nel corso dell'assemblea, dove la partecipazione al lutto di una famiglia e di una città sarà espressa in altra forma e con ben altro vigore. E con essa verrà alla luce in modo chiaro la netta ripulsa del delitto, tale da far apparire assassinio e Policlinico due elementi inconciliabili. Eppure Aniasi. Triulzi. e Staudacher hanno parlato in modo inequivocabile: qui il delitto è maturato, qui si trova la sua matrice, qui affondano le sue radici. Perché? Città nella città, con i padiglioni grigi e gialli che occupano un vasto terreno tra il Palazzo di giustizia e l'Università di via Festa del Perdono, il Policlinico (duemilacinquecento dipendenti) è stato per parecchio tempo focolaio di tensioni, di violenza, luogo dove il terrorismo nelle forme più diverse ha colpito più volte. Di quegli anni, tra il 1977 e il 1979. ci parlano alcuni infermieri del padiglione Ponti che una notte fu messo a soqquadro e incendiato. Prima le intimidazioni, poi le auto di alcuni infermieri, date alle fiamme o fatte saltare con l'esplosivo, poi i volantini delle Br, le percosse e i ferimenti ai danni di capisala. Il 25 gennaio 1979 toccò a Battista Feria, nel dicembre dello stesso anno a Nando Malaterra e a Nino Manfredini. Azioni criminali rivendicate da gruppuscoli come le «Squadre proletarie di combattimento per l'esercito di liberazione comunista-, che facevano la loro apparizione, parevano dissolversi e tornavano di nuovo ad aggredire, esempio di quella violenza e di quel terrorismo diffusi che ['«autonomia organizzata» andava predicando con particolare intensità proprio durante quel periodo. E frange del1'..autonomia organizzata», ricordano i dipendenti dell'istituto, erano presenti all'interno del Policlinico. La pratica quasi quotidiana dell'intimidazione, scandita a intervalli regolari da più gravi episodi, avveniva mentre l'ospedale attraversava una fase particolarmente difficile nel corso di un mutamento della gestione amministrativa. A una simile situazione, carica d'incognite e densa di pericoli, il professor Marangoni cercava di porre rimedio con denunce, rapporti puntuali e con la proposta di alcuni licenziamenti. «Si comportava in modo giusto — dicono al Policlinico — sempre pronto, sempre disposto ad andare incontro al dipendente che lavorava in modo serio; deciso contro chi teneva comportamenti che provocano il caos.. La situazione di tensione, i disordini dalla fine del 1979 si sono attenuati. «Anzi negli ultimi tempi — c'è chi ricorda — l'atmosfera appariva cambiata in modo radicale. Nessuna traccia palese di "autonomia organizzata", nessun gesto di violenza. Nulla, insomma, che facesse presagire un atto irreparabile. Ma, a ben pensarci, quel cambiamento è stato un po' innaturale, atipico. Vien quasi fatto di pensare che certe persone abbiano voluto mimetizzarsi per allontanare da sé ogni sospetto». Per il professor Marangoni, invece, le intimidazioni erano continuate, anzi si erano fatte più insistenti, quasi uno stillicidio quotidiano. «Pagherai tutto», gli urlavano al telefono. Anche se al Policlinico c'è chi rifiuta l'idea che «gli assassini sono tra noi», riesce difficile non individuare un collegamento tra quelle minacce e i colpi di pistola sotto i quali ieri mattina è caduto il sanitario. Clemente Granata