Mosca e Berlinguer di Fabio Galvano
Mosca e Berlinguer Mosca e Berlinguer (Segue dalla 1 ' pagina) Capitolo chiuso, è parso voler dire Zamjatin con la sua risposta: pensiamo al Congresso. Ed è in fondo, al di là di quelle che nell'ampiezza del movimento comunista possono essere considerate da Mosca «piccole» polemiche (dopo tutto verranno un centinaio di delegazioni straniere), un invito a consumare il sacramento quinquennale di un'ideologia, a gettare le basi di un dibattito politico che avrà in 760 giornalisti (524 stranieri da 53 Paesi) i suoi testimoni diretti, e che per un lustro terrà impegnato un Paese di 266 milioni di anime e un ampio seguito di «fratelli» e ammiratori. Cinquemila delegati, eletti nelle assemblee delle organizzazioni primarie svoltesi nelle 15 Repubbliche che formano l'Unione Sovietica, affronteranno da lunedi il panorama della realtà socialista. E non solo di quella, ma anche dei sogni e delle speranze per il futuro. Sarà Leonid Breznev, segretario del partito, ad avviare i lavori con la lunga lettura del rapporto preparato dal Comitato Centrale. Ma già si preannuncia — rispetto al 25" Congresso di 5 anni fa — una relazione ridotta nel tempo, non più di 4 ore contro le 6 e più della volta scorsa: l'età (74 anni) e le condizioni di salute del leader sovietico non gli consentirebbero uno sforzo troppo prolungato al rostro del Palazzo dei Congressi, la grande scatola di cristallo e marmo bianco costruita fra le mura del Cremlino 20 anni fa, per il congresso della destalinizzazione, il 22". L'età ha anche fatto parlare, nei giorni scorsi, delle probabili dimissioni di tre anziani del Politburo: il ministro degli Esteri Andrej Gromyko (71 anni), l'ideologo Michail Suslov (78 anni, con la vista in pessime condizioni) e Arvid Pelshe (82 anni, il più vecchio fra i dirigenti del Cremlino). Ma. anche se ciò fosse vero — e per Gromyko c'è stata una smentita del ministero degli Esteri — questo discorso è tabù, come è tabù affrontare il tema del dopo-Breznev o pretendere che dal dibattito della prossima settimana possa emergere il nome di chi, dopo di lui, reggerà il destino di questo Paese. Ma allora, di che cosa discuterà questo 26" Congresso del pcus? Occorre distinguere, forse, fra un piano formale e uno sostanziale. Il primo è rappresentato dalla relazione di Breznev, che, come vuole la tradizione, si dividerà in due parti, una di politica estera e una di politica interna. Con un occhio rivolto al mondo si parlerà di amicizia fra i popoli, collaborazione con i «Paesi fratelli» del Patto di Varsavia, interscambio ideologico, ma anche dello spinoso e tuttavia irrinunciabile problema della Cina, dei rapporti con i «Paesi capitalisti» presi uno per uno, e in particolare con il sovrano del capitalismo, l'impero americano. Si parlerà di Polonia? Si parlerà di distensione con Washington? Questo non è il Paese delle indiscrezioni, e tantomeno di «talpe» disposte a offrire documenti ufficiali (né, poiché tutto ciò che si pubblica è anche vidimato dal partito, ci sarebbe un giornale di qui disposto a servirsene): fino alle 15 di lunedi nessuno saprà in quali termini Breznev affronterà i capitoli più delicati della politica estera sovietica. E ancora, nel quadro «estero», si parlerà dell'attività del pcus, del processo rivoluzionario Internazionale (Africa e Sud America in primissimo piano), della perenne ma inesauribile crisi del capitalismo. Con l'altro occhio rivolto ai problemi interni si esamineranno i risultati del piano quinquennale testé concluso, le speranze per quello — l'undicesimo, sul quale si dilungherà giovedì il primo ministro Nikolai Tichonov — che proprio al 26" Congresso toccherà varare dopo mesi di discussione capillare (la bozza fu pubblicata il 2 dicembre dalla Pravda), l'attività del partito, e cioè di un complesso sistema politico che abbraccia dai Soviet al Politburo. dalle Forze Armate al Kgb. dalla giustizia al Komsomol (l'organizzazione dei giovani comunisti!. . Fabio Galvano
Persone citate: Andrej Gromyko, Berlinguer, Breznev, Gromyko, Leonid Breznev, Michail Suslov, Nikolai Tichonov
Luoghi citati: Africa, Cina, Mosca, Polonia, Sud America, Unione Sovietica, Washington
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