I 20.000 arabi di Sicilia di Franco Giliberto

I 20.000 arabi di Sicilia Dopo quella di Catania una nuova moschea a Mazara del Vallo I 20.000 arabi di Sicilia La maggioranza è formata da tunisini, algerini, marocchini, provenienti da Nord Africa, Iran, Iraq, Eritrea, Isole Mauritius, Seychelles - Tremila lavorano nei pescherecci DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE CATANIA — .Mille anni fa arrivarono con cento navi, cariche di diecimila fanti e settecento cavalli, nel nome di Allah. Da Masara del Vallo conquistarono tutta la Sicilia e la tennero per quasi tre secoli. Hanno lasciato molte tracce della loro civiltà. Anche nelle mie vene e in quelle dei miei compagni, probabilmente, scorre un po ' di sangue arabo. Io sono cattolico, ma mi fa piacere che nella mia città sia stata costruita una moschea in loro onore*. Un ragazzo di terza media scriveva cosi, alcune settimane fa, nel tema destinato a un concorso cittadino che aveva per titolo: -Si inaugura una moschea a Catania: che cosa ne pensi?*. Come lui, centinaia di giovani catanesi — rispondendo all'invito dell'Associazione siculo-araba che ha sede in città — si sono cimentati per iscritto sull'argomento. Ha avuto tanto successo il concorso, che è stato ripetuto /••Islamismo e cristianesimo* era il secondo tema) con il patrocinio del Provveditorato agli Studi. Molti i riconoscimenti distribuiti; e per gli studenti ritenuti più meritevoli è stato organizzato un viaggio-premio a Tripoli. Anche le vie di Maometto sono infinite. C'è in Sicilia un rinnovato interesse per il mondo arabo. Dopo la moschea di Catania, finita di costruire nel dicembre scorso, un'altra sorgerà a Mazara del Vallo. Il sindaco di Mazara, Nicolò Velia, proprio nei giorni scorsi ha fatto sapere a Said Ben Mustafa e a Kalifa M. Mamoudi, rispetti- vamente consoli tunisino e lìbico a Palermo, che il consiglio comunale ha approvato senza dissensi la costruzione dell'edificio sacro per i musulmani. Il Comune donerà il terreno, varie organizzazioni incaricate della realizzazione si adopereranno per il progetto e la costruzione. Sono circa tremila i tunisini che lavorano come marinai nella flotta peschereccia di Mazara. A questa foltissima colonia farà piacere, ogni volta che sarà di ritorno in porto, avere un luogo familiare nel quale trovare un po' di serenità spirituale. Sempre che i pescherecci tornino, e non siano sequestrati sotto le coste africane. Non si possono fare processi alle intenzioni, ma la domanda che molti siciliani si pongono è questa: «Lo moschea di Mazara servirà anche a rabbonire i nostri dirimpettai, a renderli più clementi quando un nostro peschereccio sconfina per qualche braccio di mare, alla caccia di pesce prelibato?*. Tutto è possibile. Il catanese avv. Michele Papa, presidente dell'Associazione siculo-araba, ha però una visione molto meno utilitaristica, ma più nobilmente culturale della situazione. Il civilista nei giorni scorsi è stato al centro dell'attenzione: sono giunti a Catania due procuratori del Dipartimento di Grazia e Giustizia statunitense per avere con lui uno scambio di vedute (il colloquio è durato quasi tre ore) sulla vicenda di Billy Carter in Libia. Michele Papa, per i suoi costanti rapporti col mondo arabo e con la Libia in particolare, era stato testimone del «viaggio commerciale» compiuto da Billy a Tripoli, quel viaggio, che dette origine al cosiddetto affare Billygate. L'indagine è ancora in corso negli Stati Uniti e le dichiarazioni di Michele Papa sulla questione interessavano gli americani. .Ma è una storia vecchia — dice l'avv. Papa — tutto sommato semplice e priva di un effettivo interesse politico. Conta molto di più l'opera di affratellamento e di acculturamento che riesce a svolgere l'Associazione siculo-araba, un organismo dinamico che raccoglie sempre più consensi*. — E' vero che i musulmani in Sicilia sono circa ventimila? •E' una cifra attendibile, ma non riguarda soltanto gli arabi veri e propri, i musulmani. Gli arabi che lavorano o risiedono da noi sono molte migliaia in meno. Se invece si Una sentenza a Perugia contano tutti gli stranieri che sono giunti qui, oltre che dal Nord Africa, dall'Iran, dall'Irak, dalle Isole Mauritius, Capo Verde, Seychelles e dall'Eritrea, allora si raggiunge probabilmente quella cifra. Per quanto riguarda i musulmani soltanto, la maggioranza in Sicilia è di tunisini, algerini, marocchini. Lavorano nel settore della pesca e dell'agricoltura, nell'edilizia in genere. Mentre moltissimi, soprattutto donne, o coppie di giovani coniugi, sono impiegati come collaboratori domestici nelle famiglie siciliane benestanti. Solo a Catania, calcoliamo la presenza di una colonia di settecento individui, un centinaio dei quali sono studenti universitari che vengono dall'Iran*. — L'Associazione siculo-araba accoglie tutti, indipendentemente dalla religione? .Certo, sarebbe ridicolo fare distinzioni. Per esempio la nostra sede catanese è molto ospitale con gli eritrei, che sono organizzati nella chiesa copta. Ma al di là di questa apertura, c'è il nostro impegno particolare per l'islamismo. Abbiamo istituito due corsi di lingua araba, molto frequentati; organizziamo seminari di studio ai quali partecipano studenti e docenti universitari italiani; compiamo ricerche storiche e recuperi di antichi archivi arabi; provvediamo alle necessità impreviste o ai casi di difficoltà. — Ricevete sovvenzioni dai governi arabi? .Naturalmente, ma non solo dagli arabi, anche da molti amici associati siciliani. Quel che conta è che ogni spesa che facciamo e ogni nostro programma, sia dignitoso e intelligente: questo è il nostro impegno. Ha visitato la moschea catanese? C'è il cortile col melograno, la palma, il pozzo per le abluzioni. Non è bello far sentire dei nostri simili come a casa loro?*. Franco Giliberto

Persone citate: Billy Carter, Kalifa M. Mamoudi, Michele Papa, Nicolò Velia, Said