«Il cancro è qui ad Augusta più pericoloso della mafia» di Franco Giliberto

«Il cancro è qui ad Augusta più pericoloso della mafia» Intervista col pretore che riscuote ampi consensi e dure critiche «Il cancro è qui ad Augusta più pericoloso della mafia» Il giovane magistrato, che da circa due anni si batte in difesa dell'ambiente, non può dimostrare una relazione tra inquinamento e incremento delle malattie - Ma il dott. Condorelli è certo che le aziende petrolchimiche rovesciano in mare e spargono nell'aria, violando la legge, tonnellate di sostanze tossiche DALN03TRO INVIATO SPECIALE AUGUSTA — Sul tabellone blu con la scritta «Benvenuti ad Augusta, Comune d'Europa», due giovanotti disegnano a gesso la figura di un mostriciattolo. Oli si avvicina e li rimprovera un anziano cittadino: •Cinici siete, vergognatevi! Le donne incinte già fin troppa paura hanno di partorire bambini anormali!". Siamo all'ingresso della città, lo scirocco spira dal mare e porta qui un certo tanfo che il vento raccoglie pochi chilometri ad occidente, sulle aziende chimiche di Priolo e Melilli, alle spalle di Augusta. I giovanotti spiegano servizievolmente al cronista: «A volte è un odore di gas, a volte di cipolle marce e altre volte, ancora, con licenza parlando, è pussa di Accanto al Duomo di Augusta, per l'abitudine meridionale di attaccare necrologi-manifesti ai muri, c'è la parete di una casa tutta tappezzata di fogli bianchi e neri, ciascuno di settanta per cinquanta centimetri. La gente si ferma, legge nomi ed età dei defunti, cerca di identificarli (la città ha 40 mila abitanti, facile conoscersi tutti o .quasi) e commenta: -Di che cosa è morto "chistu"? Pure "isso"èmorto di cancro?». Superficiale fin che si vuole, ma è questa la sensazione che si prova arrivando ad Augusta: gran parte della cittadinanza spaventata, convinta che le raffinerie e le industrie chimiche siano causa di un aumento delle malattie, di malformazioni nei neonati, di morti per tumore. Vediamo i dati ufficiali resi noti di recente: negli ultimi cinque mesi otto bambini sono nati con gravi anomalie. •E' un fatto statisticamente normale — dice il presidente dell'Ospedale civile —. Osmi allarme è ingiustificato». E per il cancro? La curva della morte per tumori ha quasi raggiunto il trenta per cento. Ossia, ogni cento augustani che per varie cause muoiono, trenta devono la loro fine a un tumore. Quasi il doppio rispetto a ciò che mediamente accade in Italia. Ma registrare i pareri delle persone allarmate e di quelle ottimisticamente incredule, non ha grande valore. Nessuno ha capacità di convinzione, le esagerazioni e le minimizzazioni si sprecano, da un lato e dall'altro. Un giudizio di qualche peso, perché fondato su accertamenti indiscutibili, è invece quello del pretore capo di Augusta, dottor Nino Condorelli, giovane magistrato qui da due anni e mezzo. Condorelli, prima dell'intervista, ha attirato la curiosità del cronista per alcuni fatti: di recente gli sono stati recapitati vari messaggi pubblici di solidarietà dai magistrati catanesi, dagli avvocati del Foro di Augusta, da un'assemblea di lavoratori riuniti nel convegno che aveva per titolo «Augusta come Seveso?>. La solidarietà che gli è stata manifestata è seguita alla massiccia opera di denigrazione nei suoi confronti compiuta da alcuni pubblici amministratori e da una radio privata locale. — Dott. Condorelli, lei non è solo dunque nella lotta contro l'inquinamento... — iVo, per fortuna e me ne rallegro. Ho dovuto sporgere querela per tutelarmi, ma mi conforta che molta gente, anche moltissimi cittadini comuni, siano dalla mia parte, o meglio dalla parte dell'opera che sta compiendo l'intera pretura. C'è persino l'iniziativa di un giornale locale per la raccolta di firme fra la popolazione. Mi sembra persino troppo. — E' convinto anche lei, come molti, che malattie, morti e bambini malformati siano da mettere in relazione con il degrado ambientale provocato dalle industrie chimiche? — A volte ci sono processi che durano anni, relativi ai dipendenti di certe aziende che si sono ammalati di can- ero. E' difficile stabilire con certezza il nesso di causa fra lavorazione tossica e morte del lavoratore in una fabbrica, figuriamo quando si tratta del rapporto fra una zona industriale e un'intera città. — Allora non vi sono certezze sui disastri che l'inquinamento provoca ad Augusta? — Non esistono precisi dati epidemiologici sui quali impostare un discorso del genere, ma certezze in altri campi ce ne sono fin troppe: la prima è che le industrie chimiche scaricano ancora nell'aria e nel mare una quantità enorme di veleni, molte più tonnellate l'anno dì quanto le vecchie e le nuove leggi consentono. Un esempio? La campionatura dei fanghi della rada di Augusta ha fatto trovare 150 parti per milione di mercurio: per avere un'idea della gravità di questa situazione bisogna ricordare che un pesce, secondo le norme di legge in vigore, per essere commestibile non deve contenere più di 0,7 parti per milione di mercurio. — Lei preferirebbe essere impegnato contro la mafia — che ad Augusta non c'è — o combattere questa battaglia ecologica? — Preferisco combattere contro il cancro, che contro la mafia. Il problema ecologico, secondo me, ha una valenza sociale enorme. La mafia dà un senso di disperazione, di ripetitività, di pessimismo. Non dico assolutamente che ci si debba rassegnare a non combattere, ma per quanto mi riguarda questo terreno vergine che è l'ecologia dà oggi molte più speranze di successo già legittimate dai primi risultati positivi. Io trovo che non sia grave ad Augusta il tasso di certezza sui danni che l'ambiente inquinato provoca sulle persone. Ciò che è molto più grave è la mancanza di controlli e di disposizioni amministrative, locali e regionali, per ridurre le emissioni velenose, idriche e gassose, che avvengono in misura nota, clamorosa, pericolosa. Franco Giliberto

Persone citate: Condorelli, Melilli, Nino Condorelli, Priolo