«Non chiediamo avalli a Reagan» precisa il segretario della dc in Usa

«Non chiediamo avalli a Reagan» precisa il segretario della dc in Usa Il leader del partito di maggioranza in visita a Washington «Non chiediamo avalli a Reagan» precisa il segretario della dc in Usa Piccoli ha detto che la sua presenza in America rientra nella prassi di scambio di vedute «collaudata con De Gasperi e sviluppata da Moro» - Esaminate le prospettive di «una guida non democristiana» in Italia - Una cena con centinaia di italo-americani DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK — La democrazia cristiana non chiede al governo Reagan nessun avallo per nessuna politica e non cerca di precludere con una speciale intesa nessun cambiamento in Italia, né tanto meno l'accesso a Washington agli altri partiti italiani. Vuole invece uno scambio di valutazioni e un confronto di idee e la conferma dei rapporti storici tra Stati Uniti e l'Europa. l'Italia in particolare, in un periodo di drammatici eventi internazionali. Questo nella sostanza, ha detto Flaminio Piccoli parlando ai giornalisti. •è il significato della mia visita a Washington che s'inquadra in una prassi ormai collaudata. Ed esprime la continuità di una linea tracciata con De Gasperi e sviluppata da Moro». Alla luce di una possibile visita di Craxi a Washington, subito dopo la sua. Piccoli ha anche esaminato la prospettiva di una guida «non democristiana» del governo in Italia. Ha lasciato intendere che non la ritiene realizzabile sino a che -la legittima aspirazione di ogni partito a capeggiare un Paese non si sia tradotta nel voto popolare». -Noi saremo lieti di una presa di contatto dell'on. Craxi con la leadership americana: è un metodo di democrazia fondamentale. Ma ricordiamo che non è la prima volta che in Italia si dibatte la questione di un cambiamento al vertice dei poteri: ciò è possibile nella misura in cui coinvolge una larga rappresentanza popolare». Piccoli ha rivendicato al suo partito il merito -di aver coinvolto tutte le forze democratiche nell'Alleanza atlantica» e di -aver rinnovato i propri quadri almeno quanto il partito comunista, e forse più di tutti gli altri». Questi, a suo parere, sono i titoli che legittimano la permanenza della de al comando delle coalizioni che dalla fine della guerra si sono succedute a Roma. Nella tappa newyorkese di venerdì, la prima in territorio americano. Piccoli si è trovato di fronte a due pubblici completamente diversi: uno di inviati e corrispondenti agitato dalle polemiche sulle precedenti visite a Washington di Martelli, Manca e Colombo; l'altro di immigrati e di italo-americani in gran parte simpatizzanti della de. riuniti in una cena organizzata in suo onore dalla -Internazionale della Grande Italia» al ristorante Delmonte di Brooklyn. Nell'incontro coi giornalisti al consolato, il leader democristiano ha discusso pertanto sostanzialmente la politica interna italiana, mentre nel discorso successivo ha insistito sulla nostra presenza negli Stati Uniti. Piccoli ha inquadrato la sua visita «non in una ricerca di primogenitura, ma in una naturale simpatia tra partiti non ideologici quali la de e i partiti americani», precisando che -essa era stata immaginata in una seduta della direzione già prima delle elezioni Usa». Ha negato che esista contraddizione nell'interesse per due governi cosi lontani come quelli di Carter e di Reagan: -Non abbiamo mai espresso avversione al secondo: lo giudicheremo dalla linea che seguirà», ha detto. -E comunque concordiamo con la sua denuncia dell'espansione sovietica e con la gravità del suo giudizio su crisi quali quelle dell'Afghanistan e della Polonia». Senza esitazioni Piccoli ha manifestato la disponibilità ad analizzare con gli ospiti a Washington -il problema comunista» . - Vi ricordo — ha di- chiarato—che noi siamo sempre stati assolutamente autonomi e abbiamo compiuto scelte non sempre condivise da altri, rimanendo costantemente nel solco della tradizione. Di fronte al problema pc noi abbiamo evitato la ghettizzazione, tentato di favorire l'evoluzione di questo partito verso un distacco dal cosiddetto socialismo reale». Ha proseguito Piccoli: -Noi non abbiamo speculato neppure sulle polemiche e sui santuari scoppiati intorno al terrorismo. E abbiamo sacrificato anche molto del nostro potere pur dì non accedere con il pc alle giunte locali, cosa che avrebbe comportato il sacrificio dei nostri principi». Alla domanda se l'Italia accoglierebbe o no una richiesta americara di un ulteriore riarmo, l'alto esponente della de ha operato una precisa distinzione. «Se una richiesta del genere verrà avanzata — ha detto — la de compirà le necessarie valutazioni sulle ragioni che la motivano. In ogni caso — ha aggiunto — la decisione spetterebbe non al nostro partito ma. al governo, di cui noi siamo solo una componente, sia pure la principale». -Voglio fare presente — ha precisato — che l'Italia si attiene però ad una linea europea: vuole cioè che esami siffatti avvengano in base ai principi di solidarietà della Cee». Alla cena al ristorante Deimonte, cui hanno partecipato centinaia di italo-americani, e i rappresentanti italiani a New York, l'ambasciatore all'Onu La Rocca e il console De Bosis, Piccoli ha elogiato il lavoro italiano all'estero. La serata è servita a Piccoli per una presa di contatto con l'ambiente politico newyorkese, nella persona del senatore D'Amato, che di recente è stato nel Meridione per gli aiuti per il Mezzogiorno, e che rappresenta nel Congresso americano la nuova destra. e. c.