Domani il Papa nell'Asia ancora terra di missione

Domani il Papa nell'Asia ancora terra di missione Si fermerà sei giorni nelle Filippine, tre in Giappone Domani il Papa nell'Asia ancora terra di missione CITTA' DEL VATICANO — Dieci anni dopo il viaggio asiatico di Paolo VI, anche papa Wojtyla parte domattina per l'Estremo Oriente; è diretto nelle Filippine (sei giorni), nell'isola di Guam (22 ore) e in Giappone (tre giorni e mezzo). Rientrerà'a Roma venerdì mattina 27 febbraio, via Polo Nord (primo pontefice in assoluto) con una sosta e Messa officiata nel gelo di Anchorage, in Alaska, che è l'avamposto degli Stati Uniti verso l'Urss. «£' un viaggio in mondi contrapposti», dicono in Vaticano. L'Estremo Oriente è, da quattro secoli, l'obiettivo della Chiesa missionaria, ma su due miliardi e mezzo di abitanti appena 65-70 milioni sono cattolici. E' finora impossibile convertire i musulmani, è arduo con i buddisti, gli induisti, gli scintoisti eccetera. Le Filippine sono la sola «nazione cattolica» dell'Asia: quaranta milioni di fedeli su quarantotto milioni e mezzo di abitanti. Perciò Paolo VI vi andò nel 1970 e Wojtyla vi torna. I vescovi sono 103, di cui 87 in attività; i sacerdoti cinquemila (uno per ottomila cattolici), le suore circa settemila. L'arcipelago delle Filippine, formato da 7101 isole (di cui 800 abitate), è il simbolo del mondo sfruttato da imprese occidentali e giapponesi, che trovano pieno sostegno nella dittatura di Marcos e di sua moglie Imelda, al potere dal 1965. Per due volte il papa ha rinviato il viaggio in attesa che Marcos abolisse la legge marziale proclamata nel '72. Soltanto il 17 gennaio scorso fu soppressa, tranne nell'isola meridionale di Mindanao dove combattono 1 guerriglieri musulmani, che il governo accusa di essere filocinesi. Il reddito procapite è sui 750 dollari annui (dati governativi), la paga di un operaio è di duemila lire il giorno. I vescovi, prima divisi, hanno trovato una maggiore unità contro la repressione dal 1974 quando il cardinale Jai- me Sin è divenuto primate. Ora la Chiesa segue una strategia di «collaborazione critica» verso Marcos, che tenta di bloccare ogni iniziativa in difesa dei diritti civili colpendo gli ordini religiosi e minacciando di introdurre il divorzio e l'aborto. E' un cattolicesimo passionale, talora folcloristico e superstizioso, ma solido. Per papa Wojtyla la tappa filippina sarà difficile, a causa dello sfruttamento che ne tenta Marcos: non a caso, dopo l'annuncio del viaggio, ha indetto le elezioni per il prossimo maggio. Il Giappone è il simbolo del «mondo contrapposto». Una società avanzata, post-religiosa, dove il reddito è fra i più alti, le religioni sono piuttosto fenomeni estetici e filosofie di vita nel culto degli antenati. Nel vocabolario giapponese non esiste l'equivalente di Dio in senso monoteistico, tanto meno nel concetto cristiano. «/ giapponesi nascono shintoisti, si sposano con il rito cattolico (15 per cento), muoiono buddisti», dice un vecchio missionario. Su 115 milioni di abitanti, i cattolici sono appena quattrocentomila, quanti erano tre secoli fa. Costituiscono, però, una minoranza rispettata, con prestigio sociale e culturale. Le migliori scuole e università sono dirette da religiosi cattolici. L'isola di Guam, protettorato e base avanzata degli Stati Uniti, è a metà strada fra questi due mondi: l'idendità dei 120 mila nativi è orientata alla gioia (ogni circostanza è motivo di «fiesta»), alla semplicità, ma il benessere importato sta cambiando questa mentalità. La tappa a Guam non è soltanto un gesto pastorale verso quei pochi cattolici sperduti nel Pacifico, ma anche un riguardo diplomatico agli Stati Uniti. Lamberto Fumo

Persone citate: Lamberto Fumo, Paolo Vi, Wojtyla