Il magistrato prepara accuse più gravi ai legali arrestati? di Giuseppe Zaccaria
Il magistrato prepara accuse più gravi ai legali arrestati? Gli avvocati romani scioperano tre giorni per protesta Il magistrato prepara accuse più gravi ai legali arrestati? I documenti Br pubblicati sarebbero testi «nuovi», ottenuti direttamente Arrestato a Fiumicino anche l'ing. Padello, che con Di Giovanni, Lombardi e Fiorillo era nel comitato di redazione della pubblicazione sotto inchiesta ROMA — Libertà di opinione e diritto alla difesa hanno subito una contemporanea, preoccupante aggressione: il giudizio degli avvocati romani sugli arresti di Eduardo Di Giovanni e Giovanna Lombardi è questo. Ed è per gli stessi motivi che la risposta della categoria alla decisione della Procura sarà durissima: i legali si asterranno dalle udienze fino a mercoledì prossimo (giorno di una nuova assemblea generale convocata dal loro Ordine), terranno nel frattempo in tribunale un'«assemblea permanente» che punterà a coinvolgere nella protesta altre categorie. Per la prima volta, è stato deciso anche di organizzare «operazioni di convincimento» dinanzi alle aule, nell'ipotesi che alcuni avvocati volessero partecipare egualmente all'attività giudiziaria. Una posizione nettissima, che rispecchia quanto ieri per tutta la mattinata si è sentito dire in una nuova riunione degli avvocati. L'accusa di -pubblica istigazione a compiere delitti contro la perso¬ nalità dello Stato» rivolta ai responsabili di una pubblicazione che resta liberamente in vendita, ha unito nella stessa protesta legali del «movimento» e difensori di neofascisti, professionisti «puri» e avvocati legati a partiti politici, con la sola eccezione di quelli del pei. Gli avvocati hanno deciso di portare la loro protesta anche fuori dalle aule di giustizia. L'assemblea di mercoledì prossimo sarà aperta alle forze politiche e sociali, al più presto sarà organizzato un convegno sulle libertà costituzionali del cittadino, con in primo piano il diritto di difesa e la libertà di stampa. Nel frattempo ogni attività civile e penale resterà bloccata: il «caso Di Giovanni» minaccia insomma di condizionare a lungo, e pesantemente, il funzionamento degli uffici romani. Ma la Procura, per il momento, sembra decisa a proseguire per la propria strada, anche se alcuni segnali lasciano prevedere a breve scadenza qualche aggiustamento di tiro. Ieri il quarto componente del comitato di redazione della rivista incriminata, Giancarlo Padello, un ingegnere di 44 anni che lavora all'Ibm, è stato arrestato all'aeroporto di Fiumicino. Alla prima ondata di arresti era sfuggito perché si trovava a Milano: l'altra sera è rientrato a Roma in aereo e ha trovato ad attenderlo i carabinieri. Adesso si trova a Rebibbia, con il giornalista che era finito in carcere insieme agli avvocati, Carmine Fiorillo. I primi interrogatori, per gli imputati, si prevede avverranno nel pomeriggio di lunedi: ieri infatti Luciano Infelisi, il magistrato che ha spiccato gli ordini di cattura, è partito, ufficialmente con destinazione Milano. Sembra voglia incontrarsi con alcuni colleghi che si occupano di terrorismo per controllare documenti recuperati di recente in alcuni «covi», ma non si esclude che voglia sentire un terrorista «pentito» per cercare conferme sul ruolo che oggi a Di Giovanni viene attribuito. Le tesi della Procura sembrano cominciare a definirsi: nell'abitazione di Di Giovanni, al momento dell'arresto, sono stati trovati un breve dattiloscritto, con appunti sulle elaborazioni teoriche del «partito armato», e una lettera di Renato Curcio che evidentemente accompagnava un altro documento. Sono elementi che non sembrano aggiungere nulla agli argomenti dell'accusa: ma se i segnali colti ieri sono indicativi, Infelisi si appresta a modificare, aggravandole, le imputazioni contro i due legali. Nell'impostazione del magistrato sembra emergere una distinzione fin troppo sottile tra i momenti dell'attività sfociata nella pubblicazione de -L'ape e il comunista». In sostanza, Infelisi ragiona cosi: l'«istigazione» nasce dal fatto che il libro non si limitava a raccogliere vecchi scritti delle Brigate rosse, documenti già noti In questo caso, qualunque affermazione fosse stata contenuta in quei documenti, l'attività del «comitato di redazione» della rivista sarebbe stata inattaccabile. A giudizio di Infelisi, il reato nasce invece dalla «novità» dei documenti, e più ancora dal fatto che Di Giovanni li avrebbe cercati, sollecitati, ottenuti, e in qualche caso, secondo il giudice, perfino compilati. Giuseppe Zaccaria
Persone citate: Carmine Fiorillo, Fiorillo, Giancarlo Padello, Giovanna Lombardi, Infelisi, Lombardi, Luciano Infelisi, Renato Curcio
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