Rapina un tassì, finisce nel fosso poi chiede aiuto pistola in pugno
Rapina un tassì, finisce nel fosso poi chiede aiuto pistola in pugnoLa folle notte di un giovane milanese in pensione a Torino Rapina un tassì, finisce nel fosso poi chiede aiuto pistola in pugno E' stato arrestato a Porta Nuova con addosso l'arma e il denaro portato via alle sue vittime - Somiglia molto al giovane che è ricercato per l'assassinio del tassista Dopo una notte insonne. Cesare Cappa, 25 anni, nato a Cintano, presso Castellamonte, stava tornando da Porta Nuova alla pensione di via S. Secondo 59, dove alloggia quando una «Volante» l'ha fermato per sospetto vagabondaggio. «Mi scoppia la testa, non so che cosa mi sia successo» ha detto ai poliziotti, balbettando vistosamente. E' stato catturato cosi 11 giovane che l'altra sera, alle 22, ha portato via soldi e macchina a un tassista, cui aveva chiesto di essere accompagnato a Cintano, è uscito di strada con l'auto rapinata, ha ferito a un braccio con un colpo di pistola l'automobilista che l'aveva soccorso e che, sotto la minaccia dell'arma, ha dovuto riportarlo in città. Nel borsello, il Cappa aveva i soldi presi alle sue vittime e una pistola calibro 7,65. Dal caricatore mancavano 5 proiettili. Ha confessato. Ma il dott. Sassi, della sezione omicidi della Questura, che per tutta la notte era stato impegnato nelle ricerche, si è ricordato che il 29 dicembre '80, alla stessa ora in cui ha avuto inizio la folle notte del Cappa, un altro tassista, Giovanni Palazzo, caricò un cliente che aveva chiamato da un bar di via Belli 39 e fu trovato ucciso poco dopo vicino al castello in disuso di Collegno, sulla tangenziale. Un delitto assurdo. Spiega il commissario Sassi: «La figura del Cappa ricorda quella dell'assassino di Giovanni Palazzo. Un giovane magro, dal comportamento strano, che uccise per rapina. Secondo particolare: il Cappa balbetta. Anche lo sconosciuto che dal bar di via Belli telefonò al 5737per chiamare un taxi aveva la voce malferma». Cosi, dopo averlo arrestato per rapina e tentato omicidio, il dott. Sassi ha anche contestato al Cappa la possibilità che nei suoi confronti si apra un'inchiesta per omicidio a scopo di rapina. Il giovane ha negato decisamente Ma chi è Cesare Cappa? Abita a Milano, dove faceva il cuoco, in via Messina 6. A Torino aveva trovato un lavoro come tornitore in un'officina di via Capelli 35. E' incensurato. Eppure, alle 22 di giovedì, con una pistola nel borsello, è salito sul tassi di Vito Colacicco, 48 anni. Cascine Vica, fermo al posteggio di Porta Nuova. »Mi porti a Cintano». A pochi chilometri dal paese, però, il Colacicco è costretto a consegnare il portafogli con 20 mila lire e a scendere dall'auto, una 128. L'autista dà l'allarme alla centrale, collegata con il «113». La corsa in auto del Cappa si conclude quasi subito. All'altezza del bivio per Cintano esce di strada, senza ferirsi. Un geometra di Castellamonte, Domenico Vercellone, 23 anni, che sulla sua «500» sta tornando a casa, lo vede sul ciglio. Crede che sia un tassista. E il Cappa non esita a dargli una sua confusa, ma abbastanza verosimile, versione. Sale sulla «500». Dopo qualche centinaio di metri estrae la pistola, intima al suo soccorritore di dirigersi a Torino. Racconta il Vercellone: •Parlava molto, frasi sconnesse, senza filo logico. D'improvviso, ha sparato, non mi ha detto perché». Uno dei due proiettili esplosi (perché dalla pistola ne mancano 5?) colpisce il Vercellone a un braccio. Lo sconosciuto si fa accompagnare fino a Porta Nuova, restituisce 50 mila lire. Il rapinatore Cesare Cappa - Domenico Vercellone
Persone citate: Cappa, Cesare Cappa, Colacicco, Domenico Vercellone, Vercellone
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