Nuovo Zimbabwe e odio antico di Mario Ciriello

Nuovo Zimbabwe e odio antico OSSERVATORIO Nuovo Zimbabwe e odio antico «Colpirò, come un martello, chiunque si ammutinerà», minacciava nei giorni scorsi il premier dello Zimbabwe, Robert Mugabe. Il leader dell'ex Rhodesia ha mantenuto la promessa e, «come un martello», ha schiacciato una volta di più gli avversari. Dall'inizio di febbraio ex unità di guerriglieri di Joshua Nkomo attaccano ex unità di guerriglieri di Mugabe, e tentano di conquistare installazioni civili o militari. E' una situazione irta di pericoli. Gli uomini di Nkomo non potranno piegare Mugabe, ma potranno tenere lo Zimbabwe in una crisi cronica, con spasmi sanguinosi. Centinaia di persone sarebbero morte negli ultimi combattimenti, quelli di mercoledì e giovedì, attorno a Bulawayo, il grande centro nella regione sud-occidentale. Grossi reparti di militari che prima dell'indipendenza (18 aprile 1980) avevano lottato contro i bianchi nelle schiere di Nkomo, il «padre della patria», si sono ribellati contro le autorità del nuovo Stato, hanno occupato caserme e hanno tentato di convergere, in varie colonne, su Bulawayo stessa. Mugabe ha contrattaccato immediatamente con fanterie, mezzi blindati e aerei. Ieri sera gli ammutinati si sono arresi. E chi non si è arreso è fuggito. Come tutte le nazioni nate con la morte dell'era coloniale, anche lo Zimbabwe è lacerato da conflitti tribali. Si sapeva che ciò sarebbe avvenuto, soltanto gli illusi potevano pensare che l'unità nera sarebbe sopravvissuta alla guerra contro i bianchi. Ridotti all'essenziale, i fatti sono questi. La popolazione dell'ex Rhodesia è divisa in due grandi gruppi tribali: la stragrande maggioranza è shona, la minoranza è matabele. Robert Mugabe è il leader shona, Joshua Nkomo è il leader matabele. Due grandi e illustri capi, ma con impari basi di potere. Sono «5unque gli ex guerriglieri matabele quelli che ripudiano or<? lo «Stato shona» di Mugabe. Cominciano a respingere, in numero crescente, l'integrazione con gli ex partigiani di Mugabe nelle Forze Armate nazionali; premono per asserire la loro presenza. Le tensioni non sarebbero esplose forse in modo tanto drammatico se, in gennaio, Mugabe non avesse privato Nkomo del vitale dicastero degli Interni. Per non esasperare la situazione, Nkomo ha accettato un altro incarico ministeriale di modesto peso, ma i suoi «falchi» chiedono vendetta. Gridano: «Gli shona vogliono ridurci a una minoranza impotente». Robert Mugabe, un «marxista pragmatico», non vuole certo schiacciare i matabele: tuttavia è sotto il fuoco degli estremismi, matabele nonché shona, retaggio della guerra e delle sofferenze. Non basta. Per poter sconfiggere i ribelli, non può valersi che di un'unica forza fidata, la Rhodesian African Rifles, formata per lo più da bianchi, un «residuato» coloniale: ed è quanto ha fatto con successo a Bulawayo. Ma l'uso prolungato di questo corpo, odiato da tutti gli ex partigiani, matabele e shona, non può giovare al prestigio e del governo e dello Stato. C'è il perìcolo di un nuovo Biafra, cioè di una guerra civile? Si, c'è: ma prevale ancora l'ottimismo. Il tempo e il benessere dovrebbero sanare molte delle piaghe che tormentano oggi il giovane Zimbabwe. Mario Ciriello Mngabe: il retaggio tribale di un altro Biafra

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