Milano: gli arrestati come leoni in gabbia in due baracche nel cortile della Questura

Milano: gli arrestati come leoni in gabbia in due baracche nel cortile della Questura Sature le camere di sicurezza, stracolmo il carcere S. Vittore Milano: gli arrestati come leoni in gabbia in due baracche nel cortile della Questura DALLA REDAZIONE MILANESE MILANO — Ufficio del capo della squadra mobile, squilla un telefono: otto arrestati in arrivo. Normale amministrazione in una qualsiasi questura, non in quella di Milano. Qui, infatti, di posto non ce n'è più per nessuno. Le camere di sicurezza stracolme e nel cortile due baracche di 2,45 metri per 7,80. Baracche di plastiche senza una panca (e non parliamo di servizi igienici perché è come chiedere la luna), in cui attualmente sono ospitate 26 persone che si aggirano letteralmente come leoni in gabbia. La notte dormono per terra e se hanno bisogno dei servizi igienici, sono costretti a chiamare gli agenti di guardia e a farsi accompagnare. -Insomma — dice Antonio Pagnozzi, dirìgente della squadra mobile — condizioni igieniche precarie e norme di sicurezza zero». Nel cortile buio della questura, infatti, tre «volanti» a -fare la guardia»; sono pattuglie sottratte ad altri servizi e ciò provoca dei notevoli problemi oltre a non garantire che una parvenza di sicurezza. -Quando il carcere di "San Vittore" non ci consente, per problemi di spazio fisico, di inviare almeno 10,12 persone al giorno — spiega Pagnozzi — qui è il caos. C'è chi sta ormai da sei giorni in queste condizioni e non abbiamo dove mandarlo. Inoltre è una continua violazione della legge che fissa in 24 ore il limite massimo di permanenza in camera di sicurezza o comunque in luogo diverso dalle carceri. Le nostre camere di sicurezza possono ospitare al massimo 23,24 persone. Attualmente ce ne sono 56». D'accordo, ma visto che questa situazione non si è creata ieri e si trascina da qualche anno, non sono stati individuati rimedi? -Il questore, il ministero, le autorità carcerarie, i magistrati. Tutti sensibili al problema, ma nessun segnale di soluzione. In realtà si tratta di una reciproca impossibilità a trovare una qualche via d'uscita e nel frat¬ tempo la gente sta nelle baracche del cortile. Anzi in certi momenti, quando qui materialmente non entra neanche uno spillo, sono i commissariati a doversi arrangiare. Come? Li chiudono in qualche ufficio». La situazione è in questo periodo ulteriormente aggravata dai lavori in corso in questura per cui si è reso inutilizzabile il vecchio -camerone dei fermati» che, pur precariamente, smaltiva una parte del traffico quotidiano. Insomma, una realtà inumana che logicamente preoccupa i dirìgenti della questura. Perché già qualche tempo fa i detenuti si ribellarono al trattamento loro inflitto. Si sconta cosi l'inadeguatezza di una struttura carceraria come quella di San Vittore che è ormai cronica: attualmente nel carcere milanese sono in atto dei lavori di ristrutturazione che dovrebbero aumentarne la capienza. Si tratta di pazientare? Per -quelli delle baracche» non è cosi facile.

Persone citate: Antonio Pagnozzi, Pagnozzi

Luoghi citati: Milano