Fioravanti sarebbe coinvolto pure nella strage di Bologna di Giuliano Marchesini

Fioravanti sarebbe coinvolto pure nella strage di Bologna Si allarga l'inchiesta sull'omicidio dei due carabinieri Fioravanti sarebbe coinvolto pure nella strage di Bologna Due giudici emiliani avrebbero già compiuto nel Veneto alcuni interrogatori Portato a Padova uno dei tre presunti neofascisti presi a Milano -1 tre costituirebbero, secondo gli inquirenti, il nucleo logistico di Terza posizione DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE PADOVA — Gl'inquirenti hanno sfiorato i complici di Valerio Fioravanti fuggiti dopo l'assassinio dei due carabinieri di Padova: a poche ore di distanza dalla tragica sparatoria i terroristi neri erano rintanati in una mansarda in via dei Tadi 5. a Padova. Quando ufficiali e militi hanno fatto irruzione nel «covo», i componenti il «commando» neofascista se n'erano andati da poco, forse da qualche minuto: le tracce non lasciavano dubbi. Nel precipitoso sgombero, 11 gruppo ha lasciato nell'alloggio una bomba a mano e un giubbotto antiproiettile, sul quale per 11 momento le esigenze istruttorie 'impongono il silenzio» agli Investigatori. Ora il cerchio delle ricerche si allarga. In questa inchiesta si inquadra anche un'operazione compiuta dai carabinieri del gruppo di Milano, con l'appoggio del nucleo regionale di polizia tributaria della Guardia di Finanza. Tre persone (che secondo i carabinieri costituirebbero il nucleo logistico di Terza posizione; quello militare faceva capo a Fioravanti) sono in stato di arresto: Angelo Manfrin, 37 anni, di Legnago (Verona), Carla Rosa, ventiduenne, milanese, e Paolo Decaminada, 34 anni, originario di Cles nel Trentino, che era evaso dalla colonia penale di Isili (Cagliari). Questa nuova fase dell'indagine era già stata anticipata ieri, quando si parlava di un arresto e di un fermo. Il personaggio al quale viene rivolta particolare attenzione, in questo momento, è Angelo Manfrin: secondo gli inquirenti, il veronese aveva la disponibilità di almeno due «basi» a Padova, e di altre due a Milano. Ma quali sono i ruoli che gl'investigatori padovani attribuiscono alla ragazza e ai due uomini? Il sostituto procuratore della Repubblica Vittorio Borraccetti precisa che Manfrin e Carla Rosa sono stati sentiti «come indica¬ ti a piede libero» neli indagine sulla sparatoria, nella quale hanno perduto la vita i due carabinieri di Padova. -Sono persone — aggiunge — che si ricercavano per questa istruttoria, e sono state arrestate a Milano per altri fatti. Siccome per noi erano molto interessanti, abbiamo chiesto che Angelo Manfrin fosse condotto qui. Per il momento, a carico dei tre non abbiamo preso alcun provvedimento. Ma non ci sono problemi, dato che sono già in carcere. Il caso implica comunque una valutazione complessiva». Dunque, personaggi «molto interessanti» per i giudici di Padova, anche se si è ancora al livello degli indizi. -E' troppo presto — insiste Borraccetti — per parlare di una rete di fiancheggiatori. Quel che richiama la nostra attenzione è l'esistenza di due filoni: criminalità comune da una parte e terrorismo dall'altra». E per queste strade stanno procedendo da qualche giorno gli investigatori. Una serie di accertamenti, di intercettazioni telefoniche, di appostamenti. Gli inquirenti ritengono che la mansarda di via dei Tadi fosse la «vera base operativa» del gruppo terroristico nero che ha assassinato i due carabinieri al Bassanello. Risulta che fino al lunedi precedente la tragica sparatoria, il covo fosse abitato da una ragazza e frequentato da un gruppo di giovani, uno dei quali vi si fermava spesso. Ora si tratta di tirare i fili dei collegamenti, di trovare tutti i passaggi fino all'ultimo rifugio del «commando» fascista. -E' un'indagine che si fa sempre più vasta, un po' per volta», dice il giudice Borraccetti. Intanto stanno agganciandosi a questa, altre in¬ chieste nelle quali è coinvolto «Giusva» Fioravanti. Prima di tutte, quella sulla strage di Bologna: c'è una lunga lista di domande per questo terrorista nero, accusato dai magistrati emiliani di partecipazione a banda armata e associazione sovversiva. Secondo voci che circolavano ieri, i magistrati che si occupano dell'istruttoria sull'eccidio alla stazione bolognese hanno già compiuto una trasferta nel Veneto. Il giudice istruttore Vito Zincani sarebbe stato a Padova per un primo sondaggio, per tentare di «approfondire». E stando ad altre indiscrezioni, il giudice bolognese Aldo Gentile sarebbe andato a Rovigo, dove avrebbe arrestato e interrogato un esponente della destra su presunti contatti con un personaggio di primo piano di «Terza posizione». Giuliano Marchesini