Il vecchio Concordato ha 52 anni ma quello nuovo resta «top secret» di Lamberto Furno

Il vecchio Concordato ha 52 anni ma quello nuovo resta «top secret» Forlani e Casaroli non confermano la conclusione delle trattative Il vecchio Concordato ha 52 anni ma quello nuovo resta «top secret» ROMA — 'Allora, presidente Forlani, tutto pronto per il nuovo Concordato?». Erano le venti di iersera, quando abbiamo rivolto la domanda a Forlani che, reduce dal voto di fiducia alla Camera, era appena giunto al ricevimento dell'ambasciatore d'Italia presso la Santa Sede per i cinquantadue anni del Concordato del '29. Il presidente del Consiglio aveva appena salutato il card. Agostino Casaroli, Segretario di Stato, che, arrivato un'ora prima, l'aveva atteso conversando a lungo soprattutto con il sen. Giovanni Spadolini, segretario del pri. i Anche a Casaroli avevamo posto lo stesso quesito e ci aveva risposto: » Penso che sia meglio lo domandi al presidente Forlani». Sembrava confermata, da questa battuta, la sensazione che la Santa Sede voglia tenersi fuori dal comunicato di lunedi notte nel quale Palazzo Chigi, riferendo un annuncio della delegazione italiana per le trattative, rendeva noto che «in settimana» tutto sarebbe stato concluso. 'Allora, presidente Forlani, tutto pronto per il Concordato?». Forlani, tranquillo come sempre, ci ha guardato un attimo, ha accennato un sorrìso. Poi ha scandito: 'Questo lo dicono i nostri tre delegati. C'è ancora da vedere, da esaminare E si è allontanato. tornando a conversare con il card. Casaroli. Non aveva chiarito il «piccolo giallo» dell'imminente conclusione «in settimana» di una coda di negoziato che il sen. Guido Gonella aveva preannunciato lunedi sera a Forlani, dal quale era stato ricevuto con la delegazione (professori Arturo Carlo Jemolo e Roberto Ago). Secondo Gonella, restava da «completare» l'articolo 7 del progetto che riguarda gli enti ecclesiastici. Si trattava, in sostanza, di stabilire se si dovesse dare una precisa normativa o lasciare libertà alla prevista commissione italo-vaticana per controllare se le migliaia di enti ecclesiastici conservino tale natura, e abbiano di- ritto a privilegi fiscali, o quali perseguano scopi diversi dal culto e dalla beneficenza. Gonella non aveva accennato agli altri due problemi, l'insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche e le verifiche delle Corti d'appello italiane sulle sentenze di nullità matrimoniali dei tribunali ecclesiastici. Spadolini aveva messo in dubbio che tutto si riducesse agli enti ecclesiastici e, persino, che nuove trattative fossero avvenute senza preventiva informazione del Parlamento. Dopo il lungo colloquio con il card. Casaroli — mentre gli esponenti de erano impegnati alla Camera per il voto di fiducia — Spadolini aveva detto quasi scherzando: «Mi sembra che via dei Caprettari (dove ha sede il pri) e i palazzi apostolici concordino perfettamente». Intendeva dire che non c'erano state trattative vere e proprie e, tantomeno, conclusioni definitive. Foniamo la richiesta a mons. Achille Silvestrini, «ministro degli Esteri» della Santa Sede e capo della delegazione vaticana, composta anche di mons. Audrys Backis e del gesuita Salvatore Lener. La risposta è un po' evasiva: •SI, ci siamo visti. La delegazione italiana non è mai stata sciolta, come si è scritto». Ma non è chiaro se si sia trattato di vero negoziato o di contatti informali. La conclusione che si ricava è che sarà quasi impossibile raggiungere una intesa entro questa settimana. L'ostruzionismo dei radicali alla Camera sul fermo di polizia aveva influito sul ricevimento all'ambasciata, ritardando l'arrivo di Forlani, Piccoli, Rognoni e altri esponenti de, ma anche facendo saltare un dibattito organizzato per ieri pomeriggio dal pli, nel quale i capigruppo avrebbero dovuto rispondere alla domanda: 'Silenzio sul Concordato?». Nei saloni dell'ambasciata si è visto il sen. Gianfranco Spadaccia, radicale, ovviamente contrario a qualsiasi Concordato: una presenza giudicata singolare. Fuori del ricevimento, Zanone ha ripetuto che l'Italia non è la Polonia e, dunque, «non è necessario alcun Concordato perché la Chiesa ha tutte le garanzie necessarie». L'on. Valdo Spini, socialista e valdese, protestando per la mancata notizia al Parlamento prima delle assente trattative, ha domandato se si voglia collegare l'approvazione delle Intese con i valdesi e i metodisti al nuovo Concordato, benché le prime siano state raggiunte da tre anni. Lamberto Furno

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