Le schiave del merletto cinese
Le schiave del merletto cinese Nel piccolo paese di Mirabella Imbaccari presso Catania Le schiave del merletto cinese Sono circa 2500 donne giovani e anziane che lavorano giorno e notte al tombolo per cifre irrisorie e senza previdenze sociali - Il problema doveva essere affrontato dalla Regione, ma poi non è accaduto nulla CATANIA - Porse in nessun altro paese del mondo, come a Mirabella Imbaccari (capitale d'Italia del merletto cinese) vengono sfruttate tante donne in una volta. Mirabella (93 chilometri da Catania) è un paese agricolo che sulla carta ha 9500 abitanti; in effetti, a causa dell'emigrazione che da venfanni è un'emorragia inarrestabile, oggi gli abitanti non sono più di 6000, la metà donne. Si calcola che di esse almeno 2500, dagli otto ai settantanni ed oltre, lavorano in casa, col tombolo. L'identikit di queste lavoratrici, pagate a cottimo con cifre irrisorie, suscita commozione e sdegno insieme: c'è la casalinga che ha bisogno di arrotondare il salario del marito, la bambina che dà una mano alla madre, la vedova che deve mantenere i figlioletti, l'anziana priva di pensione, la studentessa che non può acquistare i libri. Chi ha bambini piccoli comincia a lavorare alle quattro del mattino; poi. rigovernata la casa, dopo pranzo torna al tombolo, ricomincia a fare merletti la sera, dopo cena, spesso fino a notte alta. Con questo ritmo, senza alcuna forma di prevenzione e assistenza, una donna può approntare, in un mese, i merletti per un lenzuolo. Se si ammala non guadagna nulla; quando diventerà anziana, non avrà diritto a pensione tranne che abbia versato di tasca sua i contributi. Questo tipo di artigianato produce enormi giri d'affari. Sono affari, però che concludono altri, non certo le lavorat ri n< L'attività è nelle mani di una dozzina di persone. 1 cosiddetti committenti. Sono essi che si mettono in contatto con le donne, commissionano il lavoro fornendo filo e disegni. Un'attività che dà parecchio guadagno considerato che un lenzuolo pagato a una di queste donne non più di 120 mila lire (30 giorni di lavoro. 4 mila lire al giorno), il negozio o il rappresentante lo vende a più di due milioni. E' dal 1910 che il tombolo è entrato in quasi tutte le famiglie di Mirabella Imbaccari. come strumento di lavoro. Furono quattro suore missionarie a importarlo dalla Cina. I principi di Biscari, signori di Mirabella Imbaccari, ne favorirono la diffusione in paese per assicurare alle giovanette un avvenire con un lavoro de¬ licato e pulito. Certo non pensavano che la loro benefica iniziativa un giorno sarebbe sfociata in uno sfruttamento collettivo. La Regione, più volte invi' tata a regolamentare la mate ria, a dare un assetto giuridi co a tutte queste donne lavoratrici e a far si che esse stesse potessero gestire la propria attività, dopo vaghe promesse ha mollato. -L'anno scorso — dice il dott. Orazio Interlandi, ex capogruppo comunista — la giunta dc-pci era sul punto di risolvere il problema. Si pensava di creare una mostra mercato permanente gestita dalle stesse lavoratrici del tombolo. Ma l'amministrazione è caduta, adesso è retta da un commissario e la cosa non ha avuto seguito». Franco Sampognaro
Persone citate: Biscari, Franco Sampognaro, Mirabella, Orazio Interlandi
Luoghi citati: Catania, Cina, Italia, Mirabella Imbaccari
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