Minaccioso silenzio dell'Urss

Minaccioso silenzio dell'Urss Nessun commento alla nomina del generale Jaruzelski Minaccioso silenzio dell'Urss Ma un'invasione non sembra imminente: fra dodici giorni si apre il congresso del pcus e nella capitale sovietica, forse, si spera nell'azione del nuovo primo ministro polacco DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MOSCA — Come sovente è accaduto nei momenti di maggiore tensione della crisi polacca, l'Urss ha gettato un manto di silenzio sugli ultimi convulsi avvenimenti di Varsavia. Forse quel manto scomparirà presto, ma la Tass, che nelle ultime due settimane aveva dedicato interminabili atti d'accusa alle forze della •controrivoluzione», ha liquidato ieri in 29 righe il plenum del comitato centrale polacco nel quale il primo ministro Pinkowski si è dimesso e il generale Jaruzelski è stato nominato al suo posto. Non una parola di commento, neppure una riga sul verdetto della corte suprema che ha negato agli agricoltori la formazione del sindacato «Solidarietà rurale», men che meno un accenno alla dichiarazione di Kania secondo il quale «l'Urss potrebbe perdere la pazienza». E' il segnale conclusivo, forse, che Mosca ha davvero perso la pazienza, che ritiene la situazione polacca irrimediabilmente compromessa. La spina della Polonia è molto sofferta dall'Urss: dopo aver testimoniato l'insuccesso dell'appoggio psicologico dato a Kania per la sua opera di ricostruzione del tessuto sociale, il Cremlino può solo spera¬ re in un governo che è ora nelle mani di un generale cresciuto alla scuola di Mosca. Fino a qualche settimana fa, nonostante i preparativi militari al confine e il grido d'allarme lanciato da Washington, la situazione vista da Mosca non appariva estremamente grave, l'uso dei carri armati non sembrava imminente. Oggi chiunque viva qui scopre di essere saturato da un battage dei mass media il cui obiettivo può sembrare quello di preparare i sovietici all'inevitabilità dei fatti, alla difesa del socialismo, alla lotta contro i 'Sovversivi» di Varsavia. Neppure questo, tuttavia, significa che domani le divisioni corazzate dell'Armata Rossa accendano i motori e varchino le frontiere. C'è anzitutto l'esigua speranza che il nuovo primo ministro, facendo uso di un pugno di ferro del quale Pinkowski era forse incapace, riesca a riprendere il controllo della situazione. C'è, in secondo luogo, il congresso del pcus che si aprirà fra dodici giorni e che non può svolgersi con un'invasione in corso. Ci sono infine, a parte le considerazioni di carattere politico (ma lo stesso battagliero Reagan, visto da Mosca, appare oggi piuttosto tiepido sulla questione polacca) alcuni problemi di carattere tecnico (la neve e il gelo, per esempio) che complicherebbero qualsiasi azione militare. Per questi motivi, se lo scenario dei rapporti polacco-sovietici dovesse indurre Mosca a usare la forza, si ritiene negli ambienti occidentali della capitale sovietica che nulla potrà accadere prima di marzo-aprile. Eppure il quasi-silenzio della Tass di ieri appare molto minaccioso, forse proprio perché l'intervento di forza è come sottinteso. Le requisitorie degli ultimi giorni hanno fornito ai russi una spiegazione — ma anche la giustificazione di un possibile intervento — che finora era mancata. Si è parlato di «controrivoluzione», di «provocazioni» da parte di Solidarietà. f.gal.

Persone citate: Jaruzelski, Reagan