Espone Arno Breker, lo scultore di Hitler

Espone Arno Breker, lo scultore di Hitler A PARIGI UNA MOSTRA SEMICLANDESTINA DI DISEGNI E LITOGRAFIE Espone Arno Breker, lo scultore di Hitler DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PARIGI — Per la prima volta dopo la guerra, Arno Breker, lo scultore che entusiasmò Hitler, espone a Parigi un campionario della sua opera grafica. E' un ritorno semiclandestino quello del vecchio artista di Dusseldorf, che presenta una dozzina di disegni e litografie in una piccola galleria di Rue De Varenne, a pochi metri dall'Hotel Matignon (la residenza del primo ministro) Arno Breker non è venuto a Parigi per questa piccola esposizione, forse ha ritenuto che l'occasione non meritasse il viaggio. Ma avrebbe certo agito diversamente se le sue sculture fossero state accolte al Centro Pompidou nel quadro della grande mostra dedicata al 'Realismo in Europa fra le due guerre». Ma per quanto sollecitato a esporre un paio delle sue opere, Arno Breker ha dovuto declinare l'invito perché le sue statue sarebbero state presentate sotto la definizione che lo persegue da decenni, come una maledizione: «Lo scultore di Hitler». Breker in effetti è stato l'artista che ha adornato con le sue statue la Cancelleria, lo Stadio Olimpico, le piazze di Berlino dove si svolgevano i raduni di massa degli hitleriani, esaltati dalle parole del Fuhrer. Di quel clima sinistro, le statue classicheggianti di Arno Breker, le muse, gli atleti ignudi e virili, agivano come un richiamo visivo, tangibile di quella «nuova società» del super-uomo di razza ariana che Hitler vagheggiava. Naturalmente, l'artista nega di aver avuto qualsiasi responsabilità in quella sorta di tragico happening che soffiò impetuoso sulla Germania negli Anni Trenta, stravolgendo gli spiriti. In una intervista raccolta nella sua casa di Dusseldorf dall'inviato del supplemento settimanale del Figaro, lo scultore ha detto: .Ero nella mia torre d'avorio. Ho creduto di assistere al rinnovamento dell'arte voluto dal mecenate ufficiale, come era avvenuto nel Rinascimento, nella Roma dei papi o nella Firenze dei Medici. Ma non è vero che con le mie opere ho alimentato l'ideologia nazista. Io lavoravo cosi, con figure vigorose ed eroi classicheggianti, quando la Germania hitleriana non esisteva ancora. E' ingiusto etichettarmi per dieci anni di partecipazione al programma estetico del III Reich dimenticando gli altri cinquant'anni della mia opera». • Arno Breker era giunto a Parigi nel 1927 vivendo nella capitale francese la grande avventura dell'arte contemporanea, lavorando nel quartiere allora artistico di Montparnasse accanto a Brancusl, Belmondo, Picasso, Dall. Ma nel '33. lo scultore abbandona la vita parigina e rientra in patria, attratto dal favore che alcuni giovani artisti riscuotono presso 11 nuovo regime. Ed eccolo assurgere rapidamente alla notorietà, le sue statue piacciono a Hitler, solleticano il gusto che si nutre dell'ideologia nazista con i suoi scimmiottanti richiami al classicismo. Quando la bufera investe l'Europa, Breker scorta, al fianco di Speer, Hitler in visita a Parigi nel giugno del '40, lo accompagna all'Opera del Palais Garnier, sugli Champs Elysées. Durante l'occupazione alloggia in un appartamento riservato al celebre «Ritz» di Place Vendòme, tiene una esposizione all'Orangerie che stimola le Iperboli della stampa collaborazionista: viene paragonato a Michelangelo. Ma non aderisce mai al partito nazista e nelle sue opere compare soltanto una volta la croce uncinata. Alla fine della guerra viene processato, ma a suo carico non risulta nulla e alla fine è assolto, pur se resta schiantato dall'esperienza. Vive un po' in Austria e in Svizzera, poi rientra in Germania, ma è un esiliato nel suo Paese. La sua opera è andata quasi totalmente distrutta, lui si sforza di recuperare qualcosa, quello che è scampato al disastro. Si rimette a lavorare, con stile im¬ mutato, e a viaggiare per il mondo. Riconoscono il suo valore personaggi come Cocteau, Dall. Morand. oltre al re del Marocco Mohammed V, il poeta-presidente senegalese Senghor e ai cancellieri Adenauer ed Erhard che richiedono le sue opere. Il suo nome circola di nuovo nel mondo dell'arte dopo anni di vicissitudini, di oblio o di accuse sferzanti. Poco tempo fa, per la prima volta espone r. jgli Stati Uniti: è un successo, anche se U suo nome s'accompagna sempre a quello del suo funesto «protettore». .E' giusto che, a causa di Hitler, io sia messo al bando?». Adesso i suoi disegni (le solite figure di donne e uomini nudi) sono ricomparsi nella galleria parigina ed è preannunciata la pubblicazione d'uno spesso volume critico dedicato «ai 60 anni di scultura» dell'artista, cioè all'intero arco della sua opera, non soltanto a quella del «decennio maledetto». Breker spera che segni l'avvio della sua riabilitazione. ppat