Si chiedono nuove leggi per la sicurezza in mare

Si chiedono nuove leggi per la sicurezza in mare Iniziata un'indagine conoscitiva sul problema Si chiedono nuove leggi per la sicurezza in mare Gran parte delle nostre navi sono vecchie e insicure - Anche per questo solo il 20 per cento dei diplomati si imbarca LA SPEZIA -1 centri rivieraschi della Liguria, specie di questo tratto del Levante, hanno sempre fornito un gran numero di naviganti; era un mestiere che il padre lasciava in eredita ai figli. Ma da almeno vent'anni non è più cosi: gli istituti nautici, è vero, sfornano ancora aspiranti capitani di lungo corso o direttori di macchina, ma solo il venti per cento, ottenuto il diploma, sceglie poi la via del mare e per la nostra flotta mercantile è sempre più difficile trovare buoni ufficiali o marittimi disposti a spendere buona parte della vita sulle carrette che battono gli oceani. La professione del marittimo comporta troppi sacrifici; un lavoro sicuro in fabbrica o comunque a terra è preferibile a lunghi mesi di navigazione, per incoraggiare le «vocazioni» non basta più la promessa di buoni guadagni. E, soprattutto, ancora troppi rischi. Negli ultimi dieci anni si sono contati, per naufragi, incendi a bordo o collisioni, 250 morti solo nelle acque italiane; nel 1978, la nostra flotta mercantile ha subito undici naufragi e in questi ultimi due anni la situazione non è migliorata. Qualcosa dunque non funziona, le disposizioni che regolano la navigazione non offrono sufficienti garanzie, la legge è violata impunemente da troppi armatori, i responsabili di tanta incoscienza e leggerezza non sono colpiti, la morte è sempre in agguato sul mare. Dopo anni di allarmi e di polemiche, di accuse e di proteste, di inchieste quasi mal concluse sulle responsabilità, di tanti disatri, finalmente il problema è arrivato anche in parlamento e la decima conv missione Trasporti della Camera ha avviato un'indagine conoscitiva sulla sicurezza in mare, primo passo per una riforma delle attuali leggi sulla navigazione, una premessa per ridurre i rischi di chi lavora sulle navi. Coordinatore dei lavori e relatore dell'indagine conoscitiva è il deputato spezzino Luciano Faraguti, 43 anni, che ha già acquisito esperienza nel settore come presidente della Cassa Marittima Tirrena. 'Buona parte di questo importante lavoro per arrivare a leggi che garanti scano meglio la navigazione — dice — dipende dall'indagine che stiamo facendo. Bisogna anzitutto individuare le cause principali degli incidenti in mare e poi mettere il Parlamento in condizioni di creare le leggi che rimuovano le cause stesse». Perché tanti disastri in mare? Prima di tutto, perché il naviglio battente bandiera italiana è molto vecchio: il 43 per cento delle nostre navi ha superato i vent'anni di età. contro il 26 per cento della media mondiale; le unità considerate vecchie nel 1974 era no 693, ora sono già 750. Di questo passo, presto sarà quasi impossibile pretendere un controllo sull'agibilità delle navi che solcano i mari. " Continua l'on. Faraguti «Poi, si aggiungano i pericoli dei carichi speciali, navi per trasporto di gas, metano, petroliere, non tutte le unità hanno tecnologie di bordo adeguate al particolare gene re di trasporto e quindi aumentano i pericoli. Ma al problema delle tecnologie è lega to quello della professionalità del marittimo e attualmente non tutti i marittimi sono preparati per una navigazione con i nuovi strumenti». L'In dagine conoscitiva si occupe rà anche degli incidenti sin goli a bordo, delle disgrazie su piccole imbarcazioni da diporto e su pescherecci; un lavoro complesso che coinvolgerà armatori, capitanerie di porto, sindacati, Registro navale, collegio del capitani, altri ministeri, 1 comitati «Scaglili», sorti anni fa con il compito di richiamare l'attenzio-

Persone citate: Faraguti, Luciano Faraguti

Luoghi citati: La Spezia, Liguria