Chiesto il processo per 37 accusati di truffa allo Stato con la benzina

Chiesto il processo per 37 accusati di truffa allo Stato con la benzina Molti degli imputati sono anche coinvolti nello scandalo del gasolio Chiesto il processo per 37 accusati di truffa allo Stato con la benzina TORINO — A distanza di tre mesi dalla sentenza di rinvio a giudizio di 33 imputati coinvolti nel contrabbando di gasolio all'«Isomar», un'azienda della Val di Susa. sta arrivando in porto anche la seconda che vede al centro di traffici illeciti sempre la stessa ditta. Questa volta il contrabbando riguarda la benzina. In quaranta cartelle, succo di tre mesi di indagini condotte ad un ritmo sostenuto, il pm Mario Corsi ha chiesto al collega Mario Vaudano il rinvio a giudizio di 37 imputati. La frode patita dallo Stato dalla fine del '73 al marzo '76 è di cinque miliardi con 12 milioni di chili di benzina messa in commercio senza il pagamento della prevista imposta. I traffici neri correvano sull'asse Piemonte-Lombardia e vedono come protagoniste 4 aziende, una torinese («Isomar» di Cesare e Pietro Chiabotto e tre lombarde («Siplar», «Garlate petroli» e «Petrolchimica Sebrina») specializzate in fittizi movimenti di benzina esentasse. L'elenco dei 37 per i quali è stato chiesto il rinvio a giudizio s'apre co! nome dell'ex comandante generale della Finanza, Raffaele Giudice, ora detenuto a Casale Monferrato. Sarebbe stato lui, secondo l'accusa, il «padrino» dell'organizzazione di contrabbandieri. Avrebbe saputo tutto e non sarebbe intervenuto. Anzi. Lo inchioderebbero anche alcuni assegni, ricevuti da petrolieri amici. A Giudice il pm Corsi contesta il maggior numero di reati: oltre all'associazione per delinquere, contrabbando, falso (accuse comuni alla gran parte dei 37). l'alto ufficiale è imputato di corruzione e di collusione. Con lui dovranno essere processati, secondo il rappresentante della pubblica accusa. 4 dipendenti dell'Utif (Ufficio tecnico imposte di fabbricazione) di Torino: Ferlito, Di Sapio, Fucile e Costadura. Traffici illeciti sarebbero stati possibili solo grazie alla loro complicità. Nella cassetta di sicurezza di Ferlito, gli inquirenti hanno sequestrato lingotti d'oro, preziosi e contante per circa un miliardo. Nella requisitoria ricompaiono altri tre personaggi noti agli inquirenti impegnati in analoghe inchieste sullo scandalo dei petroli: Vincenzo Gissi, Salvatore Galassi e Filiberto Zanghi. Sono tutti e tre ex ufficiali della Finanza e sarebbero diventati i cervelli e i complici dei contrabbandieri in qualità di titolari o amministratori di società petrolifere. Altra figura di primo piano, Mario Milani, contitolare con Bruno Musselli e Vincenzo Gissi dei «Depositi costieri Alto Adriatico» di Margherà. Seguono altri personaggi di vario calibro: Federico G a rubar ini («Petrolchimica Sebrina»), Maurizio Benelli (nipote di Galassi), Giuseppe Tesclone (della «Tien»), Giovanni Bormida («Siplar») e Giovanni Galiberti. L'elenco si chiude con i nomi di venti autisti che si sarebbero prestati ai traffici e con quello dell'avvocato ed ex ufficiale della Finanza Angelo Vaccaro di Milano. Per quest'ultimo il pm chiede il rinvio a giudizio per favoreggiamento. Il legale, insieme col collega Giulio Formato (il suo comportamento sarà oggetto di un'altra indagine), avrebbe avuto il compito di intralciare le indagini e proteggere 1 contrabbandieri. Nelle 40 cartelle si citano anche episodi curiosi. Uno di questi riguarda il generale Giudice. Gli inquirenti hanno accertato che l'ex ufficiale ricevette due assegni, rispettivamente di 4 e 10 milioni, dai petrolieri Gissi e Galassi. Col primo, Giudice acquistò un prezioso tappeto a Roma, il secondo lo girò ad un gioielliere romano per comprare un anello con brillanti per la moglie. Entrambi i «beni» sono stati recuperati e ipotecati. Il pm Corsi ha inoltre chiesto lo stralcio e una nuova inchiesta per 32 imprenditori piemontesi, lombardi ed emiliani coinvolti in un giro di fatture Iva fasulle con la complicità dei petrolieri. Infine una precisazione: la ditta «Sicca» di Sommacampagna (Verona), sotto inchiesta per contrabbando, non ha niente a che vedere con l'omonima «Sicca» che ha sede a Grugliasco. Cosi come l'.Italtermica» di via Tempio Pausanla 39, il cui ex amministratore Bruno Perno è stato denunciato, non ha alcun rapporto con la gestione dei due nuovi titolari della «Nuova Italtermica». Guido J. Paglia