Farmaci buoni e cattivi di Franco Giliberto

Farmaci buoni e cattivi Intervista col direttore generale della Farmindustria Farmaci buoni e cattivi «Occorre cautela nei giudizi, dice il dott. Domenico Muscolo. Troppe volte abbiamo assistito alla riabilitazione di medicine condannate» - «Prima di mettere al bando sostanze collaudate da anni, sono necessari pareri scientifici» DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE ROMA — Meglio sarebbe non ammalarsi mai. Però ci si ammala, e si ricorre ai farmaci. Lei, dottor Domenico Muscolo, che è il direttore generale della Farmindustria, quale opinione ha sulle recenti polemiche intorno alla sospetta pericolosità di taluni medicinali? •Dico che qualsiasi produttore di farmaci che non sia un filibustiere—e in Italia non ci sono esempi negativi del genere — non manterrebbe mai in commercio un medicinale del quale conoscesse l'inidoneità terapeutica o del quale sapesse che instaura molti più rischi che benefici'. — Succede tuttavia che medici, studiosi, farmacologi, gruppi di ricercatori (e non giornalisti, che in genere non hanno titoli scientifici ed esperienze cliniche per farlo) denuncino di tanto in tanto la pericolosità d'una o più sostanze farmaceutiche. Succede, anche, che altri esperti smentiscano le prime allarmanti denunce. E la gente non sa più a chi badare: se merita scarso credito chi lancia un certo allarme, perché dovrebbe poi esser presa sul serio la persona che quell'allarme cerca di sopire? Entrambi sono addetti ai lavori, ai nostri occhi. •Prima di emettere un verdetto di condanna contro un farmaco, correttezza vorrebbe che fosse compiuto un confronto scientifico vastissimo, specie se si tratta di sostanze collaudate, in uso da anni in decine e decine di Paesi. Non si possono trarre conclusioni affrettate sulla base di uno o due casi clinici, oppure su esperienze parziali compiute su animali di laboratorio. Le esperienze sugli animali, pur costituendo l'unico banco di prova per contenere almeno i rischi della nocività, talvolta non possono essere trasferite sull'uomo: perché vi è sempre una consistente differenza fra il risultato farmacologico e quello clinico. E' il rapporto reale, fra il malato e il suo medico, che conta. D'altro canto anche la penicillina in limitatissime occasioni può dar luogo a serie risposte allergiche. E allora che cosa dovremmo concludere? Dovremmo bandire la penicillina.? — La nozione dell'intolleranza di certi individui agli antibiotici (e ad altri medicinali) è acquisita dai medici e in buona misura anche dai cittadini. Sono quindi a portata di mano possibili precauzioni. Non ci sono precauzioni possibili, invece, nei confronti di farmaci finora usati in grandi quantità dappertutto, per i quali alcuni ricercatori avanzano nell'ambiente scientifico, improvvisamente, sospetti lievi o fondati, addirittura di cancerogenicità. •La correttezza dei messaggi sui farmaci, l'importanza della cautela che ciascuno dovrebbe porre nei lodare o avversare scientificamente una sostanza usata dopo moltissimi collaudi in campo farmaceutico: qui sta il nocciolo della questione. In Italia c'è l'abitudine a lasciarsi prendere dalla tensione emotiva, sia nella buona che nella cattiva sorte. Così fa titolo la "scoperta" di un siero anti-cancro tratto da un animale, oppure fa notizia che un farmaco (caso recente) è dannosissimo alla salute delle donne incinte. Salvo poi perdere in fretta ogni speranza su quell'anti-cancro e veder totalmente riabilitato, come innocuo, quel certo farmaco che si voleva bandire. Non è il giusto modo di procedere. Chi non ricorda il clamore sulla tossicità della saccarina e sui guasti che provocherebbe il clofibrato? Denunce esplosive quando sono state fatte, ma presto ridimensionate scientificamente; presto rivelatesi del peso d'una bolla di sapone, come nel caso dei surgelati alla tetraciclina. E' troppo chiedere un po'più di serietà. ? — Non è troppo, è il minimo. Ma va ricordato che. dopo la polemica sulla saccarina, in campo mondiale s'è raggiun¬ to un risultato: l'uso ridotto, oculato di questa sostanza, che ancora oggi da molti ricercatori non è considerata «innocua» quando se ne abusi. E lo stesso per il clofibrato: si lascia al medico che voglia impiegarlo di valutare il rapporto rischi-benefici, ricordando che per le iperlipemie e le vasculopatie coronariche esiste una gamma notevole di altri farmaci. Questo è il punto: alcuni farmaci sono insostituibili? E allora magari accettiamo i rischi (con i benefici) del loro impiego. Ma se un sulfamidico, un analgesico, un antiraffreddore, un antibiotico «lievemente» sospettati d'esser cancerogeni sono sostituibili, adoperiamo preferibilmente i loro sostituti. E' d'accordo dott. Muscolo? «Sono d'accordo, purché i "lievi sospetti" poggino su ef¬ fettive, verificabili esperienze di ricercatori, riconosciute e condivise universalmente, e purché anche le risposte terapeutiche ottenute dai medici di tutto il mondo su quei farmaci in uso da anni comincino d'un tratto ad essere controverse. Ma non è ciò che è accaduto nella recente polemica, d'altro canto ancora aperta. Insomma è chiaro che un farmaco non deve "far male", ma deve indurre più benefici che rischi, come primissima norma; e che in secondo luogo deve esplicare un minimo d'attività terapeutica, anche un minimo effetto placebo.. — Si riferisce alla «inutilità» della maggior parte dei farmaci, convinzione espressa da qualche clinico? -..Dico semplicemente che certe sparate dovrebbero esse¬ re documentate, per essere credibili, da chi le fa. A parte la fantascientifica, maligna tesi di un'industria farmaceutica che lavorerebbe per aumentare le malattie nel mondo, tesi che si smonta da sola tanto è improponibile; a parte simili aberrazioni dialettiche, va rintuzzata anche l'affermazione di chi sostiene che la maggior parte dei farmaci non serve a nulla. Che cosa vuol dire? Che il lavoro di migliaia di farmacologi, clinici, ricercatori e medici terapeuti è fondato soprattutto sull'errore scientifico che starebbe alla base d'ogni composizione medicinale? Via, non scherziamo. Sono cose che milioni di individui, in tutto il mondo, non potrebbero concepire, essendo guariti grazie ai farmaci.. Franco Giliberto

Persone citate: Domenico Muscolo, Muscolo

Luoghi citati: Italia, Roma