Roma: dopo 110 anni il rabbino-copo ha potuto dire «shalom» a un pontefice

Roma: dopo 110 anni il rabbino-copo ha potuto dire «shalom» a un pontefice Storico incontro domenica scorsa nel salotto di una canonica Roma: dopo 110 anni il rabbino-copo ha potuto dire «shalom» a un pontefice Il prof. Elio Toaff ha avuto un colloquio personale e «fraterno» con Giovanni Paolo II ROMA — 'Sono molto soddisfatto del fraterno incontro con papa Wojtyla. Noi ebrei attendevamo da tanto tempo un riconoscimento e un invito a un amichevole rapporto con la Chiesa e con i cattolici*. Il prof. Elio Toaff, rabbinocapo di Roma, ha voluto avviare con queste parole l'intervista sull'evento storico di cui è stato protagonista domenica con Giovanni Paolo il. Dopo almeno centodieci anni era la prima volta che un papa e un rabbino si salutavano con affetto nel salotto della canonica di S. Carlo ai Catinai-i, ai margini dell'antico ghetto, dove forse un tempo i capi-famiglia ebrei dovevano partecipare alle «prediche coatte». Toaff ha preparato una relazione che avrà un posto speciale nell'Archivio storico della Comunità ebraica di Roma, la più antica d'Europa essendo sulle sponde del Tevere almeno dal 164 avanti Cristo. 'Chiesa ed ebrei vivono accanto da venti secati — dice il rabbino-capo. — Per la prima volta ci siamo ritrovati in un'atmosfera del tutto nuova: l'incontro equivale al riavvicinamento*. La portata del colloquio si può valutare collegandolo alla «memoria storica» della comunità di Roma. Sino a tutto il Settecento, i predecessori di Toaff il Sabato Santo dovevano rendere omaggio ai Papi in Campidoglio, parlando in ginocchio dinanzi al prelato- Governatore che li congedava con un simbolico calcio nel sedere, fra i lazzi dei cattolici. Nell'Ottocento il calcio fu soppresso, ma l'omaggio rimase sinché fu abolito da Pio LX che ebbe il merito di aprire, nel 1848, le porte del ghetto rimaste chiuse per secoli: ma vietò agli ebrei di uscirne, libertà che ottennero dopo la conquista italiana di Roma, nel 1870. Durante lo Stato pontificio c'erano altre manifestazioni antisemitiche. Per esempio, le «giudiate», farse teatrali in tempo di Carnevale per mettere alla berlina i «deicidi». In Quaresima i capi-famiglia ebrei, estratti ogni anno a sorte, dovevano sorbirsi le «prediche coatte», piene di ac- cuse e scherni, nelle chiese dentro il ghetto (S. Angelo in Pescheria) o nelle zone circostanti. Le leggi razziali del fascismo e, soprattutto, l'occupazione nazista favorirono un diverso rapporto fra singoli cattolici e singoli ebrei, molti dei quali furono salvati in chiese e conventi. Quando i nazisti nell'ottobre '43 imposero una taglia di cinquanta chili d'oro alla Comunità ebraica. Pio XII si disse disposto a completare il peso richiesto, anche se poi non fu necessario. Non intervenne pubblicamente, per scongiurare la terribile razzia che il 16-17 ottobre spopolò il ghetto (ne tornarono appena una trentina dai lager). Poi, venne papa Giovanni che, nel 1959, abolì la preghiera «prò perfidis judaeis* anche se, in latino, «perfido» vuol dire «senza fede» e non ha il significato italiano. Vennero le aperture del Concilio, il ritiro dell'assurda accusa di «deicidio». Fu un clima più sereno, il Vaticano «ignorava» l'esistenza della Comunità che, a sua volta, attendeva dal Papa l'iniziativa. Un prelato ci assicura che l'invito è partito personalmente da Giovanni Paolo II: il prof. Toaff lo ha accolto con gioia. 'Il Papa ci ha ricevuto a mani tese, con effusione nella canonica — racconta Toaff —. Ha ricordato con dolore le sofferenze degli ebrei nei secoli, ha parlato della distruzione nazista del ghetto di Cracovia, dell'amicizia sin dalla gioventù a Wadowice con un suo compagno di scuola ebreo che va spesso a trovarlo* (è l'ing. Giorgio Kruger da anni residente a Roma n.d.r.). Riprende Toaff: «Sono rimasto molto soddisfatto della cordialità e della fraternità in cui si è svolto l'incontro. Da tanto tempo attendevamo questo riconoscimento e questo invito a amichevoli rapporti. Lo apprezziamo ancor più perché, nei giorni scorsi, papa Wojtyla non ha esitato a condannare con parole inequivocabili l'antisemitismo, rispondendo a un giovane che lo interrogava su un episodio in una scuola romana*. (Il dialogo è avvenuto domenica 25 gennaio nella parrocchia S. Galla, alla Garbatela dopo l'aggressione fascista alla studentessa del «Virgilio», Paola Caviglia. *E' terribile — rispose il Papa a un giovane —. Credo si debba dare soddisfazione a quella ragazza e creare atteggiamenti giusti per non far crescere quell'atteggiamento ingiusto e contrario all'amore cristiano*). Lamberto Fumo miiihiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiniiiiii: Illllllll

Luoghi citati: Cracovia, Europa, Roma