Fantasmi a Delhi di Frane Barbieri

Fantasmi a Delhi Fantasmi a Delhi (Segue dalla l'pagina) novantasei affiliati, disseminati su tutti i continenti). Per certi versi, diventano più numerosi i Paesi tendenzialmente disposti a sganciarsi dai grandi blocchi militari di quanti siano i non allineati inclini ad associarsi agli altri schieramenti. La crescente tensione e il ritorno al confronto bipolare restringe il terreno per le azioni del più numeroso dei raggruppamenti mondiali. Allo stesso tempo e per le stesse ragioni le fa diventare più che mai indispensabili. Essendo impossibile l'urto fisico fra le due superpotenze sulle linee di fronte tracciate in rosso, lo scenario dei loro conflitti, diretti o interposti, diventerà il Terzo Mondo, con le sue frontiere fluide e tutte da disegnare. L'operazione sovietica è da tempo in pieno svolgimento, quella americana non dovrebbe tardare. Si entra nel periodo in cui sia Washington sia Mosca applicheranno le regole secondo le quali nessuna mossa dell'avversario deve restare senza una pronta risposta. La sorte dei non allineati si fa scomoda in quanto essi sono destinati a veder crollare sulle proprie spalle sia le mosse che le risposte. Da qui l'interesse di tutti a Nuova Delhi di cercare i modi per impedire che le guerre dei grandi si svolgano sul loro terreno e che le 'piccole guerre» fra gli stessi non allineati non siano strumentalizzate in funzione della grande guerra permanente. Breznev ha fatto già sentire la sua presenza nella capitale indiana e non solo per il fatto che l'Afghanistan figura tra i punti più combattuti dell'ordine del giorno. Il capo del Cremlino ha fatto in modo che la conferenza venisse aperta con un suo messaggio. Tramite gli ospiti indiani e i cubani, presidenti di turno, ha riproposto l'alleanza naturale dal momento che sarebbe Reagan a minacciare il mondo con la nuova strategia della tensione. Da principale imputato, Breznev si associa al collegio degli accusatori. La nuova Amministrazione americana non si è fatta ancora sentire. Per molti anni, sin dalla sua costituzione a Belgrado, il movimento dei non allineati è stato giudicato da Washington in modo oscillante: fra il considerarlo come una pedina ben camuffata dell'espansionismo sovietico e l'intraveder - nel non allineamento un baluardo contro la penetrazione sovietica nel Terzo Mondo (dato che l'Occidente era in tutti i casi il vec¬ chio padrone da battere, mentre l'Urss, da possibile alleato, non si era scoperta ancora come il nuovo pretendente padrone). Kissinger cambiò idea due volte. Carter si convinse che il non allineamento, pur bloccando gli Usa, ostacolava anche l'Urss. Ora c'è da aspettarsi che Reagan capovolga il verdetto di Carter e proclami, come del resto sta proclamando per altri versi anche Breznev: «Chi non sta con me, sta contro di me!» anche se in questo caso sarebbe più saggio e realistico accontentarsi che il possibile avversario sia avversario pure dell'avversario fisso. Inaugurando i lavori Indirà Gandhi ha denunciato che «ai non allineati si chiede di stare prò e contro questo o quello schieramento, esercitando pressioni economiche e militari». Di fronte ai richiami il Movimento non rimane insensibile. Un gruppo di Paesi caldeggia, infatti, le «alleanze naturali», un altro sostiene che il non allineamento ha «solo nemici naturali». Grossi spostamenti non si sono avuti in questo campo dall'ultimo vertice dell'Avana. Castro ed i vietnamiti capeggiano l'ala radicale di sedici o diciotto Paesi che cercano di legare il movimento all'Urss. La maggioranza resiste nel concetto originario di equidistanza e disimpegno verso i blocchi, avendo assicurato nelle Nazioni Unite i voti necessari per condannare l'intervento sovietico nell'Afghanistan e impedito la legalizzazione di quello vietnamita nella Cambogia. Aumenta, però, il gruppo degli astenuti, anzitutto dopo il cedimento della stessa India, allarmata dalla propria debolezza indifesa a ridosso della linea di fuoco. Cosi a Nuova Delhi il Movimento dei non allineati finisce col reggersi paradossalmente su una maggioranza •originaria» Nehrutitoista che controbilancia la presidenza prosovietica di Castro, il tentennante ruolo dei padroni di casa e il poco prevedibile comportamento del belligerante organizzatore del prossimo vertice, l'Iraq, a cui passerà fra poco la staffetta presidenziale da Castro. Una volta i non allineati erano considerati come l'immagine capovolta del mondo in piccolo. Oggi diventano forse l'immagine del mondo in grande. Sempre capovolta. Frane Barbieri SAN SALVADOR — Ieri sono esplose tre bombe nella capitale, mentre in tutto il Paese l'ultima notte di coprifuoco ha fatto registrare altri dieci morti accertati.

Persone citate: Breznev, Castro, Gandhi, Kissinger, Reagan