Quando si confonde il vizio con la virtù

Quando si confonde il vizio con la virtù Quando si confonde il vizio con la virtù Tutti i vizi alla moda passano per virtù. Da qualche tempo i principi della scuola di Chicago, di moda presso molti governi, sono considerati valida panacea per vincere l'inflazione. Le banche centrali, eccezione fatta sinora per la Germania e la Svizzera, si son messe a basarsi «strettamente» sul controllo della massa monetaria e a credere che un buon metodo sia l'aumento del tasso di interesse, puntando sul «raffreddamento» dell'economia. Questo modo di procedere può essere anche buono, in determinate circostanze, ma considerare l'economia una specie d'auto passando di continuo dall'acceleratore al freno, e viceversa, è perlomeno opinabile e non a torto Olaf Hambro, vecchio saggio banchiere della City, sorrìdeva sempre molto divertito quando udiva tal genere di discorsi che giudicava senza senso. I banchieri centrali, forse per la carenza del potere politico, finiscono col sentirsi investiti della missione di ultimi difensori della moneta e utilizzano a questo fine i mezzi, pochi per verità, di cui dispongono. Oggi autorevoli dirìgenti, pubblici e anche privati, in tutto il mondo fanno dunque e plaudono a una politica di alti interessi, convinti di salvare il Paese dall'inflazione o per lo meno di fare quanto possono in questo senso. A parte il paradosso che i Paesi che aumentano i tassi d'interesse più li aumentano e più l'inflazione divampa, e valgono per questo gli esempi dell'America Latina, procuriamo di esaminare alcuni effetti degli attuali elevati tassi di interesse (quelli che una volta si chiamavano d'usura) sui prezzi. La manovra dei tassi Una prima discutibile posizione dei monetaristi nell'utilizzo dei tassi di interesse quale strumento di difesa del valore della moneta sembra essere la fideistica generalizzazione, troppo facile, del metodo che raccomandano. Uno dei difetti di questo modo di affrontare i problemi è che apparentemente viene trascurato il fatto che qualsiasi azione è buona o cattiva non in senso assoluto, ma a seconda del modo e misura in cui è applicata. Le operazioni chirurgiche sono concepibili entro termini di ore, meglio di minuti, non di mesi e mesi. Tutto nella vita è questione di giusto mezzo. Il due per cento, per spiegarmi, portando gli interessi dal 6% all'8% — ad esempio — per qualche tempo può essere utile a frenare un eccesso di speculazione nel settore immobiliare, dell'oro, della Borsa, ma portare il tasso dal 9% al 20% per un perìodo indefinito è, con tutta probabilità, una dose errata, e se non è brevissima finirà con l'accelerare il tasso d'inflazione perché verrà traslata sui prezzi. Continuando poi sui perìcoli del generalizzare, l'effetto di ogni misura del genere è assai diverso se l'economia del Paese è basa¬ ta su un indebitamento, privato e aziendale, elevato oppure modesto. Se un'azienda ha un bilancio con 1*80% rappresentato da debiti, l'effetto dei tassi d'interesse è del tutto diverso rispetto al caso di una azienda in cui i debiti rappresentino il 20% del totale di bilancio. Il «raffreddamento» dell'economia, prodotto dall'aumento del tasso d'interesse, è anche probabile che provochi la diminuzione —t temporanea — di qualche prezzo per le difficoltà che incontrano le imprese e conseguente affrettata vendita di parte degli stocks, con il pericoloso effetto che i governanti della moneta si illuderanno di aver raggiunto il loro scopo. Un problema politico Considerazioni analoghe possono farsi in materia di massa monetaria. Le cause che ne provocano l'aumento possono essere le più svariate. Può trattarsi di aumento di produzione e circolazione di beni; di messa a disposizione di chi non produce, di mezzi monetari; di febbre speculativa; di eccesso di mezzi a disposizione superiori ai prodotti disponibili (ad esempio con vendita a rate per un perìodo troppo lungo) con l'ovvia conseguenza di aumento eccessivo di domanda di beni esteri, casi come si vede assai diversi l'uno dall'altro. E causa non ultima sono i prestiti pubblici. Sembra comunque che si possa avanzare l'ipotesi che è poco probabile che la via giusta per migliorare la situazione generale sia di ridurre la produzione degna di questo nome (quella dalla quale si ricava almeno quanto vi si è immesso), raffreddando l'economia privata o pubblica che sia. Probabilmente questo è il motivo che sta conducendo ad affermare che la lotta all'inflazione è un problema tecnico solo in via marginale, ma soprattutto un problema politico. Non è con il caricarsi di debiti (che poi, se si tratta di Buoni del Tesoro, non fanno che aumentare la massa monetaria e il deficit del bilancio) per dare a chi non produce, che si può andare avanti. E, ricordiamolo ai sindacati, non è con il ridurre la vera produzione che si mantiene il pieno impiego, ma lavorando tutti di più, come ben sa ogni buona famiglia. E' ancora questione di misura, d'equilibrio. Fare la carità è massima di tutte le religioni, ma dissipare è anche un peccato in tutte le religioni. Questo vale ancor più per .le monete di riferimento, quali il dollaro. Questa situazione di notevole vantaggio non può essere dimenticata, come non possono essere trascurati i disordini e le difficoltà che si creano a chi si basa sul dollaro come perno del sistema internazionale. E' una delle questioni fondamentali ampiamente trattate da Keynes oltre 40 anni fa. E temiamo che saranno proprio gli Stati Uniti a doversene accorgere per primi. Carlo Bombieri

Persone citate: Carlo Bombieri, Keynes, Olaf Hambro

Luoghi citati: America Latina, Chicago, Germania, Stati Uniti, Svizzera