La banda degli allegri croupiers di Luciano Curino

La banda degli allegri croupiers A SANREMO DA MOLTI ANNI SI RUBAVA CON METODO, ELEGANZA E SFACCIATAGGINE La banda degli allegri croupiers In dieci anni sarebbero stati trafugati un centinaio di miliardi, e tutti lo sapevano - Il metodo era semplice ed ingegnoso: si attribuivano ad un complice vincite immaginarie e si spostavano le fiches con un abile colpo di mano - Poi, se veniva un'inchiesta, si mentiva e, se necessario, si sparava DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE SANREMO — Questa che prende parecchi croupiers pare una specie di malattia professionale. «E' l'ambiente che ci rovina» lamenta uno di loro. «Tutti quei milioni che ogni notte ci passano tra le mani come niente». E allora può scattare il meccanismo della truffa. Da questo morbo del croupier il Casinò di Sanremo si direbbe particolarmente colpito. Che al Casinò si rubasse, a Sanremo la gente non lo sospettava: lo ha sempre saputo. Erano anni che nei caffé si sentiva dire «il tale è un ladro*. Il tale era un croupier. E il bello è che il croupier sapeva quello che si diceva di lui, ma non stava a farsi cattivo sangue, e c'era anche quello che si compiaceva di essere chiamato «mister Miliardo». Vecchia storia questa delle truffe al tavolo da gioco sanremese. E non è nemmeno vero che sia incominciata con la gestione comunale. Qui si rubava anche quando il Casinò era privato. Verso la metà degli Anni Cinquanta, il Casinò è gestito dal Masseroni presidente dell'Inter. Uomo probo, è inorridito dalle ruberie dei suoi croupiers. Sicché incarica un operatore di cinematografare segretamente il momento della conta e del versamento delle fiches alla cassa centrale. L'idea è di radunare i croupiers, proiettare il film con le sequenze che li accusano e chiedere le loro dimissioni. Ma non se ne fa nulla perché il film sparisce. Rubato. E già che ci sono, gli ignoti ladri si portano via anche la cinepresa con lo zoom, il proiettore, gli obiettivi, tutto. I furti sono aumentati quando si è passati alla gestione comunale, dodici anni fa. Si è rubato a ritmo vertiginoso da vecchia comica di Ridolini. Sfacciatamente, e i commissari prefettizi venuti per mettere un po' di ordine non ci sono riusciti nemmeno tanto, e si sono sentiti frustrati. «Qui rubano tutto, sono come le termiti, mangiano anche le sedie dove si è seduti se non si fa attenzione. C'è gente che per giustificare il proprio tenore di vita afferma, nell'arco di un anno, di vincere al "Totocalcio" anche quattro volte». Tutti se ne erano accorti, ne parlavano. I giornali avevano titoli come questi: »A Sanremo vince solo il croupier* e 'Perché le "giacche nere" incassano più del Casinò*. Le cifre erano rivelatrici. L'anno scorso, per esempio, il Casinò di Sanremo ha incassato 13 miliardi e 300 milioni. Ridicolo. Con un numero di clienti inferiore i Casinò di St-Vincent e di Venezia hanno incassato oltre 40 miliardi ciascuno. Oggi i sanremesi fanno un po' di conti: i più cauti dicono che in dieci anni, qui, sono stati rubati un centinaio di miliardi, altri arrivano a 150 miliardi. Ma come si fa a sapere esattamente? Certo, non tutti i 284 croupiers rubavano, di onesti ce n'erano, ci sono. Ma quanti? Gli altri rubavano impunemente. Il Casinò pareva tabù, bianco e con le torri, tra le palme, come un imprendibile / \ fortino nel deserto. Quando, quattro o cinque anni fa, un certo numero di croupiers sono stati licenziati perché sospettati di brogli, nessuno è riuscito a portare prove inattaccabili di colpevolezza, e il tribunale li ha assolti, sono stati riassunti tutti al Casinò per ordine del magistrato, intascando ciascuno sui 60 milioni di arretrati. A quel processo si era sentito un po'dì tutto. Un imputato (350 mila lire di stipendio fisso, un tetto massimo di retribuzione, mance comprese, di un milione e mezzo) aveva villa da mezzo miliardo, panfilo, conto in banca, anzi fior di conto in banca. Aveva spiegato quell'opulenza dicendo che la moglie andava a servizio in diverse famiglie. Gli avevano obiettato che nessuna donna ad ore accumula fortune, e aveva ammesso «è vero, non devo tutto al lavoro della mia signora. Giocavo anche al betting, che sono le scommesse al tiro al piccione, e commerciavo in orologi». L'esito favorevole del processo ha accresciuto la sensazione di impunità, e i croupiers di manolunga hanno ostentato sicurezza e ricchezza. Le barche di dieci metri a Portosole, che tutta Sanremo le possa ammirare. Quello che ha la passione dei cavalli se ne compra uno da cento milioni. Altri investono in appartamenti intestati a mogli, fratelli, zii. Le auto più costose. Chi ama la boxe vola a Las Vegas per Antuofermo, vola dappertutto dove ci sono buoni incontri. Mogli al 'Tennis Solavo-, uno dei circoli più esclusivi della Riviera. Si racconta di un croupier che venendo via dal Casinò passa una fiches da un milione ad un valletto dicendogli «Bravo, divertiti un po' anche tu». Sanremo è chiac¬ chierina e ne racconta tante, ora. Si dice: «Se in un bar entravano il prefetto e un croupier, stai sicuro che il cameriere correva dal croupier». E' la bella vita. Ma l'estate scorsa è nominato un nuovo presidente della commissione amministrativa del Casinò, Antonio Semeria, un democristiano che dice «Qui si ruba spudoratamente, bisogna fare qualcosa». Ha gli occhi su tutti, sicché si tenta di incendiargli la casa. Più o meno nello stesso periodo c'è il ferimento di Luigi Garfì. E' vicedirettore dei controllori comunali e in un mesetto ha fatto ben 28 rapporti disciplinari. Una notte qualcuno gli sparò ad una gamba e gli dice: «Garfl, questo è un avvertimento. Sai da dove vengo e chi mi manda». Ora non si tratta più soltanto di pettegolezzi e di voci senza solide prove, qui c'è una revolverata e il dirigente del commissariato Gennaro Simeoni dice che è la volta buona per mettere le mani sulla banda del Casinò. Se ne occupa il vicequestore Enzo Natale e per giorni e notti lavora come si vedono lavorare i poliziotti nei telefilm, scopre elementi tali che il sostituto procuratore Rocco Blaiotta autorizza a mettere sotto controllo certi telefoni. Ed è così che il colossale imbroglio viene chiarito, se ne hanno anche le prove. Eccola la truffa. I croupiers pagavano vincite inesistenti a clienti-complici, che in gergo sono detti 'teste*. Le 'teste* erano reclutate da *capitesta* che le istruivano, le accompagnavano al tavolo da gioco e quello era il tacito modo per presentarle al crou-. pier. La 'testa*, questo cliente-compare come nel gioco delle tre tavolette, sedeva tra giocatori autentici e febbrili, fingeva passione per la roulette o non era nemmeno il caso di fingere e se ne stava lì ad aspettare. Faceva tutto il croupier. Con la rastrelliera portava via le fiches che avevano perso e spingeva verso il clientecomplice vincite di sestine, cavalli, addirittura en-plein, come se la 'testa* avesse veramente puntato lì una fiche da centomila e vinto. Qualche colpo così e sono milioni, molti milioni. La straripante fortuna dei clienti finti faceva dannare quelli autentici, che non sospettavano mai nulla. Non potevano accorgersene, perché era come un gioco di prestigio, con la sua rastrelliera il croupier è sbalorditivo come il mago Silvan o forse di più. Precedentemente istruita, la 'testa* sapeva quando era il momento di lasciare il tavolo e andare a cambiare le fiches. Più tardi, chiuso il Casinò, la spartizione del malloppo. L'85 per cento al croupier, il resto diviso in partì uguali tra'testa* e 'Capotesta*. All'alba del 27 gennaio, arresti in massa: diciotto croupiers e trentadue complici, più trentacinque comunicazioni giudiziarie. Bloccati i conti correnti, cassette di sicurezza, indagini su proprietà immobiliari. Un gran daffare per la Finanza. Sul lungomare gli strilloni gridano la notizia: 'Gran casino al Casinò». Mogli scomparse dal • Tennis Solaro* e che non vedi più da nessuna parte. Individuate agenzie che fornivano 'teste*. Chi sono questi complici? Qualche poveraccio, degli sfaccendati, ma anche impiegati, un barbiere, autisti di piazza, quattro donne e una è un'insegnante, che veniva al Casinò nel doposcuola. Qualcuno era stato ingaggiato per la 'Combine* e non aveva mai visto una roulette. Comunque, conoscere il gioco non era importante, la 'testa* doveva stare soltanto li ad aspettare che il croupier gli riempisse le mani di gettoni. Come 'testa* durava poco, si bruciava presto: troppe vincite, troppa fortuna avrebbero insospettito prima o poi i controllori. Soddisfatta è la polizia: davvero un buon lavoro. Soddisfatto il presidente Semeria, tutto preso dall'operazione 'moralizzazione ed efficienza*. Sono venuti esperti francesi per controllare i cilindri delle roulettes e li hanno trovati regolari. I giocatori sono ritornati, più numerosi di prima attorno ai tavoli verdi. Tutto finito? No, dopo i primi arresti ne seno subito seguiti altri due e poi ancora tre. Si sa che in carcere i croupiers tacciono, ma parecchi complici parlano, parlano. E forse c'è qualcuno, dentro e fuori il Casinò, che non è del tutto tranquillo e non sai se ha il pallore di chi vive la notte sempre attorno al tavolo verde oèil pallore di quello che teme di veder arrivare il vicequestore Natale con i suoi uomini. Luciano Curino

Persone citate: Antonio Semeria, Antuofermo, Enzo Natale, Gennaro Simeoni, Luigi Garfì, Masseroni, Rocco Blaiotta, Semeria, Solaro

Luoghi citati: Las Vegas, Sanremo, Venezia