Consigli di fabbrica in crisi Ricette diverse per superarla

Consigli di fabbrica in crisi Ricette diverse per superarla Dibattito sugli organismi nati ner68-'69 con l'«autunno caldo» Consigli di fabbrica in crisi Ricette diverse per superarla Mario Colombo (Cisl): «Sorsero in vista di un processo unitario che poi si è fermato» Per Trentin (Cgil) bisogna dare più spazio ai tecnici - Giugni; voto segreto nelle assemblee TORINO — I Consigli di fabbrica, nati nel 1968-69 durante Wautunno caldo*, sono ancora oggi lo strumento che consente il massimo di partecipazione dei lavoratori alla vita del sindacato. Però, dopo dieci anni di vita, sono entrati in crisi e le 'imperfezioni* anziché attenuarsi tendono a diventare sempre più gravi con il trascorrere del tempo. Questa diagnosi ha trovato concordi Bruno Trentin (segretario confederale della Cgil), Gino Giugni (docente del diritto del lavoro) e Mario Colombo (segretario confederale della Cisl), che hanno partecipato, nel salone della Camera di Commercio, al dibattito promosso dall'Istituto di scienze economiche e sociali «Antonio Gramsci». Sui rimedi per superare la crisi non c'è altrettanta unanimità di vedute. Il dissenso non si è riscontrato soltanto nelle tre relazioni ufficiali ma anche negli interventi dei sindacalisti che hanno preso la parola nel corso della discussione (Aloia della Cisl, Giatti della Firn, Carpo della Cgil, lo studente universitario Bava il quale ha domandato ai sindacalisti perché 'quando sbagliano si limitano a fare l'autocritica invece di dimettersi*, e la signora Ponzetti del sindacato dipendenti municipali). il più polemico è stato Aloia: «Il delegato — ha detto — è nato come contropotere al capo. Ma adesso i delegati non hanno più niente da contrattare. I capi, meglio dei delegati, sanno parlare di produttività e di efficienza, di come produrre di più e meglio. Inoltre i delegati rispondono sempre più a logiche dì partito, mentre le sintesi dovrebbero essere fatte partendo dalle condizioni di lavoro*. Per Colombo, la crisi dei Consigli (anche se esistono problemi di procedura: dalla elezione dei delegati, alla democrazia nelle assemblee) ha radici prevalentemente esterne: «I Consigli — ha affermato —sorsero in vista dell'unità organica del sindacato. Poi il processo unitario si è fermato. Adesso Cgil-Cisl-Uil continuano a ritenere validi i Consigli. Però si verifica una strana situazione: il sindacato dovrebbe essere unitario in fabbrica e pluralistico all'esterno*. Inoltre, a giudizio di Colombo, le 'procedure certe* non saranno sufficienti perché le difficoltà 'discendono dalle divisioni che esistono sugli obiettivi: autoregolamentazione degli scioperi, fondo di solidarietà, orari di lavoro, struttura del salario, politica economica del Paese*. Trentin ha insistito sulla •crisi di rappresentatività* dei Consigli sottolineando l'esigenza di 'dare spazio* ai tecnici, ai progettisti, ai ricercatori, ai quadri, agli impiegati amministrativi. Ciò perché i compiti dei Consigli sono oggi diversi dal passato: «La pura e semplice salvaguardia dei vecchi diritti — ha detto Trentin—sarà sempre più ardua per i Consigli. Nella nuo¬ va organizzazione produttiva le decisioni si prendono a monte e il delegato si trova invece ad operare nelle zone terminali dove le decisioni non si prendono più*. Il problema, secondo il segretario confederale della Cgil, è di •intervenire sul difficile terreno della programmazione produttiva dell'impresa*. Egli non si è nascosto le difficoltà perché si tratta di utilizzare la prima parte dei contratti di lavoro (quella ri- guardante l'informazione sulla politica degli investimenti delle imprese e sulla programmazione produttiva) «in modo che non sia più una materia per specialisti ma che diventi conoscenza collettiva*. Giugni ha definito il sindacato dei Consigli «la più importante esperienza democratica del Paese*. Ma si é anche domandato se i Consigli sono oggi idonei a reggere il travaglio del sindacato che sta cercando risposte sul ruolo che intende svolgere nella società. Tra i provvedimenti per assicurare ai Consigli una maggiore democrazia Giugni ha indicato •procedure certe* per la condotta delle assemblee, voto segreto, utilizzazione dei referendum •con maggiore larghezza*, definizione dei ruoli dei Consigli (se, cioè, prevale la funzione di portavoce delle istanze di base o il compito di rappresentanza). Sergio Devecchi

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