Con scritti di detenuti esce di nuovo Metropoli la rivista «sospettata»

Con scritti di detenuti esce di nuovo Metropoli la rivista «sospettata» Articoli di Piperno, Negri, Scalzone DALLA REDAZIONE ROMANA ROMA — Con alcuni vecchi slogan e alcuni riferimenti agli avvenimenti più vicini è uscito il terzo numero di Metropoli, la rivista sulla quale la magistratura romana aveva puntato gli occhi, nel '78, giudicandola «fiancheggiatrice» del partito armato. Molti dei redattori di Metropoli, tra quel primo numero e il terzo uscito adesso, hanno passato momenti duri: proprio per i sospetti sul gruppo, sui finanziamenti che avevano permesso la pubblicazione della rivista, sul «fumetto» sul caso Moro, diversi di loro erano finiti in carcere. Oggi sono in liberta provvisoria, ma non tutti: in questo terzo numero infatti ci sono scrìtti di Toni Negri e di Ferrari Bravo, di Andrea Leoni e di Paolo Pozzi che sono ancora detenuti. " Lanfranco Pace 'e Paolo Virno sono gli autori di un commento al sequestro di Giovanni D'Urso. Sostengono che 'Costituisce una novità rilevante nella strategia del terrorismo italiano. Per la prima volta infatti un'azione militare viene attuata per raggiungere obiettivi concreti, accettabili in linea di principio da larga parte dello schieramento politico democratico. Inoltre la tematica carceraria entra massicciamente nella strategia operativa delle Brigate rosse». I due redattori sostengono infine che la magistratura «si muove per conto proprio» e tratta. «£ cosi D'Urso è libero. Delle due l'una: o i magistrati sono più potenti dei politici o i politici volevano Moro morto». Franco Piperno scrive un articolo: 'Poveri ma violenti»; Scalzone fa un elogio di Jang Qjing; Negri e Ferrari Bravo attaccano il reato di «insurrezione» che è stato loro contestato. Infine, Andrea Leoni e Paolo Pozzi, detenuti a Fossombrone, parlano di Marco Barbone in un articolo intitolato «17 terrorista informatico». C'è anche un rapporto su New York del latitante Franco «Bifo» Berardi. Prendendo le distanze dal contenuto della rivista, in un neretto finale il giornalista Carlo Rivolta spiega le ragioni che lo hanno convinto a «firmare» il giornale come direttore responsabile: -In un momento in cui le voci che possono farsi udire diventano sempre più fievoli mi è sembrato giusto farlo, garantendo quella pluralità che sempre più si vorrebbe soffocare». Con scritti di detenuti esce di nuovo Metropoli la rivista «sospettata»

Luoghi citati: Fossombrone, New York, Roma