«Non hai capito? Sono Maurice»
«Non hai capito? Sono Maurice» «Non hai capito? Sono Maurice» TORINO — Sono le 19 di mercoledì; in Questura, a due ore dalla rapina di via Exilles, un funzionario interroga il bandito catturalo dopo la sparatoria. Il colloquio avviene in un ufficio delle squadra mobile, al primo piano. Le tapparelle sono abbassate, la luce è accesa. Fuori, nei corridoi, c'è confusione, un gran vociare, incrociarsi di ordini e disposizioni; agenti che accompagnano / testimoni, commissari che fanno il plinto sulle indagini. L'uomo catturato è ferito al piede destro; «Mi fa male», sussurra con una smorfia. Dice di chiamarsi Giovanni Biavati, 30 anni. Dalla carta d'identità risulta nato a Bologna e residente a Milano. Il funzionario lo guarda, ha dubbi, cerca di scoprirne la vera identità. «Non sei Biavati, dimmi come ti chiami». «Mi fa male la gamba — ri¬ le mani la gamba. Il funzionario insiste, ma senza fretta apparente: «Hai l'aria troppo per bene per essere un rapinatore: me ne intendo. Un delinqventello comune non se ne va in giro con giubbotto antiproiettile e mitra. Basta un semplice coltello o una pistola scacciacani». Il bandito accenna a parlare, poi tace. «Senti — lo incalza il commissario — devo sapere se il tuo caso devo trasmetterlo io, qui, alla Mobile, o se devo trattarlo ai colleghi di sopra» (al secondo piano ci sono gli uffici della Digos, n.d.r.). «Penso proprio che tocchi a quelli del piano di sopra — mormora il bandito. — Ma adesso portami all'ospedale». «D'accordo, andiamo». L'uomo, scortato da alcune «Volanti», viene portato alle Mollitene e ricoverato nel reparto del prof. Cravero. Il funzionario gli sta vicino, come un'ombra, lo incalza con le domande e al tempo stesso lo rassicura davanti a improvvise paure. «Cosa mi fanno?», domanda lo sconosciuto. «Non ti preoccupare, è cosa da niente. La tua è una ferita trapassante. E' un malanno di poco conto, guarirai in breve tempo». «Può venirmi un'infezione?». « Ti assicuro di no». «Dì ai medici che non ho mai fatto l'antitetanica». «D'accordo, li informo io — lo rassicura il funzionario —. Ma serve il tuo nome vero: hai dato una identità in Questura, poi altre tre all'agente di servizio al pronto soccorso. Stai sbagliando tutto. Fa' che dirmi il tuo nome. Chi sei?». «Dovrò stare molto qui?». «Un paio di giorni al massimo, poi ti immobilizzeranno il piede in una "doccia" di gesso, guarirai presto». Una pausa. Il commissario incalza: «Allora, chi sei?». «Non l'hai ancora capito? Sono Maurice». «Bignami?». «Si». «E allora penso proprio che di te dovranno interessarsi quelli del piano di sopra». Arrivano i medici. «Ti saluto», dice il funzionario. «Ciao, vienimi a trovare». Alvaro GiSi ceve per risposta — portami all'ospedale». «Ci andiamo subito, te lo prometto. Ma dimmi chi sei». Silenzio. L'uomo si tiene tra
Persone citate: Alvaro Gisi, Biavati, Bignami, Cravero, Giovanni Biavati
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