Andare in Polonia di Bernardo Valli

Andare in Polonia Andare in Polonia (Segue dalla l'pagina) incontrare o non incontrare i nuovi dirigenti di Varsavia? L'incertezza rivela l'imbarazzo europeo, non soltanto francese, di fronte al caso polacco, che resta una carica esplosiva al centro del nostro continente. Giscard doveva recarsi in Polonia, per una visita ufficiale, nel settembre scorso: gli scioperi d'agosto e la fine politica di Edward Gierek, che l'aveva invitato, mandarono all'aria il programma, ma in novembre i successori di Gierek si sono dichiarati pronti, anzi ansiosi di accogliere l'ospite francese. La presenza di un capo di Stato occidentale nella loro capitale darebbe credibilità ed anche un certo respiro internazionale al regime, impegnato in un braccio di ferro con i nuovi sindacati indipendenti da un lato e dall'altro sottoposto alle pressioni di Mosca, impaziente di risolvere il problema polacco. Lunedi a Varsavia si dava per imminente la visita (tra il 10 marzo e il 7 aprile), quasi si volesse affrettare la decisione francese. La notizia veniva però rettificata a Parigi: «Nessuna data è stata fissata per un eventuale viaggio di monsieur Giscard d'Estaing in Polonia». L'invito è dunque sulla scrivania del presidente, ma resta senza data. Varsavia è una capitale che tenta periodicamente il terzo presidente della Quinta Repubblica, ma è una capitale che scotta. La perplessità giscardiana è comprensibile: stringere la mano a Stanislaw Kania potrebbe essere interpretato come un gesto d'appoggio al partito comunista polacco (e indirettamente a quello sovietico), che in questo momento non risparmia gli attacchi al sindacato Solidarietà. Ma al tempo stesso un'autorevole presenza occidentale a Varsavia potrebbe essere valutata come un'esortazione a rispet tare gli accordi di Danzica, che costituiscono un 'Contratto» tra società e regime sema precedenti nell'Europa orientale. „ Al di là del clima elettorale che già regna in Francia, nell'attesa delle presidenziali di fine aprile, un viaggio polacco potrebbe rivelarsi rischioso per Giscard, come per qualsiasi altro uomo di governo europeo. Sull'opportunità di compierlo o meno Giscard si è probabilmente consultato con il Papa durante la recente visita in Vaticano, ma è soprattutto con Helmut Schmidt, atteso giovedì a Parigi per uno dei periodici vertici franco-tedeschi, che il problema verrà discusso. La Polonia sarà infatti al centro dei colloqui politici: e immaginare che il dilemma sull'andare onoa Varsavia affiori in tale occasione non significa dubitare dell'autonomia del presidente francese. Il cancelliere si trova in prima linea rispetto alla Polonia, lo è molto più di Giscard. I due animatori dell'asse Bonn-Parigi s'incontrano per la prima volta dopo l'investitura di Reagan e la tempesta verbale tra la Casa Bianca e il Cremlino. La Germania Federale è più esposta della Francia ai rischi di un ritorno reale alla guerra fredda e agli effetti di un eventuale intervento sovietico in Polonia, o di una 'Soluzione interna», ossia di un brusco regolamento dei conti tra polacchi. Ed è Bonn, non Parigi, che già subisce gli umori, i brontola dell'altra Germania e conosce qualche difficoltà nei rapporti intertedeschi, in seguito alla crisi polacca. Questi problemi specifici alla Repubblica Federale avevano fatto pensare a una pausa o addirittura a una crisi dell'intesa Parigi-Bonn. Entrambi, il cancelliere e il presidente, si sono affrettati a dissipare quelle voci, dedicando all'argomento pubbliche dichiarazioni. Giscard in parti¬ colare ha detto, durante la sua ultima apparizione televisiva, che Francia e Germania restano «il nerbo dell'organizzazione europea». 17 fatto che Bonn dia importanza ai rapporti intertedeschi, ai quali Parigi non è direttamente interessata, non implica una divergenza delle linee politiche. Ed è forse per provare quanto le preoccupazioni siano comuni a Bonn e a Parigi, che Giscard ha definito durante quella stessa trasmissione televisiva la sua posizione di fronte al caso polacco. Ha insistito sulla «situazione geografica e strategica» della Polonia, riconoscendo in sostanza la spartizione di Yalta e quindi invitando implicitamente i nuovi sindacati indipendenti a limitare le loro rivendicazioni alle riforme economiche. Insomma, ad essere prudenti. Giscard non ha stabilito un legame tra l'aiuto occidentale al regime di Varsavia e la continuazione del •rinnovamento» previsto dagli accordi di Danzica. Si è limitato a chiedere ai sovietici un po' di 'ritegno», facendo capire die nel caso in cui la situazione precipitasse, la Fronda terrebbe conto degli imperativi geopolitici. Questo atteggiamento è stato accolto con ovvia e insidiosa soddisfazione a Mosca. Il presidente francese voleva probabilmente compiere un semplice gesto propiziatorio davanti all'altare della distensione, di cui anche il cancelliere è un tenace cultore. Ma non è stato capito: in patria le critiche sono state severe. Le sue parole sono state giudicate come fossero state pronunciate in favore di una 'Stabilizzazione» della Polonia. In tal senso verrebbe interpretato domani un suo viaggio a Varsavia. L'iniziativa apparirebbe un tentativo di conquistare voti (quelli comunisti) alle prossime elezioni e non un gesto in favore della distensione. Bernardo Valli

Persone citate: Edward Gierek, Gierek, Giscard D'estaing, Helmut Schmidt, Reagan, Stanislaw Kania