«I servizi segreti ci hanno fornito le notizie e gli indizi sull'eversione» di Sandra Bonsanti

«I servizi segreti ci hanno fornito le notizie e gli indizi sull'eversione» Forlani sui collegamenti internazionali del terrorismo «I servizi segreti ci hanno fornito le notizie e gli indizi sull'eversione» ROMA — Sono stati i servizi di informazione e di sicurezza a dare al presidente del Consiglio Forlani gli elementi di notizie e di indizi sui quali ha costruito il suo intervento sul terrorismo internazionale. Un dossier di 'fatti, episodi, congetture* scelti con cura, riguardanti non solo le Brigate rosse, ma anche altri gruppi eversivi, e non soltanto gli aspetti «pratici» dei collegamenti, ma anche alcune convergenze di obiettivi e di ideali. Forlani non ha posto l'accento su nessuna «notizia» in particolare, ha fatto un elenco abbastanza secco di cose più o meno conosciute, mettendo insieme un quadro solo apparentemente non drammatico della situazione. Ha ridimensionato volutamente anche l'importanza dell'ex generale cecoslovacco Jan Sejna, atteso in Italia di ora in ora per rendere la sua testimonianza non davanti a una commissione parlamentare, come ha voluto precisare l'on. Mazzola, sottosegretario alla presidenza per i servizi di informazione, ma per parlare «soltanto con alcuni vertici». Forlani ha detto che «per ora il racconto di Sejna non ci ha dato nessun elemento certo per il ritardo col quale abbiamo avuto le notizie» e ha ricordato che Sejna, duro accusatore dell'Urss e dei suoi servizi segreti, «é espatriato dieci anni fa». il controllo di ogni ipotesi di esistenza di centrali straniere, ha detto Forlani, è affidato all'impegno che profondono i servizi di sicurezza. Fino ad oggi sono stati raccolti «induri e notizie che portano a considerare anche la possibilità che talune attività siano poste in essere o aiutate da strutture di Stati esteri». E oltre questo limite Forlani non si è avventurato. Più ricco invece il dossier sui legami fra terrorismo italiano e gruppi stranieri. Il presidente del Consiglio ha preso l'avvio da ciò che dicono alcuni documenti delle Br: e ha citato la «Risoluzione strategica» del novembre '77, un documento proveniente dalle carceri e il «comunicato n. 2» diffuso durante il sequestro Moro. In questo testo, datato 26 marzo '78, c'era un attacco alla Nato e ai Paesi della Cee come 'massacratori» dei 'militanti dell'Ira, della Raf, del popolo palestinese, dei guerriglieri comunisti dell'America La¬ tina». Come «prove» dei contatti internazionali Forlani ha citato una serie di «episodi e circostanze»: il primo, risalente al febbraio del '74, è l'arresto a Chiasso di due «brigatisti» (si tratta di Valerio Morucci e Libero Maesano, il primo arrestato per l'uccisione di Moro, il secondo in liberta provvisoria per l'inchiesta del «7 aprile», ma per lui il p.m. ha chiesto pochi giorni orsono un nuovo arresto, n.d.r.) «per flagrante introduzione di armi in territorio nazionale». Subito dopo Forlani ha ricordato la serie di furti di mine anticarro e antiuomo e altre armi «asportote da caserme svizzere»: furono trovate nei covi di Robbiano di Mediglia e di via Oradoli, nonché in basi della Raf ad Amburgo e Francoforte e sul treno Barcellona-Madrid (per alcuni di questi furti è stata sospettata dalla polizia svizzera Petra Krause, n.d.r.). C'è poi il paragrafo delle fotografie. Forlani ha detto: «fi 21 marzo del '75, in seguito ad una perquisizione domiciliare, venne sequestrata una copiosa documentazione fotografica provante contatti con elementi palestinesi». Non ha aggiunto precisazioni; ma sembra confermato che si sia riferito alle foto che ritraggono i due fratelli Oreste e Rolando Strano a fianco di un fedayn che imbraccia un «Kalashnikov», l'arma sovietica che i palestinesi hanno più volte consegnato ai terroristi italiani. « Un numero rilevante di armi di fabbricazione cecoslovacca, sovietica, tedesca e di altri Paesi è stato utilizzato per commettere numerosi attentati in Italia ed è stato rinvenuto in svariati covi», ha detto Forlani. Ha poi accennato alla pubblicazione in riviste tedesche semiclandestine di documenti Br, ai viaggi «all'estero» di terroristi Dopo le Br è toccato ad Autonomia Operaia: anche per questo gruppo, ha sostenuto il presidente del Consiglio, 'esistono riscontri del collegamento con gruppi eversivi stranieri: nelle carte trovate ci sono appunti e documenti relativi allo sviluppo europeo del "Movimento", a scambi di lavoro teorici e schemi di organizzazione politica, ed indirizzi di militanti spagnoli, francesi ed anche americani». Sandra Bonsanti

Luoghi citati: Amburgo, Barcellona, Francoforte, Italia, Madrid, Mediglia, Roma, Urss