Non è vero che a tavola non s'invecchia mangiamo il doppio dei grassi necessari

Non è vero che a tavola non s'invecchia mangiamo il doppio dei grassi necessari Un'inchiesta sulla salute (e sulle diffuse paure) degli italiani Non è vero che a tavola non s'invecchia mangiamo il doppio dei grassi necessari Nel nostro Paese si consumano 110,6 grammi di grassi al giorno a testa invece dei 55 tollerati: questo solo eccesso è probabilmente la causa di molte e gravi malattie - I risultati di un'approfondita indagine dell'Istituto Nazionale dei Consumi rendono urgente una politica alimentare che superi abitudini e credenze errate A tavola non s'invecchia e chi sa mangiare tiene lontano il medico: in tutti i nostri dialetti sono tradotti — con piccole varianti — questi due popolari concetti. Ma c'è da credere alla vox populi, anche dopo aver saputo che ogni italiano — dal bebé al vegliardo — mangia in media 110,6 grammi di grassi al giorno, uno sproposito, il doppio del dovuto? ' Anche questo argomento trova spazio nel labirinto delle deduzioni sulla salute degli italiani, ora che una complessa inchiesta (mancando informazioni statistiche affidabili sulla diffusione delle malattie) ci ha rivelato come e quanto mangiamo; quali sono gli squilibri, gli eccessi, le carenze alimentari che si riflettono sul nostro benessere. In tre precedenti articoli esaminavamo la situazione sulla base delle poche indagini campione fin qui eseguite. Vediamo ora se, sedendoci e ragionando a tavola, il quadro muta. La ricerca che dà lo spunto a queste note è stata condotta per conto dell'Istituto nazionale dei consumi, organismo dell'Unioncamere. L'ha diretta e coordinata il prof. Luigi Bruni, direttore del Centro studi dell E firn e docente di metodi e tecniche di programmazione all'Università internazionale di studi sociali di Roma. Nella tabella che pubblichiamo, in modo assai sintetico sono riassunti i risultati dell'indagine, la cui fonte primaria di dati è stata quella dell'Istituto centrale di stati stica per i consumi delle fami glie italiane. Applicando il metodo della programmazione lineare ed elaborando le in formazioni fondamentali al computer (per ciò che concerne contenuti nutritivi e standard degli alimenti consumati) i ricercatori hanno tratto le loro complesse conclusioni tenendo conto delle tavole dietetiche dell'Istituto scientifico d'igiene alimentare di Parigi. «Fra qualche giorno — dice il prof. Bruni — sarà pubblicamente reso noto, nei dettagli. 11 frutto di questo nostro paziente, rigoroso lavoro. C'è già stata un'anticipazione sul bollettino romano d'informa zioni sanitarie (Isis). ma la mole di dati raccolti e interpretati merita un'analisi più vasta, soprattutto di operatori e programmatori sanitari ed economici». — Salute ed economia, in questo caso, sono egualmente coinvolte nel discorso? «Certo, poiché dalla fine della guerra moltissime malattie sono state legate a eccessi e scelte sbagliate in campo alimentare, fenomeno tipico dei Paesi industriale zatl; e per quel che ci riguarda nel portafogli, tutti sanno qual è il deficit della bilancia dei pagamenti.. proprio per la voce del consumi alimen tari». Vediamo per ora il risvolto sanitario. Dalla ricerca si rileva che in nessuna regione it& liana esistono gravi carenze alimentari, semmai soltanto qualche •sona d'ombra*, da valutare. I ventuno nutrienti principali esaminati (elencati nella tabella) sono assunti in genere entro limiti quasi mai inferiori allo standard dietetico consigliato in campo internazionale. Soltanto per lo zinco — che a piccolissime concentrazioni, come gli altri oligoelementi, è indispensabile al normale svolgimento dei processi biologici, entrando nella composizione di molti enzimi, principalmente respiratori — vi è una carenza di assunzione generalizzata: il 26 per cento in meno del fabbisogno quotidiano. Squilibri, ma non troppo preoccupanti, si rilevano anche per calcio, iodio, potassio, rame e zolfo, mentre è il capitolo degli eccessi a dare i maggiori turbamenti. Balzano agli occhi le « esagerazioni- di Lazio e Friuli, dove non esistono (tranne che per lo zinco) deficit di consumo, anzi si registrano i maggiori •sperperialimentari. ' Ma quel che accomuna tutte le regioni è il sovrappiù di grassi, proteine animali, calorie. Per i lipidi, i ricercatori hanno scoperto che il consumo medio prò capite degli italiani è di 110,6 grammi al giorno: supera cioè non soltanto il livello ottimale (SS grammi), ma anche il «livello limite» di assunzione, che non dovrebbe travalicare, nella peggiore delle ipotesi, i 95 grammi quotidiani. Tenuto conto poi dei pasti casalinghi e di quelli al ristorante, gli italiani incamerano ogni giorno 3241 calorie, anche qui un'enormità se si pensa — al di là della livellante statistica — ai milioni di cittadini infanti, vecchi, donne. Per le calorie sono abbondantemente superati sia il livello ottimale sia quello limite. Constatazione, quest'ultima, che dovrebbe avere alle spalle una realtà di milioni di perso¬ ne super obese; ma alcuni elementi statistici, unica consolazione, devono probabilmente essere purgati con ragionevoli sottrazioni: gli scarti nei consumi alimentari globali, i deperimenti delle sostanze, le morti o le malattie -frenantiper chi seguiva diete smodate, l'avvicendamento dei ghiottoni per motivi anagrafici o con- tingenti. Rimane il fatto che nel nostro Paese le malattie cardiovascolari, ipertensive e del metabolismo sono diffusissime, le prime addirittura hanno il triste primato nelle «cause di morte». E non c'è medico — se non s'è stancato di farlo per troppi anni — che non raccomandi ai suoi pazienti una dieta che escluda le «pazzie gastronomiche», l'assunzione di troppi grassi in particolare. Più raffinate analisi dei risultati dell'inchiesta, specie sulla distribuzione dei consumi di vitamine e minerali, saranno possibili quando l'indagine sarà nota nella sua completezza; mentre per ora sono possibili soltanto delle ipotesi (per esempio lo iodio, del quale anni fa non c'era carenza in Italia, manca forse per il sempre maggior consumo di salgemma al posto del sale marino?). «Ma fin d'ora si può almeno affermare — sostiene il prof. Bruni — che è tempo di pensare a una politica alimentare nazionale, non affidata al caso o a radicate tradizioni locali non sempre dieteticamente ineccepibili. Bisogna cominciare a fare i conti delle decine e decine di forme patologiche che hanno origine in nostre scelte alimentari errate in carenze o eccessi nel consumo dei cibi». Franco Giliberto IL BENESSERE A TAVOLA: eccessi, carenze e squilibri nella nostra alimentazione SOSTANZA NUTRIENTE ASSUNTA CON IL CIBO VITAMINA A VITAMINA Bl VITAMINA B2 VITAMINA C VITAMINA D VITAMINA PP (nlcotamide) CABOTENE (provitamina A) CALCIO FERRO FOSFORO IODIO MAGNESIO MANGANESE POTASSIO RAME ZINCO ZOLFO PROTEINE ANIMALI PROTEINE VEGETALI LIPIDI CALORIE CONSUMO QUOTIDIANO MEDIO PRO CAPITE cons. superiore al fabbisogno, ma non al livello limite consumo adeguato al fabbisogno consumo adeguato al fabbisogno consumo superiore al fabbisogno consumo leggermente inferiore al fabbisogno consumo superiore al fabbisogno consumo eccedente: oltre il doppio del fabbisogno consumo inferiore al fabbisogno del 14 per cento consumo leggermente Inferiore al fabbisogno consumo superiore a! fabbisogno consumo inferiore al fabbisogno del 10 per cento consumo adeguato al fabbisogno consumo In eccesso rispetto al fabbisogno consumo Inferiore al fabbisogno del 10 per cento consumo Inferiore al fabbisogno del 10 per cento consumo Inferiore al fabbisogno del 26 per cento consumo Inferiore al fabbisogno del 10 per cento consumo in eccesso del 50% rispetto al fabbisogno consumo pressoché adeguato al fabbisogno nel Settentrione, superióre nel Meridione consumo in eccesso rispetto al fabbisogno e al livello limite incamerate in eccesso rispetto al fabbisogno DOVE SE NE CONSUMA MENO in Umbria: +39% rispetto al livello ottimale in Liguria e in Valle d'Aosta: —4% risp. al livello ottimale In Umbria: —8,3% rispetto al livello ottimale in Valle d'Aosta +42,2% rispetto al livello ottimale In Umbria: —20% rispetto al livello ottimale in Valle d'Aosta: -l- 713% rispetto al livello ottimale DOVE SE NE CONSUMA DI PIÙ' nel Lazio: +43,4% rispetto al livello ottimale nel Lazio: +19,2% rispetto al livello ottimale nel Friuli: +16,2% rispetto al livello ottimale nel Lazio: +111,7% rispetto al livello ottimale nel Lazio e nelle Marche + 50% rispetto al livello ottimale nel Lazio: +126,9% rispetto al livello ottimale In tutte le regioni eccessi intorno a +130% in tutte le reg. meridionali: —20% risp. al livello ottimale In Umbria: —2,6% rispetto al livello ottimale In Umbria: +30% rispetto al livello ottimale nel Molise: —25,8% rispetto al livello ottimale in Umbria: —53% rispetto al livello ottimale in Sardegna: +513% rispetto al livello ottimale in Umbria: —20% rispetto al livello ottimale In Calabria: —163% rispetto al livello ottimale in Liguria: —34,7% rispetto al livello ottimale in Valle d'Aosta: —17% rispetto al livello ottimale In Calabria: +203% rispetto al livello ottimale In Lombardia: +3,6% rispetto al livello ottimale In Basilicata: +58,6% rispetto ai livello ottimale in Basilicata: +223% risp. al fabbisogno medio prò cap. nel Friuli: +9,8% nel Lazio: +17,3% nel Lazio e nel Friuli: + 50% risp. liv. ottimale nel Trentino: +293% risp. al livello ottimale nel Lazio: +113% rispetto al livello ottimale nel Lazio: +87,7% rispetto al livello ottimale nel Lazio: +3% rispetto al livello ottimale nel Lazio: +1,8% rispetto al livello ottimale nel Lazio: —20,1% rispetto al livello ottimale nel Lazio: +4,6% rispetto al livello ottimale nel Friuli: +82,1% rispetto al livello ottimale nel Molise: +44,7% rispetto al livello ottimale nel Lazio: +1323% risp. al liv. ottimale nel Lazio: +43,4% rispetto al fabbisogno medio prò capite

Persone citate: Franco Giliberto, Luigi Bruni, Salute