Un ebreo polacco convertito è arcivescovo di Parigi di Filippo Pucci

Un ebreo polacco convertito è arcivescovo di Parigi Monsignor Jean-Marie Lustiger, 54 anni, moderato, ex vescovo di Orléans Un ebreo polacco convertito è arcivescovo di Parigi CITTA' DEL VATICANO — E' un ebreo convertito al cattolicesimo, polacco di origine, il nuovo arcivescovo di Parigi, mons. Jean-Marie Lustiger, di soli 54 anni, posto da Giovanni Paolo II a capo della Chiesa di Francia, in successione diretta al cardinale Francois Marty, ormai settantasettenne e da tempo desideroso di ritirarsi. L'annuncio in due sole righe, dato ieri dalla sala stampa della Santa Sede, ha suscitato tra gli osservatori, come era prevedibile, molti commenti. Anzitutto, non v'è testimonianza certa nei quasi duemila anni di storia della Chiesa romana che qualcosa di simile, a prescindere naturalmente dai primissimi tempi dell'era cristiana originata¬ si nella Giudea, fosse mai prima avvenuto: che un arcivescovo, e cardinale di diritto di un prossimo Concistoro, fosse di nascita israelitica. Per quel che resta del conservatorismo romano, la nomina di monsignor Lustiger a Parigi, sia pure accettata con riferimento al nuovo clima ecumenico del Concilio Vaticano II, è stata una doccia fredda. Monsignor Jean-Marie Lustiger ha comunque tutte le qualità, sotto il profilo umano e religioso, per assidersi come arcivescovo nella sede di Parigi, e porta nella sua vita le stimmate sanguinose della persecuzione antiebraica. Nato a Parigi da ebrei polacchi (il padre era rabbino) nel settembre del 1926, a 14 anni, ri¬ cevette il battesimo cattolico, forse nel tentativo, allora molto diffuso tra le famiglie israelitiche in Europa, di sfuggire all'odio nazista con la conversione al cristianesimo. Tre anni dopo sua madre trovava la morte nel campo di concentramento di Auschwitz. Ma per il giovane Jean-Marie la contorsione al cattolicesimo si dimostrò poi una profonda convinzione. Prese a frequentare il seminario dei Carmelitani a Parigi, fu ordinato prete nel 1954 e assegnato come cappellano del Centre Richelieu alla Sorbona. Poi, tra il 1969 e il 1978. fu parroco di S.te Jeanne de Chantal, nell'elegante 16" arrondissement parigino, e di punto in bianco destinato a reggere la diocesi 'di Orléans, come successore di monsignor Riobé. che aveva dato qualche grattacapo a Paolo VI pronunciandosi a favore dei preti sposati. Ha scritto un libro andato a ruba, I sermoni di un parroco di Parigi; ha avuto gran successo di ascoltatori nelle recenti radiocronache sul viaggio del Papa in Francia. E' un vescovo moderno che veste giacche di velluto acquistate in un grande magazzino del Pont Neuf. parla cinque lingue, cura, a quanto si dice, le sue messe quasi fossero spettacoli della fede, e viene anzi indicato come un 'ardito della fede». Tra i candidati all'arcidiocesi di Parigi il suo nome ha prevalso contro quello di illustri avversari, quali il car¬ dinale Etchegaray e il vicepresidente dell'episcopato francese, monsignor Vilnet. Si tratta di una scelta 'tutta papale», dicono negli ambienti della Curia romana. Monsignor Lustiger viene peraltro giudicato un elemento «moderato con tendenze conservatrici» nel campo dottrinale. Ha fatto anch 'egli nel corso della sua vita un anno di lavoro in fabbrica, come Papa Wojtyla. Osservatori francesi vedono nella sua nomina un ulteriore episodio delle preferenze di Giovanni Paolo II verso un clan polacco, a raggio internazionale. Comunque sia, affermano, è certo che Lustiger è «un perfetto interprete del wojtylismo». Filippo Pucci