A Torino si discute sull'auto Anni 80

A Torino si discute sull'auto Anni 80 A Torino si discute sull'auto Anni 80 TORINO — *Quale strategia per l'auto negli Anni Ottanta?^. Al dibattito promosso dall'Istituto piemontese di scienze economiche e sociali «Antonio Gramsci» hanno partecipato ieri l'economista Cominotti, il sindacalista Gara vini, il parlamentare comunista Pugno e l'industriale metalmeccanico Ravaioli. Nel salone dell'Istituto Case Popolari la discussione, a tratti, ha risentito delle recenti vicende Fiat. Il segretario confederale della Cgil, Sergio Garavini, per esempio, ha sostenuto che •l'attacco virulento ai lavoratori e al movimento sindacale, condiviso da fette di opinione pubblica, non è la strada per risolvere la crisi dell'auto». A suo giudizio i problemi produttivi di fondo non si risolvono soltanto sul terreno dell'efficienza: «Occorrono — ha detto — impegni formidabili per un salto di qualità che interessa i consumi, l'impiego di nuovi materiali, i cicli produttivi, l'industna dei componenti e le collaborazioni internazionali». In materia di collaborazione, Garavini ha definito «lungimirante l'accordo Alfa-Nissan», e ha espresso «un giudizio severamente critico sul piano auto che riduce tutto a problemi di efficienza e di produttività». Ruggero Corninotti (membro della commissione per il piano auto) ha ricordato i ritardi e gli errori: «Negli anni scorsi è stato un errore non occuparsi dell'auto pensando che il settore avesse forze per cavarsela da solo, mentre altri Paesi predisponevano sostegni robusti alle loro industrie. E'stato anche un errore ritenere che l'auto fosse una produzione "matura" da lasciare a Paesi meno evoluti». Oggi si cerca di rimediare «in fretta e furia» però nonostante l'urgenza «il programma finalizzato dell'auto non è ancora approvato» ed è carente per la parte che riguarda «/a progettazione, la sperimentazione e la preindustrializzazione del prodotto». Molto critico nei confronti del «piano auto» il parlamentare comunista Emilio Pugno. Lo ha giudicato «l'autoprogrammazione della Fiat» cioè un sostegno alla ricerca senza vincoli programmatici. Egli ha affermato che «l'intervento maggiore del denaro pubblico deve riversarsi sui vari comparti della componentistica per creare dei sistemi di prodotto e di imprese». Pugno, tuttavia, ha esortato a «non eludere i problemi della produttività». L'industriale Aldo Ravaioli ha trattato, in prevalenza, temi concreti. «In Europa l'auto significa lavoro per 6 milioni di persone e di fronte a interessi economici e sociali di tale portata sono scesi sul terreno della competizione non soltanto le imprese ma anche i governi. Il nostro governo è in ritardo. Il piano auto ha una larghissima parte dedicata all'analisi ma pecca nella parte proposiliva. Non indica tempi e linee di sviluppo, complicando le scelte che altri Paesi hanno già fatto da anni». Dopo aver precisato l'esigenza che il piano sia «di stimolo e non di blocco» per le iniziative. Ravaioli ha anche sostenuto la necessita di «compensare i punti deboli». In altre parole non basta il sostegno alla ricerca, allo sviluppo delle tecnologie, eccetera. uBisogna compensare anche le diseconomie esterne. Per esempio i giapponesi lavorano senza magazzini perché i fornitori consegnano i componenti tre volte al giorno. Ma in Giappone — ha concluso — i trasporti funzionano e non ci sono scioperi Nelle nostre industrie se non ci fossero i magazzini, che hanno un costo niellante, le produzioni sarebbero soven te ferme». s. ri. V.

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