«Il crollo dell'export sarebbe un collasso per l'ntero sistema produttivo italiano» di Renzo Villare

«Il crollo dell'export sarebbe un collasso per l'ntero sistema produttivo italiano» DOLLARO A QUOTA MILLE; SEGNALE D'ALLARME PER LA NOSTRA ECONOMIA «Il crollo dell'export sarebbe un collasso per l'ntero sistema produttivo italiano» A colloquio con i rappresentanti degli industriali: Sergio Pininfarina, Alberto Perna, Aldo Ravaioli, Roberto Mazza TORINO —Con il dollaro a quota mille (venerdì ha chiuso a 1002,75) i nostri problemi congiunturali aumentano. Infatti gran parte delle merci che importiamo, petrolio e materie prime compresi, deve essere pagata in dollari. Aumentano quindi le difficoltà per la nostra industria, che è di trasformazione e che deve acquistare la materia grezza all'estero per tradurla in prodotto finito. Abbiamo chiesto ai maggiori rappresentanti degli industriali un parere sulle ripercussioni del dollaro a quota mille lire. Sergio Pininfarina, presidente dell'Unione industriale di Torino, ha dichiarato che *la vicenda del dollaro è un segnale d'allarme che va oltre il mero fatto valutario». — Cosa significa, secondo lei, l'avanzata del dollaro? «71 rafforzamento delle grandi valute esterne allo Sme rispetto alla lira segnala in modo evidentissimo la tendenza di mercato della nostra moneta che è tendenza alla svalutazione. Gli impegni di riallineamento (inflazione, spesa pubblica, costi di lavoro e del denaro) che erano alla base dell'entrata nello Sme due anni or sono, sono stati disattesi, soprattutto perché non si è saputo garantire il parallelo allineamento anche nel comportamento delle parti sociali: — Qual è il rischio più grosso? •In queste condizioni, purtroppo, lo Sme rischia di degenerare in un sussìdio ai consumatori di beni importati, pagato dalle imprese che esportano verso i Paesi del sistema monetario europeo». Per il vicepresidente dell'Anima (Associazione aziende metalmeccaniche), Albei to Perna, l'impennata del dollaro tèfonte di gravi preoccupa- zioni per i riflessi sui prezzi delle importazioni, specie se si considera che il nostro Paese è importatore di ingenti quantità di petrolio e di materie prime». — Ma c'è un vantaggio per le esportazioni? •Questo vantaggio è molto limitato, dati i continui aggravi dei costì, anche per i finanziamenti in valuta che hanno ormai raggiunto livelli di tassi pressoché comparabili a quelli di conto corrente. Queste variazioni cosi forti e repentine nei rapporti di cambio pongono, in sostanza, gravi e nuove incognite all'attività produttiva, costringendo gli imprenditori a trasformarsi praticamente in "operatori" se non in speculatori di valuta. E ci si chiede fino a quando le autorità monetarie possano mantenere il valore della nostra moneta nei confronti dei partners europei, che hanno riserve e potenzialità ben superiori alle nostre». • Tutte le misure che sono state prese o che saranno prese a Roma», dice Aldo Ravaioli, presidente del Comitato piccola industria, 'rischiano di essere un palliativo anziché una medicina efficace, se non si avrà la capacità di inserirle nel contesto di un programma economico in grado di ridare slancio a tutto il nostro sistema industriale». Cosa disturba di più l'industria italiana? •Bisogna eliminare tutte quelle disfunzioni esterne alle imprese, e cioè carenze nei servizi, tentativi di programmazione bloccati da dispute dei partiti, schizofrenia fiscale. Sono disfunzioni con le quali siamo abituati, sia pur forzatamente, a convivere, ma che producono ogni giorno effetti altrettanto disastrosi che quelli della quotazione raggiunta dalla moneta americana». Roberto Mazza, presidente della commissione export dell'Unione industriale di Torino, afferma che il problema per noi «é l'aggravio dei costi delle importazioni che provengono dall'area del dollaro e che sono percentualmente preponderanti». Questi aggravi non possono essere compensati in qualche modo? •Non possono essere compensati dalle nostre esportazioni che sono rivolte prevalentemente all'area Cee dove il cambio è vincolato allo Sme. Ormai tutto il valore aggiunto è compromesso e credere che l'esportatore a questo punto sia in grado di recuperare competitività solo attraverso una maggiore efficienza della propria azienda è pura illusione. Il crollo delle esportazioni comporterebbe il collasso dell'intero sistema industriale italiano». Renzo Villare

Persone citate: Alberto Perna, Aldo Ravaioli, Perna, Roberto Mazza, Sergio Pininfarina

Luoghi citati: Roma, Torino