Modigliani: «Liberarsi della scala mobile» Galbraith: «Non aiutare le aziende inguaribili»

Modigliani: «Liberarsi della scala mobile» Galbraith: «Non aiutare le aziende inguaribili» Modigliani: «Liberarsi della scala mobile» Galbraith: «Non aiutare le aziende inguaribili» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK — Nello storico balzo del dollaro oltre il muro delle mille lire vi sono due componenti: quella della rapida ascesa della moneta americana, incominciata prima di Natale, quando gli interessi bancari negli Stati Uniti raggiunsero il record del 21% e quella del progressivo indebolimento della valuta italiana, le cui radici risalgono a un periodo ancora precedente. Difficilmente l'attuale rapporto tra il dollaro e la lira potrà venire ridimensionato di molto a vantaggio dell'Italia: anzi, solo per consolidarlo, il governo italiano sarà costretto a prendere impopolari misure di austerità. Questo nella sostanza il parere di due dei più prestigiosi economisti di oggi, Franco Modigliani e John Kenneth Galbraith. Modigliani sottolinea che il calo della lira avviene non solo rispetto al dollaro, ma anche rispetto alla sterlina, al marco e al franco: «E' ciò non mi sorprende» dichiara. «Ho sempre pensato — la scorsa estate l'ho scritto — che sarebbe stato un miracolo se la lira avesse tenuto dopo settembre. L'economia non è il regno dei miracoli: l'Italia ha quasi il doppio dell'inflazione degli altri Paesi della Cee e la sua valuta ne risente». Prosegue l'economista: «Il calo della lira sottolinea l'urgenza per l'Italia di un programma di risanamento economico. Il rialzo del tasso di sconto è uno strumento efficace di difesa della bilancia dei pagamenti ma da solo non è sufficiente». Modigliani asserisce che «le partite correnti richiedono i soliti discorsi di moderazione estrema dei costi del lavoro». «L'Italia dovrebbe liberarsi della scala mobile, che continua a provocare disastri» dice, «e accettare l'inevitabilità di misure restrittive della produzione e del reddito. Finché non bloccherà l'inflazione, la lira resterà debole come adesso e forse lo diverrà ancora di più». L'economista non crede in «operazioni di cosmesi» come la conversione alla lira pesante: «Esse non cambiano nulla, attengono solo all'esteriorità delle cose» osserva. Conclude Modigliani che «occorre rendersi conto che la svalutazione della lira è in atto... e forse non è ancora finita». A suo parere, non si tornerà indietro «se non marginalmente». Ma la caduta potrebbe rivelarsi vantaggiosa per l'Italia se portasse alla stabilizzazione delle condizioni economiche. «L'attuale rapporto dollaro-lira» sostiene l'economista «riflette con buona approssimazione la realtà delle forze; esso potrebbe rimettere l'ordine nelle nostre attività all'estero se fosse sorretto da un programma adeguato». Il giudizio di John Kenneth Galbraith, che pure si professa d'accordo sulla lira con lo studioso italiano, si discosta a proposito del dollaro. «La straordinaria ascesa della valuta americana» dichiara Galbraith, «è parzialmente fittizia. Essa poggia innanzitutto sugli altissimi interessi, poi sulla avversa congiuntura economica tedesca, infine sul calo dell'oro, che doveva il suo rialzo alla crisi iraniana e polacca». Egli mette in rilievo che gli interessi in Germania sono il 10% circa di meno che in America e che sui mercati internazionali gli speculatori stanno abbandonando il prezioso metallo anche in funzione di questo. «Ma lo stiamo pagando con il ristagno in America» protesta. «Dietro il dollaro — continua l'economista —, non c'è una economia forte: valutiamo i fatti: negli Stati Uniti l'inflazione è al 13%. da dicembre la produzione è quasi ferma e nell'80 la produttività è scesa per il terzo anno consecutivo». Galbraith perciò ritiene inevitabile un «riallineamento limitato» del dollaro e delle monete europee forti a favore delle seconde. «I tassi bancari stanno lentamente scendendo, sono già al 19,5%. Perché il governo Reagan riesca a raddrizzare l'economia occorreranno non dei mesi ma un paio d'anni. E la Germania sta migliorando la sua bilancia commerciale e quella dei pagamenti». Nell'opinione di Galbraith, la lira potrà giovarsi di un generale riassestamento monetario se nel frattempo l'economia italiana avrà dato segni di ripresa. «Il pericolo è che si cristallizzi il suo divario non tanto verso la divisa Usa quanto verso le altre divise dello Sme». La ricetta dell'economista è la consueta: controllo dei prezzi e dei salari, imposte indirette, soprattutto sui beni di lusso, conservazione dell'energia. In più «in violazione dei miei principi socialisti, meno assistenza statale, alle imprese che non reggono il mercato, per riequilibrare il bilancio». Mentre sui motivi dell'esplosione del dollaro e della crisi della lira — o del marco che trascina con sé le altre monete — vi è in America una larga convergenza di vedute, sui loro effetti e sugii sviluppi a medio termine vi sono invece notevoli incertezze. Un esempio è il prezzo del petrolio. In teoria, la rivalutazione del dollaro ne agevola la stabilità, ma in pratica penalizza Paesi come l'Italia. Essa infatti rispetto all'inizio di dicembre si trova oggi a pagare •l'oro nero* circa il 10% in più. Un altro caso è quello dell'inflazione: rincarano per la lira le materie prime, e ciò si ripercuote sul produttore e sul consumatore. Ennio Caretto Balzo del dollaro e misure per ridurre l'inflazione in Italia