Ma quanto conta per l'uomo il suo passato?

Ma quanto conta per l'uomo il suo passato? Composizione di V. Giuliani E5 un peccato che titolo e sottotitolo dell'edizione italiana di questa importante opera di harem non abbiano salvato nulla del titolo originale, che suonava alla lettera La ricerca comparata del comportamento (Vergleichende Verhaltensforschung). La comparazione di comportamenti funzionalmente simili in specie differenti è infatti l'essenza stessa dell'etologia, così come Lorenz ha contribuito a definirla e delimitarla in oltre mezzo secolo di lavori, i quali trovano qui una sistemazione metodologica sorprendente per vigore e chiarezza. E' la comparazione che permette all'etologo di procedere in modo affine allo zoologo e al paleontologo, ricostruendo la ramificazione filogenetica del comportamento, così come questi hanno ricostruito l'evoluzione ramificata dei tratti morfologici, anatomici e fisiologici. difficile negare validità in sede etologica a un metodo omologo a quello che nelle scienze umane è da tempo riconosciuto indispensabile per sfuggire ai pericoli del descrittivismo puntiforme e classificatorio che caratterizzò i loro esordi. E' peraltro curioso che il primato assegnato alla comparazione porti Lorenz a privilegiare, ed a teorizzare, l'osservazione di animali in cattività piuttosto che in libertà. Il vantaggio principale della cattività, egli scrive, «é che il ricercatore che alleva animali ha modo di vedere contemporaneamente e nello stesso luogo il comportamento di parecchie specie... La scoperta che sta alla base di tutto lo studio comparato del comportamento, cioè la possibilità di fare omologie dei moduli comportamentali a coordinazione ereditaria, non avrebbe potuto avvenire altrimenti» (p. 52). Può essere andata cosi, per quanto riguarda la scoperta; ma è certo che i nuovi etologi, a partire da Eibl-Eibesfeldt, e tutti i sociobiologi, che un po' si considerano i loro eredi, tendono oggi a dare importanza crescente all'osservazione del comportamento animale in condizioni naturali. E proprio l'osservazione e la comparazione del comportamento umano in condizioni naturali è uno dei problemi che anche le scienze dell'uomo non hanno ancora risolto. Luciano Gallino ma non insignificante sussista rispetto al resto dell'albero; o, in altre parole, che si possano individuare comportamenti umani che non sono interamente programmati dalla cultura, ma appaiono in qualche modo discendere dal passato evolutivo della specie. Solamente la ricerca può dare risposta ad interrogativi così complessi, ed è appunto questa la strada su cui si sono impegnati gli allievi di Lorenz, in primo luogo Eibl-Eibesfeldt. • Una seconda riflessione è che il metodo consistente nel rintracciare omologie tra specie e ricondurle a comuni ascendenti su e giù per l'albero filogenetico, inventato dagli zoologi ed ora ripreso dagli etologi e dai sociobiologi, appare decisamente simile al metodo adottato sin dal '700 in varie scienze umane, come la linguistica e lo studio dei sistemi di cultura materiali e non materiali. Anche in questo campo si è giunti a stabilire che certe somiglianze osservabili, ad esempio, in fonemi e morfemi di lingue oggi diversissime, o in tecniche del lavoro o del corpo, si spiegano in modo più convincente col risalire a ceppi originari più o meno lontani nel tempo, che non ricorrendo all'ipotesi di ripetute invenzioni casuali di tratti identici, anche se il modello della diffusione evolutiva non può essere generalizzato a tutti i tratti di cultura. Sembra quindi L'albero genetico Ma quanto conta per l'uomo il suo passato? un tratto — o un modulo comportamentale, per gli etologi — che appare simile in due specie per altri versi molto differenti sia dovuto al caso, è estremamente remota. Lorenz non affronta nel suo libro, in modo esplicito, i problemi dell'etologia umana. D'altra parte esso suggerisce, per lo meno a chi non abbia deciso a priori che lo studio comparato del comportamento non ha nulla da offrire per una miglior conoscenza dell'uomo, due tipi di riflessione. La prima è che sarebbe veramente molto strano se' l'albero filogenetico dei comportamenti risultasse per cosi dire troncato in cima, proprio nel punto in cui il ramo che porta al genere Homo si separa dal ramo dei primati. E' molto più ragionevole pensare che una continuità limitata — perché limitato è il ramo «specifico» che l'uomo rappresenta rispetto all'insieme degli altri — Il procedimento dell'uno e degli altri, che Lorenz richiama espressamente in uno dei capitoli centrali del libro, consiste nello stabilire quali sono i tratti comuni al maggior numero di specie. Ad onta di varie complicazioni, vi sono buone ragioni per credere che quanto più un tratto morfologico o comportamentale (ma anche biochimico o fisiologico) è comune a molte specie, tanto più ha un'origine arcaica nei lunghi periodi dell'evoluzione. Se si comprendono nel procedimento di osservazione altri riferimenti, un gruppo di specie affini per certi tratti appare invece diviso in due o più gruppi (tipi, classi, ordini, ecc., nella nomenclatura della storia naturale). Invertito, questo procedimento permette di stabilire con un notevole grado di sicurezza quali sono gli ascendenti prossimi e remoti dei tratti osservati in una specie, poiché la probabilità che

Persone citate: Luciano Gallino