Nella Malesia di Burgess le avventure dell'insegnante Crabbe di Anthony Burgess

Nella Malesia di Burgess le avventure dell'insegnante Crabbe Narrativa inglese Nella Malesia di Burgess le avventure dell'insegnante Crabbe SAPEVAMO dagli annuari della letteratura che nella sua multiforme attività Anthony Burgess non solo aveva fatto in tempo a l'ivere molto da incino l'atmosfera del crepuscolo dell'Impero Britannico, come soldato a Gibilterra e poi per molti anni come insegnante in Malesia, ina che a questa aveva dedicato una trilogia uscita fra il 1956 e il '59 e a suo tempo acclamata come ultimo prodotto letterario della tradizione di cui Kipling e Forster erano stati gli esempi maggiori (oggi tale funzione conclusiva verrebbe assegnata piuttosto al Raj Quartet di Paul Scott, tuttora in cerca di un editore italiano). Quello che non potevamo sapere era fino a che punto un trittico, o meglio un libro tapparsi separatamente, i tre romanzi furono riuniti nell'edizione americana, intitolata The Long Day Wanes/ cosi programmaticamente britannico, anche nell'impasto linguistico che fonde decine di pidgin locali, potesse mantenere il suo interesse a tanta distanza di tempo e nel contesto di una cultura diversa. Onore dunque all'Editoriale Nuova, che oggi innce la scommessa, grazie anche all'impresa certo titanica delle traduttrici Ora sappiamo che Burgess nacque scrittore completo, come la mitica Minerva, fino da questo primo lai'oro pubblicato; e un giorno, quando qualcuno tenterà eroicamente di mettere ordine e trovare un filo conduttore nei suoi numerosissimi scritti sparsi dappertutto, si deciderà se questa facilità innata non gli sia stata, alla lunga, controproducente, portandolo tah'olta a sbarazzarsi troppo in fretta di temi che avrebbero iwluto una meditazione più profonda. Discorso che comunque non vale per la trilogia malese, dove il talento è fresco e incuriosito a ogni passo, diremmo, dalla scoperta delle proprie possibilità. L'autore cede di continuo alla tentazione di gettarsi in digressioni, ritratti di personaggi secondari poi dimenticati, invenzioni di cattive poesie da inserire nel racconto, imitazioni di idiosincrasie idiomatiche e ina dicendo, e inizialmente pur seguendolo ammirati e un po' frastornati non possiamo fare a meno di riconoscere come in realtà sia proprio da questo accumulo, da questa ininterrotta fertilità di giungla tropicale, che il libro deriva la sua incomparabile fisionomia di specchio di un mondo incessantemente brulicante di razze e di tipi, di lingue, di lingue franche, di dialetti. Verso la fine (p. 652) il protagonista Victor Crabbe dice che «la miglior cosa da fare è mettere tutto nei libri e dimenticarsene. Un libro è una spe¬ cie di cesso. Dobbiamo sbarazzarci del passato come d'una peste, altrimenti non si vive più. Il passato è da spazzare», e tale dev'essere stata la funzione della triologia per il suo autore, che vi ha gettato a piene mani se non colori (Burgess è daltonicol. odori, sapori, temperature, punture di insetti, da dimenticare. Ma le parole di Crabbe non vanno interpretate in chiave di amarezza, perché — è la più notevole qualità di scrittore profusa in Malesia! — il tono generale non è di delusione, nostalgia, rimpianto o di qualsiasi altra emozione autobiografica dii'ersa da una inesauribile e dwertita serenità, nutrita da quel particolare umorismo in cui forse consiste il principale dono degli scrittori inglesi al genere umano. Poco spazio rimane per accennare alla trama, nè del resto farlo troppo dettagliatamente sarebbe possibile (attenzione però, il disordine degli avvenimenti è soltanto apparente, in realtà un regista estremamente autorevole ha in pugno anche la più trascurabile fra le comparse). Nel primo libro Victor Crabbe. insegnante in una scuola malese, alle prese con dei propri fantasmi da esorcizzare (non si dà pace di aver provocato anni addietro la morte della prima moglie in un incidente automobilistico) si lascia sballottare nelle caotiche attività e rivalità locali; campeggia l'indimenticabile figura di un simpatico, gigantesco militare alcolizzato. Nel secondo libro Crabbe trasferito in un'altra scuola con mansioni direttoriali e sempre più affascinato dalla stessa pervicacia con cui il Paese, lacerato da tensioni interne e dalla guerriglia comunista, e ormai alle soglie dell'indipendenza, sta tentando di espellere i bianchi come corpi estranei di cui tuttavia il suo organismo ha bisogno per funzionare, assiste ad altri conflitti e perde il posto e la moglie. Nel terzo racconto Crabbe finalmente muore, in un'ultima apoteosi di inefficienza, dopo aver tentato a modo suo, ossia probabilmente nel modo sbagliato, di aiutare certi indigeni che, possiamo scommetterci, se la caveranno bene anche senza di lui. O forse no; forse è l'intera questione sul cosa valga o non valga la pena di fare — suggerisce Burgess — che in Oriente assume connotati insormontabilmente dwersi da quelli che siamo avvezzi ad attri- buirle Masolino D'Amico Anthony Burgess. Malesia!, trad Francesca Bandel e Liana Burgess. Editoriale Nuova. 701 pagine. 15.000 lire.

Persone citate: Anthony Burgess, Forster, Kipling, Liana Burgess, Long Day, Masolino D'amico, Minerva, Paul Scott, Victor Crabbe

Luoghi citati: Impero Britannico, Malesia