La parola di Carmelo Bene diventa musica, gesto e immagine

La parola di Carmelo Bene diventa musica, gesto e immagine Nel «Manfred» di Byron La parola di Carmelo Bene diventa musica, gesto e immagine DELL'OGGETTO .disco» si dice che è «mezzo di riproduzione sonora*, riproduce cioè il suono di situazioni fuori di lui. Ma ci sono molti dischi che sarebbero meglio definibili invece come «mezzi di produzione sonora» cioè come emissioni originarie, al di là e di più dell'avvenimento o del caso che hanno dato loro occasione. Sembra paradossale dire questo di un disco come Manfred di Byron-Schumann ridotto e interpretato da Carmelo Bene e registrato dal vivo alla Scala di Milano nell'ottobre 1980. E' autonomo un disco che nasce come riproduzione di un avvenimento teatrale? Eppure questo LP doppio è esemplare proprio perché rende evidente come in questo caso il suo «suono» sia la vera origine dello stesso fatto teatrale, come insomma sia lo spettacolo » riproduzione» di qua/cosa che ne è matrice: la sonorità che percorre il disco. Che al centro dell'operazione di Bene sul Manfred vi sia il suono è chiarito da una cristallina presentazione critica di Gilles Deleuze, stampata nell'album di testi che accompagna i due dischi. Ma tutto ciò non è nuovo in Bene che sempre nel suo teatro, come nel suo cinema, ha lavorato a questa resa sonora, musicale del linguaggio. Il --nuovo» è che la parola diventando suono, non frammenta, non disgrega, non fa decadere ma moltiplica la sua capacità di significare, perché il testo byroniano rimane il testo byroniano: si parte insomma proprio dagli elementi visibili, dagli oggetti presenti al discorso: «lume», «tenebre», «terra», «aria», «spazio», «pensiero», sono parole-voci ma non «flatus vocis». Si presentano insomma col loro significato evidente, con il loro «contenuto», ma dietro questa evidenza, oltre l'apparenza del contenuto, la sottolineatura degli elementi ritmici, melodici e perché no? armonici della parola-suono, rimanda ad altri oggetti, ad altre presenze «non contenute», invisibili. In ciò, Bene stabilisce un rapporto preciso tra «voce» ed «evocazione», ma di nuovo: questa è proprio l'operazione implicita nell'opera di Byron che ha al suo centro proprio l'esperienza dell'«evocazione» degli spiriti: .Apparite! Apparite!». Gli oggetti invisibili, che sono gli oggetti designati dal «musicale» di contro alla pseudo-oggettività del «teatrale», sono evocati e si presentano, si producono, pure restando «altri», «spiriti reali». Gianfranco Manfredi Carmelo Bene: Schumann-Byron LMA 3004). Manfred di (Fonit-Cetra

Persone citate: Bene, Carmelo Bene, Gianfranco Manfredi, Gilles Deleuze, Schumann, Schumann-byron

Luoghi citati: Milano