A qualcuno non piace la tela di Germaine Greer

A qualcuno non piace la tela di Germaine Greer Polemica A qualcuno non piace la tela di Germaine Greer Nello scorso numero abbiamo pubblicato un ampio servizio sull'ultimo libro di Germaine Greer, «Le tele di Penelope», storia delle donne pittrici attraverso i secoli, pubblicato In Italia da Bompiani (376 pagine 35.000 lire). C'è chi non è d'accordo con la scrittrice dell'«Eunuco femmina». E' Lea Vergine, autrice di vari volurr' di critica d'arte e organizzatrice lo scorso anno della mostra «L'aitra metà dell'avanguardia», sulle donne artiste del nostro secolo. Eci risiamo. Non bastava che Savelli avesse tradotto due anni fa «Women artist» di K. Petersen e J. J. Wilson, due dame di S. Vincenzo del femminismo yankee, né che Feltrinelli avesse toccato l'abisso del farisaismo parascientifico con «Le grandi pittrici' di A. S. Harris e L. Nochlin, due insegnanti statuniteìisi affette da naiveté recidiva. Credevamo di averle viste tutte, come si dice. Invece no. Ci si è messo anche Bompiani con «Le tele di Penelope». Ed eccoci a Germaine Greer di Melbourne, femminista negli anni in cui — e son passati due lustri abbondanti — già da noi Carla Lonzi aveva buttato alle ortiche la sua baùtta di crìtico d'arte per «sputare su Hegel'. Non è un libro di storia dell'arte, piuttosto una raccolta di nomi, dati e date, al fine di dimostrare che «non esistono donne Leonardo, donne Tiziano, ma la ragione sta semplicemente nel fatto che non nascono grandi artisti da ego danneggiati, da voìontà deboli, da libido represse e da energie deviate in nevrosi». Di questo, però, saranno oramai convinti anche Indro Montanelli ed Emo Biagi, no? Allora, a che prò? Non è un libro di sociologia dell'arte se ci si fosse limitati solo alla fatica dei casellari notarili, poteva tornar utile come album di consultazione e, anche qui, ci sarebbero delle spocchie da fare. Dov'è finita, per esempio, quella celebre pittrice di nature morte secentesche, Elisabetta Marchiani, attiva nell'area di Rovigo? Perché censimento d'archivio e rivendicazione miserabilistica costituiscono un unico flan. Si passa dalla monaca erudita alla dilettante, dalla grande professionista alla cartolinista, ribadendo verità ormai ovvie, attraverso una scrittura inabile, molesta, apprensiva come di chi cerca di graffiare ma anche un ;jo' tema di sbagliar bersaglio. E lo sbaglia, lo sbaglia il bersaglio. Con risultati di umorismo involontario, come quando la Greer scrive di Olga Rozanova: «Rozanova volle così fedelmente servire l'ideale costruttivista, gettandosi a corpo morto nella massacrante fatica di organizzare l'arte per le masse, che gli sacrificò la vita. Crollò mentre attaccava manifesti in un aerodromo per celebrare il primo anniversario della rivoluzione d'ottobre». O quando tratta un ingegno grande come quello della Popova al pari di una mentecatta con le paturnie poiché «le notevoli composizióni cubofuturiste erano degne di attenzione in ogni senso, ma la Popova, dopo averle dipinte, rinunciò dopo tre anni a dipingere. Rinunciò alla pittura per l'insegnamento, rinunciò all'insegnamento per il design, nel campo del teatro e dei tessuti». Ncn è affatto «una analisi originale, una alternativa provocatoria alla critica d'arte ufficiale», come è stampato nel risvolto di copertina: è un'occasione sprecata per la cecità con cui sono trattate le autrici e le opere portate a esempio. La terminologia adoperata è del tipo: «Interessante l'attenzione per i valori sentimentali della pittura dei fiori»; «animali dipinti con autentico impegno»; «le mani grandi indicano un'umile accettazione»; «l'autrice fissa dritto negli occhi l'osservatore, conscia del proprio potere» e altre insulsaggini. Le nature morte secentesche, altro esempio, «turbano» o sono «atipiche, insolite e la trasparenza delle pere aggiunge drammaticità», e cosi via. A che si lamentano poi la Greer e le sue correligionarie se i guidi almansi delle repubbliche le ridono dietro? Prego, signore, un po' di ironia. Mai sentito parlare di Gertrude Stein? Letto, per caso, l'intervento di Cathy Berberian sull'Espresso di qualche settimana fa? Lea Vergine

Luoghi citati: Italia, Melbourne, Rovigo