L'Europa è un alfabeto dì problemi
L'Europa è un alfabeto dì problemi Storia: Il mondo contemporaneo L'Europa è un alfabeto di problemi La grande opera in dieci volumi e diciassette tomi «Il mondo contemporaneo», diretta da Nicola Tranfaglia, per la Nuova Italia, si sta avviando a compimento. Dopo il tomo secondo della «Storia d'Europa» (501 pagine, 22.000 lire), qui recensito da Massimo Salvador!, arriva in questi giorni in libreria il terzo tomo; il quarto uscirà tra un mese. Nel corso dell'81 saranno pubblicati gli ultimi tre volumi intitolati «Gli strumenti del comunicare», che affronteranno i principali problemi metodologici della ricerca storiografica. L5 IMPRESA a cui si è accinto Nicola Tranfaglia allorché ha messo in cantiere «Il mondo contemporaneo» deve essere senz'altro definita assai impegnativa. Dieci volumi per un totale di diciassette tomi e la collaborazione di un gran numero di specialisti. Questo circa l'aspetto, per così dire, quantitativo. Ma quel che è più importante è l'impegno qualitativo, il carattere specifico che il direttore ha voluto conferire all'opera. Essa non contiene una ricostruzione degli avvenimenti storici contemporanei, non intende offrire al lettore un'informazione anzitutto fattuale. Mira ad uno scopo diverso: a dare di ogni importante «questione» della storia contemporanea un'analisi critica. La storia è rivissuta essenzial¬ mente come storia della storiografia. I «fatti» che alla questione sottostanno sono utilizzati così da evidenziare i problemi connessi alla loro interpretazione. Ma se la storia costituisce l'asse centrale dell'opera, la storia stessa non è concepita come disciplina «separata» rispetto anzitutto all'economia, alla sociologia e alla scienza politica. Anzi, il presupposto metodologico che sta alla base de «Il mondo contemporaneo» è che la storiografia abbia bisogno di robusti e organici approcci interdisciplinari. Da ciò l'attenzione dedicata a questi ultimi. «Il mondo contemporaneo» si avvia ormai rapidamente al completamento. Un'impresa impegnativa dicevo. Leggendo il tomo 2 del volume dedicato alla Storia d'Europa si deve dire che l'impegno che Tranfaglia ha assunto può dirsi bene assolto. Certo, un'opera che utilizza tanti studiosi non può mantenersi, per la sua stessa natura, sempre allo stesso livello. Gli alti e i bassi sono inevitabili. Ma quel che conta è la media. E la media testimonia grande serietà. Poiché l'indice del volume segue un criterio alfabetico, le «questioni» contenute nel presente tomo devono essere considerate nell'unità di tutti i quattro tomi dedicati alla storia europea. Cito alcuni titoli ad esempio: Industrializzazione russa e sovietica. Labour Party, Leninismo, Massoneria, Milleottocentoquarantotto. Movimento operaio in Francia, Nazionalsocialismo, ecc. fino a Restaurazione, Rivoluzione francese (saggio finale di questo tomo). Non si può neppure tentare, in questa sede, di dare un resoconto dei vari saggi (in tutto 25). Ne vorrei però segnalare alcuni. Un esempio veramente pregevole della capacità di analizzare un problema fondendo l'informazione essenziale sui dati (così da non rendere troppo allusivo il discorso) e la dimensione critico-storiografica è il saggio di apertura di uno specialista come R. W. Davies sull'industrializzazione russa e sovietica. Del pari di alto livello sono tutti i saggi che E. Collotti dedica alla storia tedesca, quello di V. Zilli sul populismo, di R. Pozzi sulla Restaurazione, di B. Bongiovanni sul Movimento operaio in Francia, di S. Soldani sul 1848. Si tratta a mio avviso dei frutti migliori, proprio perché consentono di penetrare a fondo nell'analisi storica come problema interpretativo, offrendo un panorama esauriente delle alternative storiografiche. Due esempi, diversi l'uno dall'altro, di saggi meno riusciti. Il primo è quello di G. Bonacchi sulla politica estera tedesca nell'età dell'imperialismo: in sé e per sé in vero persino brillante, ma troppo centrato nel discutere un caso storiografico (quello di Wehler). Il secondo è quello di R. McNeal sul Partito comunista bolscevico, piuttosto povero e schematico. Il volume comincia bene con Davies e finisce altrettanto bene con il saggio di L. Guerci sulla Rivoluzione francese, esemplare per chiarezza e ricchezza. M. L. Salvadori «Vive la Communi'» un disegno di Walter Crane, pubblicato nel 1896
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