Ne uccise più la spagnola che la guerra

Ne uccise più la spagnola che la guerra Una malattia che atterrì il mondo Ne uccise più la spagnola che la guerra Quell'influema trasformò la vita in tutto il mondo. Nella documentazione di Richard Collier si trovano episodi di egoismo e di abnegazione, di eroismi e di viltà, di terrore e di rassegnazione nel rinnovato clima psicologico da «fine del mondo», e in molti Paesi, anche in quelli più civili, sembrò tornato il Medio Evo. Accadde di tutto. «Che si impedisca a ogni italiano la sudicia abitudine di stringere la mano e la pandemia scomparirà nel corso di una notte» scrisse Mussolini sul Popolo d'Italia, che già pensava al «saluto fascista»). Improvvisamente come era venuto, il morbo scomparve. E' stato uno dei più terribili flagelli che hanno colpito l'umanità eppure, benché appartenga alla storia moderna, è oggi «poco più che un ricordo quasi folcloristico». H. L. Mencken, il maggior critico della letteratura e del costume americano, disse: «L'epidemia viene raramente menzionata, e la maggior parte degli americani l'ha dimenticata. Ciò non stupisce, poiché la mente umana tende sempre a cancellare dalla memoria l'intollerabile, proprio come tenta di nasconderlo nel momento in cui lo vive». LA chiamarono «spagnola» perché i primi casi, ancora benigni, furono segnalati in Spagna. Era una forma influenzale che all'inisio non preoccupò più delle altre influenze che arrivano ogni autunno. Si diffuse come l'incendio in un sottobosco, arrivò in Alaska e alle Hawaii. L'unico posto del mondo che risparmiò fu l'isolotto di Sant'Elena, e non si sa perché. Imperversò dall'ottobre 1918 al gennaio 1919, e in quei 120 giorni si portò via oltre ventun milioni di persone. Più devastante della guerra 1914-18, che aveva avuto dieci milioni di morti. Più nefaste della «spagnola» furono soltanto la Peste di Giustiniano, che cominciò nel 542 dopo Cristo e in messo secolo fece cento milioni di vittime; e la Morte Nera, la Peste del Boccaccio, che tra il 1347 e il 1350 uccise sessantadue milioni di persone. I medici non sapevano come curarla, come fermarla, la malattia sembrava volersi divorare il mondo, entrando nelle stamberghe e nelle regge. «Crede che stiamo per essere spazzati via?» domandarono al clinico Willmot. «Per la prima volta in vita mia credo proprio di si» rispose. Nella fase più acuta, in città come Torino e Roma la «spagnola» uccise 400 persone il giorno. In tre mesi ì morti in Italia furono 375 mila. (Nei quattro anni di guerra erano stati 600 mila). Luciano Curino Richard Collier: La malattia che atterrì II mondo. Mursia, 309 pagine. 12.000 lire.

Persone citate: L. Mencken, Luciano Curino Richard, Mussolini, Richard Collier, Willmot

Luoghi citati: Alaska, Hawaii, Italia, Roma, Sant'elena, Spagna, Torino