La Francia tratta con il Giappone di Jacqueline Grapin

La Francia tratta con il Giappone La Francia tratta con il Giappone (Segue dalla I pagina) ed ora torna sul nostro mercato con prodotti che mettono in difficoltà le nostre industrie. Oggi lo si invita alle nostre riunioni «bilaterali» o «multilaterali». Le assicuro che quel personaggio trova tutto questo molto curioso. EUROPA — Ma in tutte le riunioni si constata che i giapponesi sollecitano accordi quasi esclusivamente nei settori che hanno in qualche modo un rapporto con l'aeronautica, il nucleare, la chimica, settori in cui gli europei sono , vedi caso, in buona posizione. Ciò che essi cercano, in definitiva, non è semplicemente un trasferimento di tecnologie? MISSOFFE — Questo è certo. Ma è illusorio pensare che potremo impedire loro di progredire su questa strada. Se non lo fanno con noi, lo faranno senza noi. Allora, tanto vale che ci siamo anche noi... Prevedo il momento in cui si lanceranno nell'industria bellica. Non parliamo dello spazio, settore in cui sono già molto avanzati. Anche nell'armamento terrestre convenzionale: il bilancio della difesa giapponese è in aumento, per le pressioni congiunte americana e del governo giapponese, con tutte le conseguenze che ciò avrà sulla ricerca e sulle industrie. L'esercito giapponese recentemente aveva bisogno di un carro armato. Gli europei convinsero abbastanza facilmente Tokyo che un acquisto negli Stati Uniti non era consigliabile. Esiste un carro franco-tedesco, che può quindi essere qualificato come «europeo». Inoltre è quello che ha le prestazioni migliori rispetto alle qualità richieste ed è anche il meno caro. I negoziati sono andati avanti, era logico che il Giappone acquistasse questo carro armato «europeo». Ebbene, ha finito per costruirsi il suo carro armato, con prestazioni inferiori e più caro. Non si comprende questo fatto se non considerandolo la prima tappa d'un processo che dovrà condurre poco a poco ad una produzione competitiva anche in questo campo. EUROPA — Non si può rimproverare ai giapponesi di mantenere ben chiuso il loro mercato mentre invadono con i loro prodotti tutti i mercati esterni? MISSOFFE — 81, ma è un inutile rimprovero per due ragioni: la prima è che se anche il mercato giapponese fosse tutto aperto, esso è relativamente piccolo e non basterebbe a compensare la concorrenza che le aziende giapponesi fanno al nostro, non soltanto nel loro Paese e nel nostro, ma nell'insieme dei Paesi del mondo. Il problema, dunque è quello della competitività del dinamismo degli uni e degli altri, ovunque. Poi ci sono delle regole prioritarie da rispettare per negoziare efficacemente con i giapponesi: prima di tutto esporre lamentele che si basino su prove irrefutabili. In questo senso le fluttuazioni dello yen sono una «lamentela» che bisogna usare con molta prudenza, perché l'origine di tali fluitazioni non è chiaramente individuabile; l'esistenza di barriere alle importazioni non è facilmente utilizzabile come argomento, perché le più importanti di queste barriere sono spesso psicologiche e informali. EUROPA — E la seconda condizione? MISSOFFE — Fare domande soltanto su punti precisi, che possano essere oggetto di studi concreti da parte delle autorità giapponesi. In realtà l'approccio nipponico ai problemi è poco adatto alle domande globali. Non ci servirà a nulla chiedere la soppressione delle barriere non tariffarie. Bisogna fare come gli Stati Uniti, lavorare per abbattere una barriera dopo l'atra. Aggiungerei ancora che non bisogna sperare di impietosire i giapponesi. Al culmine di cent'anni di sforzi il loro Paese è in una posinone di forza e rispetta soltanto quelli che hanno fatto la stessa cosa. Non ci resta che puntare sui nostri punti di forza. Jacqueline Grapin

Luoghi citati: Europa, Francia, Giappone, Stati Uniti, Tokyo