A Reagan piace la Comunità ma l'identifica con la Nato di Ennio Caretto
A Reagan piace la Comunità ma l'identifica con la Nato A Reagan piace la Comunità ma l'identifica con la Nato «A fianco degli Stati Uniti, nel pieno rispetto della sua indipendenza» Nei più recenti discorsi e in numerose interviste del presidente designato Reagan, il tema comunitario è forse quello che ricorre meno di frequente. Preoccupato innanzitutto di consolidare l'equilibrio strategico con l'Urss, Reagan tende ad identificare l'Europa con la Nato. Ma ciò non significa che egli ignori la realtà e il potenziale della Cee. Come è fautore dell'Alleanza Atlantica (non a caso ha nominato segretario di Stato l'ex comandante in capo delle sue forze armate), cosi Reagan è assertore dell'unità e dello sviluppo comunitari. Il suo consigliere di politica estera, Richard Alien, che prenderà alla Casa Bianca il posto di Brzezinski e di Kissinger, ci ha detto che il Presidente designato «mira alla partnership politica ed economica con la Cee». Apprezza «la funzione stabilizzatrice anche in campo monetario da essa assunta» e si propone di instaurare «un regime di regolari consultazioni». «Non ci nascondiamo — ita dichiarato Alien — che la straordinaria ripresa economica dell'Europa nel dopoguerra ha gradualmente modificato i reciproci rapporti, presentando anche dei problemi... ma la consideriamo uno degli eventi più positivi della storia contemporanea». Reagan è favorevole all'integrazione europea e ha accolto con soddisfazione l'ingresso della Grecia nella Cee (con compiacimento ancora maggiore accoglierebbe quello della Spagna nella Nato). E' convinto che l'unità e lo sviluppo comunitari garantiscono la democraticità dei Paesi membri e contribuiscono al loro progresso economico e sociale. «La nostra concezione ideale dell'Europa — ci ha detto Alien — è di una entità unica pur nelle diversità nazionali... al fianco degli Stati Uniti nel pieno rispetto della sua indipendenza». Nell'opinione dì Reagan e del suo entourage, i rapporti tra la Cee e gli Stati Uniti sono confortanti, ma migliorabili. Il futuro governo repubblicano condivide le politiche economi- che di Paesi come la Francia, la Germania e l'Inghilterra, ma ha qualche riserva su quella commerciale comunitaria: nel programma del partito approvato al Congresso di Detroit lo scorso luglio figurano negoziati per la liberalizzazione degli scambi a tutela del capitale e del lavoro americani. L'importanza che Reagan annette ai rapporti con la Cee è dimostrata dal suo incontro a Washington col cancelliere tedesco Schmidt qualche settimana fa e da quello organizzato col premier inglese Thatcher il prossimo febbraio: si tratta dei primi con leaders stranieri. Nel dialogo con l'Europa, ha concluso Alien, esistono due limiti che gli Stati Uniti considerano invalicabili. Uno è l'ingresso al potere di un governo comunista. «Non crediamo che l'eurocomunismo sia diverso dal comunismo conosciuto — ci ha detto il prossimo consigliere della Casa Bianca —; non resteremmo indifferenti al passaggio di un Paese amico a una ideologia ostile». L'altro limite sono le relazioni della Cee con l'Urss; piacerebbe a Reagan che esse fossero più selettive, e che la distensione europea fosse condizionata dalla «buona condotta» sovietica nel resto del mondo. E' questo il punto su cui il Presidente designato identifica la Cee con la Nato. Nelle sue più recenti dichiarazioni, egli non ha solo ribadito il suo concetto preferito che i Paesi comunitari devono rafforzare le loro difese vis à vis all'Urss. Ne ha introdotto anche uno nuovo, e cioè che essi possono altresì influenzare la superpotenza sovietica con la loro forza economica. «Dal punto di vista industriale — ha dichiarato —, l'Urss non è tanto ricca quanto l'Europa. Ha anche una popolazione numericamente inferiore. E' ora che smettiamo di vedere nei sovietici dei giganti. Essi non sono invulnerabili.. Ennio Caretto Ronald Reagan e Jimmy Carter
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