Il negoziatore che impone la regola della pazienza

Il negoziatore che impone la regola della pazienza IL SEGRETO DI TRAN VAN THINH Il negoziatore che impone la regola della pazienza Dà l'impressione dell'argento vivo. Sempre in movimento, ma cordiale, sorridente, Tran Van Thinh, un francese nato 52 anni fa nel Vietnam (allora, precisa, si chiamava Indocina) è l'uomo che dirige la delegazione permanente della Cee a Ginevra. Nel suo ufficio sono disposte in bella vista molte foto con dedica di personaggi illustri, eppure manca un segno evidente del suo trofeo più ambito, forse il miglior colpo messo a segno dalla Comunità negli ultimi anni, la definizione di una nuova politica di importazione dei tessili. E' un settore ultrasensibile, difficile da regolare, sul quale ora «regna» l'accordo «multifibre» fra la Cee e il Terzo Mondo, e il merito del trattato è tuttodì Van Thinh. Accadde nel 1977 quando ogni sorta di tessuto, dal materiale semilavorato all'abito finito, fabbricato in Asia, America Latina e nell'Est invadeva i mercati dei Nove. Questi, a differenza degli Stati Uniti, subito corsi ai ripari, non erano stati in grado di fare valere le proprie ragioni nell'ambito degli accordi allora vigenti per imporre un minimo di moderazione a quei produttori lontani ma favoriti dal basso costo della manodopera. E fu così che molte imprese tessili rischiarono la chiusura, altre addirittura fallirono; per allontanare lo spettro di un'ancora più ampia disoccupazione alcuni Stati, fra i quali la Francia, premevano ad alta voce per l'adozione di misure di protezione unilaterale. Proprio in quel periodo a Ginevra stava per iniziare il negoziato per il rinnovo dell'accordo multifibre e proprio Van Thinh, fra lo scetticismo critico e miope di molte delegazioni, riusci là dove gli altri avevano fallito. In sostanza portò i fornitori del Terzo Mondo ad accettare il principio secondo cui la stabilizzazione delle esportazioni verso la Cee diventava «assolutamente» necessaria. Prospettò insomma un'autoriduzione nei massimali /issati per l'importazione di tessili di origine sudcoreana e di Hong Kong promettendo in cambio che essa sarebbe stata provvisoria. «Fu durissimo convincerli», ricorda, «perché chiedevo loro di ridurre alcuni vantaggi ai quali, secondo lo spirito dell'accordo, avrebbero avuto diritto offrendo come garanzia soltanto il fragile impegno della mia parola. Un sacrificio alle esportazioni, che però consentiva di configurare un avvenire sicuro, oppure rischiare il caos della barriera unilaterale da parte della Cee». Alla fine, dopo trattative estenuanti, il compromesso fu accettato. Da allora il trattato multifibre, e i molti accordi bilaterali che lo hanno seguito, portano il marchio di Van Thinh. Era così nata una politica tessile coerente, concedendo un attimo di respiro agli industriali europei pur lasciando libera una frazione del mercato continentale ai produttori del Terzo Mondo. Cosa è stato più difficile? Risponde Van Thinh: «Come sempi e accade, mettere d'accordo gli Stati membri della Cee e far capire loro che nei confronti dell'estero era meglio avere una strategia coerente e comune e mostrarsi allo stesso tempo duttili sul piano tattico, cioè conoscere bene, e soprattutto rispettare, la controparte ». Adesso Van Thinh non si occupa più di tessili. Il suo campo d'azione è più vc&to, interessa gli accordi internazionali (come il cacao) e le cosiddette clausole di salvaguardia del Gatt. Si dice che abbia svolto un ruolo determinante, appunto nel Gatt, per far nominare il nuovo direttore general dell'ente tariffario Durkel, svizzero come il suo predecessore Long, perché più a conoscenza dei «segreti, comunitari di quanto non lo fossero altri candidati della Finlandia e dell'Australia. Fra poco, entro la fine dell'anno, si tornerà però a parlare del rinnovo dell'accordo multifibre e benché il contenzioso non sia più quello del passato, molti delegati, più o meno apertamente, stanno già consultando Van Thinh per strappargli preziosi consigli su come comportarsi con il suo «vecchio amore'. ph. 1. Tran Van Thinh