1981, le incognite sono tante

1981, le incognite sono tante ANALISI CONGIUNTURALE DELLE ECONOMIE FORTI 1981, le incognite sono tante L'anno è cominciato in maniera poco chiara - Negli Usa molto deboli i settori auto e edilizia - Il Giappone è in sella, ma deve ricorrere ad una politica commerciale moderata - I tedeschi respingono le tentazioni protezionistiche - La cura inglese rischia di dare il colpo di grazia al malato - La Francia è ambiziosa sul tasso di crescita Questo studio mensile, realizzato da una «équipe» di esperti di analisi congiunturali con la collaborazione della Cégos-Economie, presenta un panorama comparato delle gestioni a breve termine di quattro Paesi (Germania Occidentale, Francia, Gran Bretagna e Italia) e della situazione economica negli Stati Uniti e nel Giappone. In questo inizio del 1981 i governi si interrogano. Sono numerose le incognite che condizionano l'anno nuovo. Anzitutto è il modo in cui è cominciato ad essere tutt'altro che chiaro. Nei nostri quattro grandi Paesi europei la rispettiva produzione di settembre e ottobre era sempre in forte flessione, come indicalo i nostri grafici. Tuttavia, in Francia e in Germania negli ultimi tempi si osserva una certa attenuazione del degrado. Così l'Insee (Istituto francese di statistica) ha messo in evidenza che in ottobre i consumi sono di nuovo aumentati. Del pari le ordinazioni all'industria tedesca, nel corso dello stesso mese, sono leggermente aumentate, mentre da qualche tempo erano in diminuzione. Per il momento non si può parlare che di un sussulto e non di un autentico cambiamento di tendenza. Negli Stati Uniti si verifica un nettissimo, progressivo indebolimento nei settori dell'automobile e dell'edilizia, sotto la pressione della politica sui tassi di interesse del Federai Reserve Board (Feb), che il presidente della Chrysler, Lee Jacocca, ha qualificato «folle». Per ciò, questo Paese è in presenza, all'inizio dell'anno, di una stagnazione, se non di una nuova recessione, confermando cosi la previsione di un'attività a «W» fatta qualche mese fa. Anche il Giappone, che sinora si era distinto per una cadenza relativamente sostenuta, vede la sua attività rallentare, il punto essenziale della crescita rimanendo soprattutto le esportazioni, mentre la netta flessione dei consumi è a mala pena compensato dall'aumento delle spese per attrezzature. Nell'insieme, dunque, l'ingresso nel 1981 non avviene in buone condizioni. E ha ogni possibilità di mettersi su una strada in discesa, o al massimo in un avvallamento. Bisogna avere ben presente che con questa cattiva partenza un tasso di-crescita anche mediocre, come quello sull'ordine dell'uno per cento sovente previsto e calcolato comparando i due anni 1980 e 1981, presuppone già nel corso di quest'ultimo, e non oltre la fine del primo semestre, una seria correzione, capace di recuperare la flessione dei primi mesi. E' possibile? A questo punto intervengono svariate condizioni. Anzitutto un limite del prezzo del petrolio. Ora, oggi come oggi continua la pressione verso il rialzo, benché siano dovunque diminuiti i consumi e le importazioni, sotto il triplice effet¬ to degli alti prezzi, dei cambiamenti strutturali e del forte rallentamento dell'attività. Quali le cause? La psicosi di carenza spinge i Paesi industrializzati a gonfiare ulteriormente stock già sovrabbondanti. Da qui le recenti raccomandazioni dell'Aie (l'Agenzia internazionale dell'energia) che chiede ai suoi membri di arrestare acquisti sconsiderati. Da parte loro i Paesi produttori hanno prospettato nella riunione di Bali un nuovo aumento del prezzo del barile a partire dal 1" gennaio 1981. Ma il petrolio è pagato in dollari, per cui il rincaro appesantisce ulteriormente la fattura. E' un aumento provocato dai tassi di interesse americani anormalmente elevati, che costituiscono un altro guasto per l'attività europea. Ciò porta alla seconda condizione, cioè il rapido ritorno a livelli monetari americani più ragionevoli. La realizzazione di questo dipende direttamente dal presidente del Fed, Volcker, che ha assicurato recentemente: «JVot abbiamo la possibilità di affrontare in modo decisivo il problema che è all'origine dal malessere economico degli Stati Uniti, vale a dire l'inflazione», cosa che lascia supporre che Volcker manterrà la pressione, a qualsiasi costo. Follia? Williard Butcher. presidente della Chase Manhattan Bank, giudica che in mancanza di altre misure, come la riduzione delle spese governative o la rinuncia all'indicizzazione dei salari, la brutale restrizione praticata da Volcker non fa che aggravare la situazione. Donald Regan, il nuovo segretario al Tesoro designato dal presidente Reagan, saprà accordarsi con Volcker e agire in modo che l'eccessiva pressione monetaria possa essere sostituita da altri mezzi? Una terza condizione che sovrasta gli eventi del 1981 è il mantenimento degli scambi internazionali, ad onta delle difficoltà. Più le prospettive sono oscure sui rispettivi mercati interni, più i Paesi hanno la tendenza a ricercare delle compensazioni all'estero, giacché il problema non è unicamente di equilibrare le bilance, ma di conservare i posti di lavoro e di garantire l'avvenire delle imprese. Su questo punto il Giappone è in sella, poiché le basi essenziali della sua crescita sono costituite dalle esportazioni. Saprà questo Paese moderare un poco la sua attività, in mancanza di che rischierebbe di vedere le frontiere chiudersi davanti ai suoi prodotti troppo invadenti? Forse sarà rapidamente questo il caso della Francia, sotto una forma o l'altra, se c'è da credere all'avvertimento che ha rivolto il premier Raymond Barre ai giapponesi: «La necessità di ricorrere a misure protezionìstiche sarà irresistibile — ha detto — se il Giappone e la Francia non ricercheranno un dispositivo di scambi ordinato, e se non discutono le transazioni indispensabili nel tempo». Ed ha aggiunto che «non ci sarà un protezionismo permanente», ma che «si tratta di comprendere e di ammettere che non è accettabile che interi settori siano sottoposti a una pressione tale da impedire di intraprendere la necessaria modernizzazione e custodire il loro futuro». In Germania si scarta il protezionismo. Per Rolf Rodenstock, presidente del Bdi (la Federazione del padronato) il disavanzo della bilancia dei pagamenti correnti non deve essere considerato a breve termine con tentativi immediati per opporvisi, perché questo rischia di stornare l'attenzione dall'essenziale, vale a dire i necessari cambiamenti strutturali. Così, le imprese tedesche pensano di poter incassare il colpo, sacrificare il 1981 per fare meglio nel 1982. Così stando le cose, quali sono i pronostici per il 1981? Condizionati dalle ipotesi internazionali più o meno incerte che abbiamo passato in rassegna, non sarebbe sorprendente vederle cambiare. Tanto più che occorre aggiungere le misure particolari che ciascun Paese ha in animo di prendere per proprio conto al fine di uscire dall'insidia della debole crescita, spesso con il rischio di far sprofondare ancora di più gli altri. Le migliori performances sono previste per il Giappone, con quasi il 4 per cento di progresso. Questo Paese ha la sua strategia, soprattutto monetaria. Nonostante il «volo» americano, i tassi di interesse giapponesi ribassano, in controcorrente a quelli degli altri Paesi. Ciò è possibile grazie alla massa dei petrodollari attirati dagli utili record delle società giapponesi nell'elettronica, nell'automobile e persino nella siderurgia, e per le sue prospettive future. Così il Giappone dispone di un margine di manovra molto maggiore, ma la sua buona posizione rimane fragile, giacché non sono da escludere esplosioni protezionistiche. All'altro estremo, la Gran Bretagna apparentemente si culla nella recessione, poiché la signora Thatcher non considera che il futuro a breve termine, al di là di una drastica cura che, a dire di certi osservatori, rischia di dare il colpo di grazia al malato. Così il Cbi (padronato britannico) a seguito della sua ultima inchiesta prevede nel 1981 una diminuzione del 2,5 per cento della produzione nazionale. Gli altri grandi Paesi scaglionano le loro previsioni fra questi due estremi. Il più ambizioso, la Francia, ha annunciato per voce del suo Presidente Valéry Giscard d'Estaing, una crescita del 2,2 per cento, cifra che lascia scettica la maggior parte degli esperti di previsioni, che si accontentano di un modesto 0,5 per cento. La Germania annuncia ufficialmente uno 0,5 per cento al massimo e a certe condizioni favorevoli, che sono quelle sopra enunciate, e alle quali bisogna aggiungere la moderazione salariale. Tuttavia, altre previsioni più pessimistiche, come quelle dell'Istituto internazionale di Kiel. arrivano addirittura a considerare una recessione, con la flessione dell'1,5 per cento della produzione. Tutti questi risultati dipendono da quelli degli Stati Uniti, per i quali si annuncia una stagnazione. In complesso, dunque, le previsioni sono cattive e nel migliore dei casi mediocri. Fortunatamente, non bisogna legarsi alla semplice aridità delle cifre, poiché esse ammettono già nel 1981 un'inversione di tendenza prevista dalla maggior parte degli esperti in congiuntura, e la cui data nel corso dell'anno costituisce buona par¬ te della differenza fra le previsioni degli uni e degli altri. Di modo che il secondo semestre del 1981 e soprattutto il 1982 dovrebbero riportare la speranza, tanto più che quest'anno vedrà anche, secondo quanto ritengono molti osservatori, fondamentali mutamenti industriali. Quanto meno, nel 1981, i Paesi non dovranno patire inutilmente. Maurice Bommensath PREZZI LASONDGFMAMGLASOND 1979 I 1980 SCAMBI LASONDGFMAMGLASOND 1979 I 1980 QUALITÀ' DELLO SVILUPPO PREZZI — Indice dei prezzi al consumo (dati su base Ocse). Scarti in rapporto alla media dei quattro Paesi. Fra ottobre e novembre l'inflazione media dei quattro Paesi europei è risalita al 10,75%. Il tasso dei prezzi tedeschi è aumentato dall'I al 3%, quello della Gran Bretagna dal 7,5 all'8,5% e quello italiano dal 17 al 20%. Per contro l'indice francese è sceso dal 12,5 all'11,5%. Ricordiamo che queste cifre sono calcolate sugli ultimi tre mesi. Valutate su dodici mesi risultano del 5,3% in Germania, del 13,5 in Francia, del 15,3 in Gran Bretagna e del 22 in Italia. CONTINUITÀ' DELLO SVILUPPO SCAMBI CON L'ESTERO —Tasso di copertura delle esportazioni (Fob) sulle importazioni (Cif). (Dati su base Ocse). Tra settembre e ottobre il tasso di copertura, corretto delle variazioni stagionali, ha continuato a migliorare in Germania (dal 102 al 103%) e a peggiorare in Italia (dal 71 al 67%). Tra settembre e ottobre, questo tasso è ancora diminuito in Francia (dall'87 OCCUPAZIONE iiil ssBìbII LASONDGFMAMGLASOND 1979 I 1980 SVILUPPO : rancia LASONDGFMAMGLASOND 1979 I 1980 all'85%) ed è rimasto all'elevato livello del 107% in Gran Bretagna. QUALITÀ* DELLO SVILUPPO-OCCUPAZIONE — Disoccupati iscritti a domande di lavoro non soddisfatte in percentuale sulla popolazione attiva (dati su base Ocse). Tra ottobre e novembre il tasso di disoccupazione, corretto delle variazioni stagionali, ha continuato ad aumentare sensibilmente in Germania (dal 4,15 al 4,30%) e vistosamente in Gran Bretagna (dal 7,70 all'8,30%). Questo tasso ha pure ripreso a crescere in Francia: dal 6,70 al 6,85%. TASSO DELLO SVILUPPO INDUSTRIALE — Indice della produzione industriale, esclusa l'edilizia (dati su base Ocse). Tasso di sviluppo trimestrale di ciascun Paese. Calcolata su agosto, settembre e ottobre e comparata ai tre mesi precedenti, la produzione industriale ha continuato a flettere in Germania (—6%), in Francia (—6%), in Italia (—10%) e in Gran Bretagna (—12%). Stati Uniti: situazione comparata e incidenze (note e calcoli confrontabili) 4. Negli Stati Uniti la ripresa continua. ma si aflievolisce, come indica in particocrescita - , lare il rallentamento dell'edilizia (in ottobre soltanto l'1,6% contro T8% di setl / tembre)edelleordinazioni all'industria(l'1,7%e il 4,9% negli stessi mesi). PRF77I SI accelera nuovamente I'inflazione dei prezzi al deltagho calcolala su tre (—) mesi essapassadall'Bal 12,7%. disoccu- II tasso di disoccupazione In rapporto alia popoiazione attiva e passato dal pazione ( ) 7,5% di settembre al 7.8 di ottobre, per poi tornare al 7,5% in novembre. \ — II disavanzo commerciale, calcolato Fob-Cil. dopo il punto piii basso di 1 mi- scambi , \ liardo di dollari raggiunto in agosto, e nuovamente aumentato in settembre a » ' 1,64 miliardi, e in ottobre si e ancora leggermente aggravato a 1.84 miliardi. I incidenza monetaria Nelle ultima settimane i tassi americani hanno avuto unautentica esplosione. e finanz1aria il prime rate essendo passato dal 14.5 dell'inizio di novembre al 21% un mese su gran bretaqna, dopo, e il tasso di sconto dall'11 al 12. poi al 13% (con un tasso di penalizzagermania, franciae italia zl0ne del 16%) La situazione in Giappone i i ! _l~ La P'oduzione industriale, dopo essersi ridotta nel terzo trimestre del 2,3%. in crescita ^ + > I ottobre e di nuovo leggermente progredita, erimane superiore del 4% all'anno precedente. In novembre lintlazione si e riaccesa: calcolata su tre mesi e ripassata dal 6,1 PHEZZI ( ) al 7.4%. esudodici mesi dal 7,8 air8.4%. + II tasso di disoccupazione in rapporto alia popoiazione attiva, corretto delle disoccu- variazioni stagionali, e leggermente aumentato dal 2,2% di ottobre al 2,3% di pazione i+) novembre. + La bilancia commerciale, corretta delle variazioni stagionali. Cie in settembre scambi ( ) registrava un'eccedenza di 284 milioni di dollari. e ritornata deficitaria in otto- v ' bredi 538 milioni.