Ai deputati tre milioni al mese e (forse) ufficio con segretario di Alberto Rapisarda
Ai deputati tre milioni al mese e (forse) ufficio con segretario Come il parlamentare affronta le «spese politiche» Ai deputati tre milioni al mese e (forse) ufficio con segretario Al netto lo stipendio scenderà a circa 2 milioni e mezzo - Soltanto comunisti e pdup ne versano gran parte al partito - Restaurato un convento vicino a Montecitorio per ricavarne uffici - Impiegati pubblici verrebbero distaccati alle dipendenze dei deputati ROMA — Era un lamento pluridecennale. Due anni fa i deputati avevano addirittura approvato un ordine del giorno per invitare la presidenza della Camera a risolvere il problema: gli eletti dal popolo non ce la facevano più a tirare avanti senza l'aiuto di almeno un paio di segretari personali. Costretti a pagarsi di tasca propria soggiorni romani in albergo, affitto di uffici privati, segretarie, corrispondenza, telefonate, più le spese del collegio elettorale, i deputati sostenevano che lo stipendio (ufficialmente si chiama «indennità») non era più sufficiente. Ora il problema è in via di soluzione. Lo stipendio è stato congruamente aumentato dal 1 dicembre scorso ed è arrivato in complesso a 3.078.567 lire lorde, di cui 2.580.567 di indennità e 498.000 di rimborso spese mensile. Al netto si tratta di circa due milioni e mezzo. Va sempre ricordato che non tutti i deputati intascano integralmente il loro compenso. I comunisti, per esempio, ne versano la metà nelle casse del partito, il quale in cambio si preoccupa di coprire le spese elettorali. Anche i deputati del pdup versano gran parte dello stipendio al partito. Ma, a parte i comunisti, tutti gli altri deputati debbono preoccuparsi di curare anche i contatti individuali con i propri elettori. A quanto pare, pure questo problema è alla fine in via di soluzione. L'anno scorso la Camera ha restaurato un antico convento attiguo a Montecitorio, ricavandone piccoli uffici da destinare ai parlamentari. Quest'anno è forse arrivato il momento di far entrare i deputati in quegli uffici, in compagnia di un segretario personale. I deputati questo¬ ri Pucci (de). Caruso (pei) e Servadei (psi) hanno presentato una proposta di legge che dovrà consentire il «distacco» di impiegati dello Stato e di enti pubblici, facendoli passare alle dipendenze dei deputati per la durata di tutta la legislatura. Non è stato ancora chiarito però chi dovrà stipendiare questi ministeriali in missione a Montecitorio. La proposta di legge parlamentare propone che paghi la Presidenza del Consiglio, o la Camera dopo che sia stato però aumentato il suo bilancio. I deputati, da parte loro, sono soddisfatti solo a metà. Avevano chiesto ben due segretari a testa: uno da tenere a Roma per curare la preparazione del lavoro parlamentare, le pratiche con ministeri ed enti, e uno da tenere nella circoscrizione per mantenere i contatti con gli elettori. Con un solo segretario offerto dallo Stato, do- vranno mantenere in piedi in parte l'attuale struttura ausiliaria che comporta tante spese, sostengono in molti. Oggi un deputato deve prima di tutto affittarsi un ufficio di tasca sua. Poiché i canoni a Roma sono altissimi, molti si consorziano e dividono le spese, mettendo nel conto anche una segretaria che batte lettere e fa telefonate per due-tre deputati. Rimangono individuali naturalmente le spese postali («Arrivo anche a 50.000 lire al mese», ci confessava un deputato de) e telefoniche. La cura del collegio elettorale, necessaria per guadagnarsi il rinnovo del mandato parlamentare, è comunque la parte prevalente del lavoro delle segreterie. Chi riesce a conquistarsi la poltrona di sottosegretario in un ministero può considerarsi sistemato, perchè mette al lavoro gli uomini dell'apparato statale. Gli altri debbono pensarci da soli, a parte i comunisti. Cosi come debbono pensare da soli a procurarsi i denari per le costose campagne elettorali. L'indennità basta appena per coprire le spese correnti e per mantenere la famiglia. I soldi per le elezioni bisogna procurarseli in altro modo. C'è chi ha presidenze di enti, consulenze, è consigliere di amministrazione di banche, assicurazioni, enti ospedalieri, consorzi di bonifica, porticcioli. e questi sono i più fortunati. Nel 1978 erano una quarantina, in prevalenza de. I più piccoli debbono cercarsi dei protettori abbienti, gente disposta a scommettere su di loro. Da questa necessità ha origine il «valzer degli assegni», lo stillicidio di rivelazioni scandalistiche che periodicamente coinvolgono diversi uomini politici per denari ricevuti senza apparente giustificato motivo (e senza dichiararli al fisco) da enti pubblici o privati. Settimane or sono, fu la volta del vicesegretario della de, De Mita, che ammise di aver ricevuto 20 milioni dal presidente dell'Ina, precisando però di averli restituiti. «Di questi casi ce ne sono una infinità — mi diceva un giovane deputato de piemontese — e non possono essere considerati scandalosi». Sarebbe probabilmente vero se tutti provvedessero a inserire nelle rispettive dichiarazioni dei redditi anche queste cifre, cosa che a quanto pare non avviene quasi mai. Alberto Rapisarda
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