Computer razzista alla «Scuola Cee» di Renato Proni
Computer razzista alla «Scuola Cee» Scandalo tra i genitori a Bruxelles Computer razzista alla «Scuola Cee» BRUXELLES — Secondo il computer della scuola europea di Bruxelles, certe tribù africane gradiscono cibarsi di carne umana, bianca naturalmente. All'istituto dell'elegante quartiere di Uccie, i figli dei funzionari della Cee, dei diplomatici, dei dirigenti delle multinazionali e dei giornalisti accreditati, hanno a loro disposizione un elaboratore per un corso speciale. In questa scuola, con 4000 allievi tra i 16 e i 18 anni, il livello accademico è alto, la disciplina severa. Tuttavia, in questa scuola la sensibilità politica è così scarsa che è scoppiato lo scandalo, buffo all'apparenza, ma giudicato grave nella sostanza da molti genitori. Si deve tenere conto che l'episodio di pedagogia razzista avviene in una scuola che ha come scopo l'educazione dei futuri uomini dell'Europa unita Invece, alla scuola europea si insegna con il computer che gli africani, o almeno certe tribù del Continente Nero, mangiano carne umana. L'elaboratore elettronico non sa discernere i valori, ma chi ha progettato ed inserito il programma nell'apposita cassetta dovrebbe capirli. Il fatto è stato segnalato al portavoce della Cee, Manuel Santarelli, che ha provveduto a mettere al corrente della gaffe razzista la direzione della scuola. Il programma del computer in questione riguarda i problemi che un uomo bianco (cioè l'allievo della scuola europea) deve risolvere per attraversare il deserto e raggiungere indenne l'oasi, mentre è inseguito dai feroci pigmei africani. Succede spesso che un ragazzo si allontani dalla fonte di acqua e muoia di sete; se però, con il cammello, riposa troppo, fallisce l'esercizio perché il computer gli risponde sul video «i pigmei africani ti hanno raggiunto. Stasera, avranno il loro pasto favorito: spezzatino di carne umana e di cammello». Va da sé che i ragazzi, di fronte a questa risposta, shignazzino ed è proprio ciò che ha turbato i genitori di alcuni allievi. Renato Proni
Persone citate: Manuel Santarelli
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